"Il mio dovere è di avvertirti che se quello che tu dici
adesso non è vero, la mia assoluzione non ha alcun valore
... sai che cosa ti aspetta se tu mi inganni?
"Che cosa?"
"La dannazione."
Alberto MORAVIA, Il conformista, 1951, p. 108 ed. Bompiani
Ci sono certi temi che non devono spaventare, e soprattutto non devono dividere.
Ci siamo resi conto che il post della settimana scorsa ha dato luogo a diversi fraintendimenti e molte strumentalizzazioni, perché quando si infrangono i tabù non tutti sono preparati e si preferisce stravolgere il senso che chi scrive vorrebbe dare al proprio contributo, piuttosto che aggiornare le proprie riflessioni.
E quindi c'è chi strumentalizza l'occasione per mettere in evidenza inesistenti attacchi alla religione cattolica (e poi siamo noi i fomentatori...), c'è chi si preoccupa solo di attriti all'interno di partiti che devono misurare la coerenza dei propri manifesti con le persone che li compongono, e c'è chi invece confonde la riflessione con una presa di posizione personale contro qualcuno o contro qualcosa.
In realtà il vero movente dell'articolo della settimana scorsa sta nella domanda finale: stiamo ancora rispettando i principi per cui nascono le scuole parificate (che siano laiche o confessionali non fa differenza), oppure sono un rifugio per famiglie che pensano di salvaguardare i propri figli dalle differenze, che sono la caratteristica della scuola pubblica?
Un pubblico amministratore che continui a reiterare le stesse procedure, senza sottoporle continuamente a verifica, rischia di far perdere identità al proprio operato e ci sono alcune questioni troppo importanti per non essere ridiscusse nella loro essenza. La scuola è una di queste.
Desidero pubblicare per questa settimana la lettera che Gianni Brignolo, coordinatore di Alpignano SiCura, ha scritto, in sintonia con alcune discussioni condivise sullo stato di fatto e il destino della scuola pubblica non solo locale, ma "ministeriale". Siccome la scuola dell'obbligo dovrebbe essere il luogo
in cui si formano la cultura individuale e la vita di relazione, solo se arricchita dalla straordinaria articolazione sociale che caratterizza l'istituzione pubblica, si recupera il giusto valore di questa esperienza. Se vogliamo migliorare la società dobbiamo porci il problema se ridare centralità alla scuola pubblica.
"Il post [...] offre ampi spazi alla
discussione.
Lasciamo da parte le facili polemiche del tipo scuola privata =
scuola confessionale. Oggi non è nemmeno più così e spesso chi sceglie la scuola
privata non lo fa nemmeno più per scegliere una sorta di modello
educativo. Basterebbe guardare quanti asili privati sono nati nelle nostre
città. La maggior parte di questi non sono tenuti da enti religiosi o
confessionali.
Il problema sollevato è giusto, condivisibile e se vogliamo
una Italia (o Alpignano) migliore da lì dobbiamo partire, senza paure, senza
preconcetti, senza divisioni ideologiche.
La provocazione è giusta!
Un'amministrazione (ma qualsiasi cittadino) per sua scelta deve credere e fare di
tutto per rispettare la costituzione, perchè crede che l'istruzione sia un
valore aggiunto, perchè crede che educare alla "pluralità" e all'inclusione sia
l'unica via per dare alle nuove generazioni grandi e grosse prospettive.
Noi
dobbiamo finanziare ed esigere una scuola laica, pluralista e
liberale, indipendentemente da chi la dirigerà, meglio se un ente
pubblico.
Dobbiamo quindi chiederci, prima ancora di come destinare delle
somme, se la scuola e l'istruzione sono per noi fondamentali. Poi allora ci
chiediamo quale scuola vogliamo sostenere, quali obiettivi vogliamo raggiungere,
quali priorità dare alla scuola e allora quali risorse siamo disponibili ad
assegnare.
Il problema è però ancora più profondo, perchè per fare
questo tipo di scelta ci vogliono amministratori con le idee chiare su quelli
che sono i propri obiettivi e con la ferma convinzione che una nuova visione
della nostra società parta dalla scuola, prima ancora che luogo in cui fornisco
delle nozioni, luogo dove educo a un modo di essere, a un modo di affrontare
la vita di domani.
Parlare solo di somme da destinare alle strutture, seppur
importante, è riduttivo.
Una somma può essere tanto, poco o troppo,
bisogna vedere a che cosa si riferisce, che cosa si vuole ottenere con i soldi
stanziati.
Vi inviterei a riflettere su una frase sentita a un convegno da
parte di una responsabile del Provveditorato della zona di Mondovì, ove si
asserisce che spesso le somme stanziate per le scuole dalle amministrazioni sono
persino abbondanti, il problema è che vengono sprecate in situazioni che non
hanno nessuna valenza per la scuola stessa. Mi piacerebbe riportarvi anche
altro, ma sarebbe troppo lungo.
Spesso invece si danno delle risorse senza
aver chiaro l'obiettivo che si vuole raggiungere.
Sarebbe opportuno che un'amministrazione avesse la forza e la capacità di far sedere intorno allo stesso
tavolo dirigenti scolastici, rappresentanti degli insegnanti, dei genitori con un
patto che sia chiaro: io investo, ma voi investite (non necessariamente in
denaro) insieme a me! Mettere soldi nelle strutture è importante ma non basta.
Ci vuole coraggio, voglia di rischiare per una causa giusta! Ci vuole una scuola
che metta al centro gli studenti.
Ci vogliono strutture adeguate, ma
ci vogliono docenti preparati, appassionati, attenti, progetti
scolastici coinvolgenti, obiettivi e situazioni adeguati ai bambini e ai
ragazzi di oggi, che parlino al territorio, al mondo del lavoro,
contestualizzate, capaci di interpretare i segni e i sogni dei ragazzi. La
sola buona volontà dell'amministrazione non basta anche se è fondamentale. Si
direbbe in gergo matematico CONDIZIONE NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE. Qui ad
Alpignano, siamo ancora un passo indietro. Ci preoccupiamo solamente di fare
investimenti per non avere responsabilità o perchè si è sempre fatto
così. Una amministrazione DEVE sostenere la scuola pubblica, ma deve
avere il coraggio di imporre in forza della costituzione un patto che
è molto semplice: io investo perchè credo nella scuola pubblica, ma esigo che ai
miei investimenti ci sia una risposta altrettanto forte da tutte le componenti
che compongono la scuola. Ognuno deve mettere al primo posto i bambini perchè
solo così costruiremo una società migliore: qui invece abbiamo un'amministrazione che cerca di spendere il minimo indispensabile per non avere
denunce, una dirigenza che si preoccupa anch'essa di non avere denunce,
ingabbiata in formalismi, regole, burocrazia un corpo insegnanti che non
vuole essere giudicato e per tanto impegnato a rispettare le formalità imposte
dal ministero in modo da non accollarsi nessuna responsabilità, il personale ATA
a cui interessa mantenere il proprio ruolo indipendentemenete che sia necessario
oppure no, i genitori a cui preme che i propri figli stiano a scuola il più
possibile, senza chiedersi in che modo venga impegnato il loro tempo, che
spesso si preoccupano solamente che si abbia un risultato scolastico
possibilmente migliore di quello dei propri parenti più stretti o che
si sia svolto sulla carta un programma più corposo rispetto a quello
dei figli dei propri colleghi di lavoro, indipendentemete sull'efficacia di
quanto appreso.
E I BAMBINI? LE LORO ESIGENZE, LA SCUOLA CHE IMPLEMENTA,
CHE INTEGRA, CHE INTERESSA, CHE INTERAGISCE, CHE SCOPRE, CHE ESCE DAL SUO
GUSCIO ... UNA SCUOLA A COLORI, CHE VIVE I CORTILI ANCHE FUORI ORARIO SCOLASTICO,
CHE INTERAGISCE CON IL TERRITORIO, CON I LABORATORI, CON LA TECNOLOGIA, CON IL
MONDO DEL LAVORO ... CHE SI INCURIOSISCE, CHE FA CRESCERE LE
DIVERSITA'?
In questo vorrei l'impegno di una Amministrazione Pubblica.
Non è una questione di finanziamento. Mi piacerebbe che un genitore di fronte a
una scuola privata che magari gode anche di maggiori finanziamenti (non
necessariamente dall'ente Pubblico) sceglie per il proprio figlio una
scuola pubblica perchè migliore, non tanto (o non solo) nei mezzi, ma
nelle idee, nei metodi, negli obiettivi. Ecco dove ritrovo i concetti di
"laico" e "liberale". Una scuola pubblica che goda delle migliore risorse: ma le
migliori risorse non sono solo le somme in denaro, ma anche
preparazione degli insegnanti, interesse, efficacia, efficienza, sinergia,
diversità, interesse, curisosità, e anche nozioni e regole di vita. Se la
mettiamo solo in una sorta di ridistribuzione di risorse affrontiamo solo una
parte del problema. La competitività della Scuola Pubblica deve partire
direttamente dalla capacità, dalla passione e dal coraggio degli attori e solo
dopo dalle risorse.
Io ho le netta sensazione che questa amministrazione non
abbia assolutamente i "numeri" per concepire e affrontare una battaglia di
questo tipo. [...] Magari il tema del finanziamento alla scuola privata
potrebbe essere il presupposto per incominciare a credere (ma anche a esigere)
in una scuola pubblica migliore, anche a partire dal suo finanziamento,
dove forse si può intervenire politicamente in modo più immediato. Un punto
da cui partire bisognerà pure trovarlo, anche se non è il più importante!"