mercoledì 28 novembre 2012

L’ARMATA BRANCALEONE



La Commedia narra le gesta di un prode condottiero, Brancaleone da Ronco (detto Gianni!), che riceve dalle mani di Agrimanno da Copertino un’imperiale pergamena (oggi la chiamerebbero “convenzione”), strappata dalle mani di un cavaliere caduto, Andreotto da Rovigo, con la quale si elargiva munificamente un feudo nelle terre della Trinitallia. Quivi egli avrebbe potuto sbizzarrire il proprio talento nella realizzazione di grandi e magnifiche opere, quali rotatorie, sottopassi ferroviari, passerelle pedonali, circonvallazioni, una ruota panoramica e le Dancing Fountains, che saranno riprodotte secoli dopo addirittura in un casinò di Las Vegas!!!
Il manipolo di uomini (lo spettatore ignaro non sa che tra loro si nasconde anche una donna) costituisce l’Armata Brancaleone: Brancaleone da Ronco, Agrimanno da Copertino, Tuccio da Casalnuovo, Malacrino da Florentia, Arenello da Augusta Taurinorum, Concettazzio da Termoli (che da qui saranno detti “compagni”, che ora porta bene).
Il fiero Brancaleone da Ronco guida i compagni alla conquista dei territori lontani passando attraverso mirabolanti avventure, durante le quali si registra però anche qualche perdita. Il primo è Concettazzio, che lascia il cast per i ripetuti problemi di salute (la sua parte è stata in seguito proposta a Gwyneth Paltrow, che, scelta per una precedente interpretazione en travesti di Giulietta Capuleti, si è vista costretta a rinunciare perché Canginus da Valdarno detto il Ferreo ha congelato i cachet finché non sia chiara l’entità dei trasferimenti generati dall’affluenza ai botteghini).
La Compagnia Brancaleone attraversa e sopravvive a svariati pericoli, dagli assalti delle truppe dei Voerzii, dei Sicuri, degli Arduini, agli incontri con i personaggi più incredibili, quali un principe diseredato, Miguel Josè Haccalay, che vorrebbe simulare un rapimento per dividere la ricompensa (altrimenti detta nell’idioma allora in voga "pierregiccì"), oppure come Mazzarenato il Conciliatore, che alla di guida un gruppo di fedeli promette redenzione attraverso un lungo viaggio fino al Santo Proloco Sepolcro.
Finalmente i compagni di ventura giungono nelle anelate terre della Trinitallia, ma si accorgono presto dell’inghippo: in realtà per costruire le grandi opere sarebbero state necessarie ingenti ricchezze e un accurato rilievo dell’impervio territorio. In più il condottiero Brancaleone da Ronco si ritrova a fronteggiare una inattesa rivolta popolare, in quanto secondo i nativi la ruota panoramica in programma avrebbe generato, con la sua immensa ombra, un radicale cambiamento dello straordinario e rarissimo microclima locale, con pesanti ricadute sui raccolti e di conseguenza sui valori immobiliari.
Per fortuna, come in ogni commedia, il finale è lieto: Andreotto da Rovigo in realtà non è perito, si presenta in Trinitallia con la sua armata, cattura Brancaleone e quando sta per fargli fare una brutta fine, riappare il deus ex-machina Mazzarenato il Conciliatore, il quale, con un gioco di parole incomprensibile (forse una formula magica), riesce a far confluire la compagnia Brancaleone in quella di Andreotto, dando vita all’invincibile Armata70%.
Si realizzano le incredibili e grandi opere, ponti, strade, centri commerciali, circonvallazioni, pompe di benzina e un aeroporto, e si vocifera che sarebbero attualmente al vaglio dell’Armata70% altre novità: un’allegra sagra popolare, Disneyland e uno Skydrome. L’ipotesi più accreditata è che la scelta ricada sulla sagra popolare, perché è più divertente. Su una stazione orbitante, però.

APPENDICE Non si hanno più notizie di Canginus da Valdarno detto il Ferreo. Pare che, data l’impossibilità di trovare un soldo bucato dopo le razzie dell’Armata70%, sia stato costretto ad accettare il ruolo dell’esattore di un’altra notissima pellicola: chi siete? Che cosa portate? Un fiorino!

giovedì 22 novembre 2012

GLI UOMINI-CHIAVE



Analizzando il turnover dei “volti della politica” del nostro paese ci imbattiamo in un sorprendente dèjà vu, che consola con un confortevole senso di familiarità, nella rassicurante certezza che con un voto responsabile si continui a scegliere con logica generalizzata e condivisa del "meno peggio". E da lì in avanti non occorre più vigilare.
Facciamo un ripasso per ricordarci da chi e come è stata guidata la politica alpignanese negli ultimi anni, per capire, rispetto alle “manovre di palazzo”, se sia possibile prevedere il futuro.
LEGISLATURA 1995-1999
Sindaco: Giuseppe Accalai
Vice-sindaco: Giovanni Agrimano (I.D.S.)
Assessori: Tesio (I.D.S.), Stoppa (P.D.S.), Malacrino, Liccardi (P.D.S.), Iguera - poi sostituito da Pasqualino (P.R.C.) nel 1998
Consiglieri: Giordano (P.D.S.) – poi sostituito da Moriondo nel 1996 -, Salerno (P.D.S.), Palmieri (P.D.S.) - poi sostituito da Baldi nel 1999 -, Fania (P.D.S.) – poi sostituita da Cortese nel 1996 -, Arduino (P.D.S.) – poi sostituito da Ferraiuolo nel 1996, Cristante (P.D.S.), Favorito (P.D.S.), Tassi (I.D.S.) – poi sostituito da Conti (I.D.S.) nel 1996, poi sostituito da Leonardi nel 1998, Deceglie (I.D.S.), Merenda (I.D.S.), Bontà (Patto dei democratici), Granero, Tavella (F.I.), Cairoli (F.I.), Borracino (F.I.), Margaglia (A.N.), Tucci (Uniti per Alpignano), Bellagarda (P.R.C.), Garavagna (Lega Nord)
Presidente del Consiglio: Bartolomeo Deceglie
LEGISLATURA 1999-2004
Sindaco: Giuseppe Accalai (sfiduciato nel 2003)
Vice-sindaco: Gianni Da Ronco (Alpignano per l’Ulivo) - poi sostituito da Mario Boaglio nel 2002 -
Assessori: Petrelli, Emili (P.R.C.) – dimissionaria 10/2003 - , Malacrino, Liccardi - dimissionario 5/2003, poi rinominato, Colombi, Zio – dimissionaria 10/2003
Consiglieri: Castelli (F.I.), Mazza (D.S.), Palmieri (D.S.), Morabito (D.S.), Favorito (D.S.), Scaglione (D.S.), Cerrone (D.S.), Conti (D.S.), Deceglie (D.S.), Gentile (F.I.), Tavella (F.I.), Iguera (Alpignano per l’Ulivo) – poi sostituito da Paiuzza nel 2002 -, Pizzolato (Alpignano per l’Ulivo), De Filippis (A.N.), Agrimano (Verdi per l’Ulivo), Merenda (Democratici per l’Ulivo), Tarulli (Lega Nord), Cairoli (Rinnovamento democratico per Alpignano), Gallo (P.R.C.) – poi sostituito da Modica nel 1999, Fazzari (Comunisti Italiani)
Presidente del Consiglio: Antonio Cerrone
LEGISLATURA 2004-2007
Sindaco: Gianluca Pinzi (deceduto nel 2006)
Vice-sindaco: Sergio Andreotti (D.S.)
Assessori: Bongera, Morra di Cella, Stoppa (D.S.), Cenedella (Rifondazione comunista) - poi sostituito da Modica nel 2005 -, Ferraiuolo, Franzò (Margherita)
Consiglieri: Conti (D.S.), Lo Tufo (D.S.), Arenella (D.S.), Voerzio (D.S.), Del Passo (D.S.), Bergese (Margherita) Cocola (Margherita), Merenda (Margherita) – poi sostituito da Cora nel 2005, Agrimano (Verdi), Canola (Verdi) – poi sostituito da Ramello nel 2005 -, Modica (Rifondazione Comunista) - poi sostituito da Cenedella nel 2005, poi sostituito dal Carlevaris nel 2006, Liccardi (Alpignano città amica), Mazza (Alpignano città amica), Favorito (Alpignano città amica), Cairoli (S.D.I.), Margaglia (A.N.), De Pillo (A.N.), Gentile (F.I.), Balma (F.I.)
Presidente del Consiglio: Giovanni Agrimano
LEGISLATURA 2007-2012
Sindaco: Sergio Andreotti (sfiduciato nel 2011)
Vice-sindaco: Elisa Franzò – poi sostituita da Giovanni Modica nel 2008
Assessori: Modica (A sinistra di Alpignano), Stoppa (Partecipazione e rinnovamento con Andreotti), Bongera (l’Ulivo con Andreotti), Morra di Cella (l’Ulivo con Andreotti), Tromby (I.D.V.), Cairoli (S.D.I.). Si dimettono nel 2008 Cairoli, Stoppa e Morra di Cella. Vengono nominati Voerzio (P.D.), Venieri (P.S.E.), Moro (P.S.I.). Si dimettono Venieri e Moro e vengono nominati Ferraiuolo, Mazza, Treccarichi
Consiglieri: Mazza (l’Ulivo con Andreotti) – poi sostituito da Fornasier nel 2008, Simondi (l’Ulivo con Andreotti), Voerzio (l’Ulivo con Andreotti) – poi sostituito da Severino nel 2008 – Vecchi (l’Ulivo con Andreotti), Lo Tufo (l’Ulivo con Andreotti), Conti (l’Ulivo con Andreotti), Giordano (l’Ulivo con Andreotti) – poi sostituita da D’Agostino nel 2009, Arenella (l’Ulivo con Andreotti), Ferraiuolo (Partecipazione e rinnovamento con Andreotti) – poi sostituita da Vigneti nel 2008 -, Calvi (I.D.V.), Paladino (S.D.I.), Amico (A sinistra di Alpignano) – poi sostituito da Carlevaris nel 2010 -, Bontà (F.I.), Borraccino – poi sostituito da Botto nel 2008 -, Siesto (F.I.), Oliva (F.I.), Margaglia (A.N.) – poi sostituito da De Pillo nel 2008 -, Accalai, Favorito (Alpignano città amica con Accalai), Muraca (Alpignano Democratica) – poi sostituito da Da Ronco nel 2011
Presidente del Consiglio: Giovanna Ferraiuolo – poi sostituita da Pasquale Lo Tufo nel 2008
LEGISLATURA 2011-2016
Sindaco: Gianni Da Ronco
Vice-sindaco: Giovanni Agrimano
Assessori: Arenella, Zio, Tucci, Malacrino, Agrimano
Consiglieri: Favorito (S.E.L.), Andrini (S.E.L.), Pani (S.E.L.), Oria (S.E.L.), Scaglione (S.E.L.), Bersagli (S.E.L.), Grillo (S.E.L.), Pacchiardo (Alpignano Democratica), Pinsoglio (Alpignano Democratica), Grandi (Alpignano Democratica), Mazza (P.D.), Voerzio (P.D.), Arduino (P.D.), Giacomino (P.D.), Del Bel Belluz (Alpignano SiCura), Siesto (P.D.L.)
Presidente del Consiglio: Giovanni Favorito

Un'allucinazione collettiva ha permesso di riconsegnare la città alle figure-chiave, che hanno immobilizzato il bilancio di Alpignano con alcuni pesi morti quali la piscina comunale, il Movicentro e il Palasport, concentrandovi tutte le politiche di rinnovamento della città - e le risorse. Forse nella speranza che le brame di grandezza che portano alla dilapidazione delle pubbliche risorse si riversino sul nuovo Piano Regolatore.

venerdì 16 novembre 2012

HYPERPARTISANSHIP


Il pubblico appello del Sindaco a votare alla Primarie per il suo candidato preferito rappresenta in pieno una delle debolezze della nostra democrazia, ovvero l’incapacità di superare, una volta assunta una carica istituzionale rappresentativa, i limiti della partitocrazia.
Diventato Sindaco, un candidato, seppur sostenuto da un partito, diventa riferimento per tutta la città e per tutti i cittadini e dovrebbe lasciare ai soli Consiglieri il compito di parlare in nome del partito che rappresentano.
Come “tifoso di Alpignano”, come egli stesso si definisce sul suo blog, il nostro Sindaco avrebbe dovuto limitarsi a invitare i cittadini a prendere parte con coscienza all’evento, senza però indicare per chi batte il proprio cuore. Anche se tutti lo sappiamo, che esiste un partito di caratura nazionale nell’apparato di sostegno del nostro sindaco, vorremmo pensare di essere liberi di scegliere.
Fare leva quindi sul senso di partecipazione a un evento collettivo, sul senso del dovere di cittadini, che ancora non è il voto ma è una dimostrazione di attenzione a ciò che succede sulla scena pubblica, potrebbe essere il suo compito, magari incoraggiato e supportato dalla seconda carica del paese, il Presidente del Consiglio.
Ma, così come nella scelta degli Assessori, è difficile condonare i debiti di partito, anche nella scelta del candidato che rappresenti il centro sinistra alle prossime elezioni nazionali è arduo potersi astenere dal prendere posizione.
Proponiamo a questo punto che siano illustrati gli intenti e le figure di tutti e 5 i candidati, perché dovendo rappresentare tutti la stessa coalizione, che potrebbe guidare il futuro del nostro paese in una fase di profonda trasformazione sociale, economica, produttiva, le seppur piccole differenze quanto peso potrebbero avere?
Se il peso è grosso, significa che, sulla scorta di quanto già espresso nel post della settimana scorsa, potrebbero esserci grossi problemi di governabilità. 
Se il peso è piccolo, allora non ci pare il caso di spellarsi così tanto le mani. Meglio usarle per la nostra povera città.

venerdì 9 novembre 2012

UN CENTROSINISTRA SI E NO TAV



Se è ormai da mesi che le voci di corridoio danno per certo un riavvicinamento dei partiti della sinistra alpignanese, solo ultimamente gli organi di stampa stanno portando in evidenza le “manovre” (qualcuno le chiama “prove tecniche”), che dovrebbero determinare le compagini che si presenteranno alle prossime elezioni amministrative.
Stiamo parlando del 2016. Intanto il paese continua a languire placidamente sotto gli implacabili colpi di tagli, causati non da un governo centrale crudele e dissennato, ma da un impoverimento generale dato da decenni di progetti politici deboli e autoreferenziali e da opere pubbliche ad andamento casuale.
Poco niente si dice rispetto ai rischi che sta correndo il nostro paese, in cui un’amministrazione e la sua controparte inseguono la loro ossessione, senza accorgersi che nel frattempo i segnali più importanti da recepire indicherebbero la necessità di occuparsi del paese, bene e in fretta, inaugurando un nuovo corso per l’amministrazione della cosa pubblica, dato che le cose non saranno mai più come prima.
Fatto 100 il tempo a disposizione per lavorare sulla città, quanto è il tempo speso per consolidare o costruire le alleanze di un futuro immaginario, e quanto il tempo speso a rompersi la testa per farsi venire idee nuove per affrontare sfide sempre più difficili?
è dal giorno dell’approvazione del bilancio 2012 che gli osservatori stanno riportando continue smentite (del Sindaco il primis) e timidi corteggiamenti, ma con tutta evidenza le basi su cui colloquiare sono state poste ben prima.
Secondo il nostro modo di vedere le cose, invece, bisognerebbe impiegare la totalità del tempo disponibile, che è sempre poco, per governare, mantenendo il consenso sulla base delle proprie capacità e competenze, sulla base dei risultati raggiunti nei 5 anni di mandato, e non in base a strategie pre-elettorali, che sconvolgono gli equilibri determinati dagli elettori.
Ma per una coalizione che ha uno share di appena il 13%, addirittura inferiore al nostro, riconosciamo che qualcuno possa avere, oltre alla preoccupazione del consenso, capricci di regia.
Se l’unità del centro sinistra a qualcuno pare fragile per problemi personali, esiste però un tema che dividerebbe realmente la stessa compagine di sinistra, qualora si arrivasse al miracolo della riunificazione, ovvero la realizzazione della linea ad Alta Velocità.
Si sa che il Partito Democratico è sempre stato un sostenitore della realizzazione della linea, mentre l’esponente di Sel ha dichiarato di esserne contrario. Che cosa racchiuderà al suo interno, se dovesse chiudersi, questo cerchio magico? A nostro avviso, una coalizione eterogenea con grosse difficoltà a governare, il cui programma avrà come slogan “si e no Tav”.
Per non sbagliare, si tenta di validare una cosa e contemporaneamente il suo contrario, in modo da lasciarsi sempre aperte tutte le possibilità, come quelli che in auto viaggiano a cavallo delle striscia, per vedere quale corsia è più libera, per non far superare quelli che dietro rispettosamente seguono il loro corso, in modo da potersi spostare, opportunamente, sulla scia più veloce.

giovedì 1 novembre 2012

TERRA MADRE E' MULTI-NAZIONALE


L’appena conclusasi manifestazione di Terra Madre ci permette di richiamare l’attenzione su uno dei temi che hanno caratterizzato una delle nostre più vivaci, convinte e ancora aperte prese di posizione, quello delle mense scolastiche.
Scrive la segreteria del Sindaco, sulla pagina dell’ultimo numero del giornalino comunale, dedicata all’iniziativa di Terra madre: “da sempre Slow Food si è schierato per i piaceri della tavola e il buon cibo e ha difeso le culture locali di fronte alla crescente omogeneizzazione imposta dalle logiche cosiddette moderne di produzione, distribuzione ed economia di scala”.
Alla serata di presentazione di Terra Madre ad Alpignano l’Assessore alle Politiche del territorio ricorda quanto sia fondamentale il contenimento degli sprechi, intento nobilissimo ma che fino ad ora non ha avuto un riscontro oggettivo, nel momento in cui ad esempio si volessero recuperare gli avanzi delle mense scolastiche e soprattutto dei dipendenti comunali.
Ecco, tutte queste parole sacrosante scritte e pronunciate dai nostri amministratori e dal loro leader di riferimento (che dichiara che Terra Madre è “una manifestazione che è un inno alla difesa del territorio, al riconoscimento del lavoro dell’uomo”) sembrerebbero abbastanza in linea con la nostra posizione, ovvero considerare fuori luogo il rinnovo dell’appalto delle mense scolastiche proprio a una multinazionale, soprattutto alla luce di tutta questa “voglia di sinistra”, che è stata registrata durante la visita del candidato di Sel alle primarie.
Anche di fronte a una esigenza importante come quella di non aumentare i costi, ci si sarebbe dovuti porre il problema di un’alternativa, che non necessariamente avrebbe significato aumentare le tariffe, ma cambiare strada, cercando di redistribuire le risorse in modo diretto sul territorio e facendo mangiare meglio i bambini.
La domanda a cui bisogna rispondere è: una multinazionale, se mantiene bloccato il prezzo di un servizio per 10 anni, che cosa comprimerà? I profitti? La sicurezza? Le retribuzioni? Il numero di addetti? Il costo degli approvvigionamenti?
Al di là degli scandali in cui è coinvolta, su cui è sufficiente interrogare un motore di ricerca (intossicazioni di migliaia di persone, sfruttamento dei lavoratori, strani appalti), la Sodexo rispetta criteri di qualità che non necessariamente coincidono con quelli identificati nella filosofia che ispira certe iniziative, quali ad esempio proprio quelli contenuti nel recente progetto educativo proposto da Slow food per le mense scolastiche, European school for healthy food - Slow Food a mensa.
Ma allora, perché rinnovare l’appalto alla multinazionale Sodexo fino al 2018, quando ci sarebbe stata finalmente, per un governo sempre più di sinistra, la possibilità di dare vita a un progetto alternativo, DIMOSTRANDO UN PO' PIU' DI COERENZA?
Alla luce di queste ulteriori prove ci viene da pensare che chi ha preso questa decisione sia stato veramente in conflitto con se stesso, addirittura nel momento in cui si è trovato a dover forzare le regole del gioco, con una ripetizione dell’appalto molto discutibile, comportamento recentemente “stigmatizzato” dall’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici, in quanto “non in linea con la normativa” vigente.
Immaginiamo possibili risposte a questo quesito: o la politica cavalca le mode del momento, senza aderirvi nella pratica, ma contando sull’appeal di temi quali la sostenibilità, l’ecologia, l’attenzione al proprio territorio, su un elettorato sensibile, che però non ha il tempo di approfondire tutto ciò che sta dietro le quinte; oppure la politica, pur aderendo completamente a queste filosofie di pensiero, non è capace di cambiare realmente abitudini, spesso per mancanza di idee, più per leggerezza che per cattiva fede; oppure la politica non è libera di scegliere, per condizionamenti che non ci è dato sapere.