giovedì 26 settembre 2013

SIAMO TUTTI POLITICI

Questa settimana interviene Gianni Brignolo, coordinatore di Alpignano SiCura, per richiamare l'attenzione sul senso civico della partecipazione, partendo proprio dall'episodio che ha coinvolto i residenti della zona del passaggio a livello, che si sono mobilitati per avere delle risposte chiare sulle scelte dell'amministrazione.


Alcune vicende, che stanno interessando la nostra cittadina in questi mesi, e alcuni avvenimenti, che hanno riguardato Alpignano SiCura, mi hanno fatto tornare all’atmosfera della campagna pre-elettorale di due anni fa, facendomi rivivere la piacevole sensazione del contatto con la gente, la discussione dei problemi, la possibilità di cercare una soluzione insieme, il bello della condivisione delle opinioni diverse, anche della critica. Ho ritrovato la politica sana, quella del quotidiano, fatta di problemi da risolvere e di sfide da affrontare.

Ho anche provato orgoglio e un piccolo senso di autogratificazione (sono peccati di presunzione) quando qualcuno ha riconosciuto la passione e la competenza (oltre che la correttezza politica) con cui una piccola lista civica sta mantenendo il patto, non solo con il suo elettorato, ma con l’intera città, indipendentemente dal sostegno che ne ha avuto. 

Già, ma quale era in fondo questo “patto”?

Noi abbiamo provato a metterci in gioco e a rappresentare un nuovo modo di far politica, impegnandoci per un mandato con passione e competenza (per quanto possibile), chiedendo in cambio non tanto un mandato in bianco, ma di partecipare a un nuovo progetto civico.

Se non pensiamo che la politica e il governo di una città debbano essere necessariamente partecipati (non solo il bilancio, ma tutto il progetto), non cambieremo mai le regole del gioco e non potremo che essere delusi e vivere un senso di disprezzo e di nausea nei confronti della politica.

Partecipare al governo della città vuol dire sperare di non sentirsi più dire che i cittadini non si occupano di politica perché la cosa non gli interessa, perché non hanno tempo, perché hanno altri problemi più importanti, perché “tanto non cambia mai nulla”. La stessa parola “politica” – polis - ci invita a occuparci della città in cui viviamo.

La politica spero e credo che sia qualcosa di diverso da una delega in bianco per la quale, assolto il mio dovere di cittadino votante, per un’intera legislatura mi dimentico della mia città e dell’operato di chi la rappresenta, salvo poi indignarmi o alzare la voce quando qualcosa non funziona fuori dalla porta di casa mia, dando la colpa alla politica che non ha fatto nulla.

In questo modo si instaura, anzi, si foraggia un meccanismo perverso, che è proprio l’antipolitica che tutti condanniamo, una sorta di favoritismo, un mix fra collusione e corruzione psicologica (parole che tanto ci indignano ma che inconsciamente sosteniamo) per il quale dietro la promessa della risoluzione di un problema c’è il riconoscimento del voto alle prossime elezioni, o viceversa dietro la risoluzione c’è la richiesta di un voto alle prossime elezioni. Un meccanismo che tutti siamo pronti a mettere all’indice, salvo poi utilizzarlo quando ci troviamo in una situazione che ci riguarda in prima persona. Nessuno escluso.

Per noi la politica funziona in un altro modo: i cittadini “partecipano” attivamente alla vita del proprio paese. Chiedono conto ai loro rappresentanti dell’andamento del progetto che hanno sostenuto, partecipano ai consigli comunali, si informano dai giornali, dai siti delle forze politiche locali, interrogano con le mail, leggono le comunicazioni che arrivano a casa,  se è del caso telefonano o fermano per strada i loro rappresentanti, vanno alle riunioni dei partiti, insomma si informano, domandano, propongono e al contempo si indignano e chiedono conto. Una politica sana è quella dove i cittadini esigono in prima persona e sono desiderosi di essere protagonisti e partecipi della propria città, senza aspettare di essere chiamati al voto. E non è un tifo incondizionato, qualsiasi cosa accada.

Ma chi di noi si farebbe costruire casa da un’impresa secondo la promessa di un progetto sulla carta senza in alcun modo interessarsi di cosa sta succedendo durante il corso dei lavori e con la pretesa di venir informati dal costruttore o dal progettista dall’andamento dei lavori e rimandando la valutazione complessiva solo al fine del contratto? Spesso sono i proprietari i primi controllori dell’operato, che esigono di prendere parte all’opera, vigilando e informandosi sul rispetto dei tempi di consegna, sulla sicurezza, sulle decisioni di fondo.

Volendo esagerare un po’, perché per la casa nostra sì e per la nostra città no? In fondo la città non è casa nostra?

I politici possiamo essere noi, se lo vogliamo.

Quest’andazzo, per il quale un qualcosa che è di tutti non è di nessuno - e quindi si è autorizzati a rimanerne fuori – sta mostrando i suoi danni. è illogico il pensiero per il quale delegando qualcuno posso non interessarmi più della mia città, chiedendone solamente conto. è illogico pensare che, pagando le tasse (e anche non pagandole), in modo automatico posso esigere dei servizi senza impegnarmi, affinché gli stessi siano efficienti. Dirò di più: è anticostituzionale. Certo, spesso scomodiamo la costituzione solo quando sono messi a rischio i nostri diritti. E i nostri doveri? Perché non scendiamo in piazza a protestare perché i cittadini (ognuno di noi) non rispetta i propri doveri? Leggo fra i Principi Fondamentali della costituzione, all’art.4

“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Pensiamo allora di smetterla di delegare in bianco, perché spesso quando i cittadini tendono a non occupare i ruoli sociali, questi vengono carpiti dal primo che passa, indipendentemente dalle sue competenze, quando a volte addirittura da chi intravvede degli interessi personali.

Noi non vorremmo risolvere i singoli problemi che i cittadini ci offrono, per poi richiederne a ricompensa il loro voto. Vorremmo invece risolvere i problemi e costruire delle opportunità insieme a loro, dove proprio i singoli cittadini sono promotori, suggeritori, critici; senza doverli “stanare” dalla loro case.

Non possiamo pensare che i cittadini vivano la propria città come semplici utenti o fruitori di servizi creati ad hoc dai rappresentanti eletti; non possiamo pensare a cittadini, che sono solo consumatori della città e giudicano “una buona politica” quando i politici sono stati in grado di risolvere problemi individuali.

Se vogliamo cambiare la politica che tutti rigettano, quella dei favori, se vogliamo cercare di cambiare qualcosa nella nostra città, che non cambia mai, dobbiamo partire da noi stessi, mettendoci in gioco con coraggio! Noi ci siamo, mantenendo fede alle promesse che avevamo fatto.

In fondo noi di Alpignano SiCura, che abbiamo scelto di metterci in gioco, dedicando tempo ed energie, non abbiamo scelto i partiti, siamo usciti dalla logica delle tifoserie e abbiamo deciso di andare fino in fondo, per verificare se “la politica dei marpioni” abbia davvero occupato ogni spazio della vita pubblica.

mercoledì 18 settembre 2013

RICAPITOLANDO... (ovvero cronistoria di un passaggio a livello)



Ora che la vicenda della chiusura del passaggio a livello è diventata politicamente allettante, dato che quando si mobilita la cittadinanza può far piacere ai partiti mettere la propria bandierina su un nuovo territorio di conquista, mi pare importante ricordare a tutti che Alpignano SiCura ha iniziato, per prima, a cogliere rischi e aporie di questa rincorsa ai soldi delle Ferrovie senza aver chiaro che cosa fare. Anche se oggi, a distanza di circa un anno e mezzo, da quel 17 maggio 2012 in cui si approvò la Convenzione, di tempo alla fine ce ne sarebbe pure stato, per decidere e iniziare a lavorare.
Ma iniziamo dall’inizio, ovvero appunto dal 17 maggio 2012, quando compare sui tavoli del Consiglio la delibera di recepimento della Convenzione tra il Comune di Alpignano e R.F.I., con la quale R.F.I. avrebbe erogato un contributo di 2.800.000 euro per coprire i costi delle opere di compensazione, che il Comune avrebbe dovuto realizzare a causa della chiusura del passaggio a livello di Via Verdi. In quella occasione riconobbi alla maggioranza il merito di aver riaperto la discussione sull’argomento, ma feci notare che forse prima di procedere sarebbe stato importante avere uno studio di fattibilità e un piano del traffico. Per dimostrare che il problema era ancora aperto, anziché votare contro, tuttavia, scelsi l’astensione, anche perché la mattina stessa era uscito su “La Valsusa” un articolo in cui l’Assessore ai LL. PP. dichiarava di voler “coinvolgere la Commissione tecnica per la programmazione dei lavori”, commissione di cui io stessa faccio parte e che poteva essere il luogo idoneo per colmare le lacune.
Ma la Commissione non è mai stata convocata, a quello scopo.
Esprimere le mie perplessità in Consiglio, mi costò, da parte del consigliere di maggioranza Pani, una forte critica personale. Il consigliere si chiedeva in particolare come potevo aver avuto la pretesa di fare il Sindaco di questa città, non sapendo prendere una decisione.
Era quasi un anno e mezzo fa. Le decisioni, abbiamo visto, sono da prendere ancora oggi.
La convenzione passò all’unanimità della maggioranza e raccolse il voto favorevole dei Consiglieri di opposizione Mazza e Giacomino del Pd, il voto contrario del Consigliere Arduino del Pd. I Consiglieri Voerzio e Siesto erano assenti.
Della questione si occuparono i giornali subito dopo il Consiglio. Luna Nuova del 22 maggio 2012 riportò un’importante dichiarazione dell’Assessore ai LL. PP. sull’organizzazione dei lavori: “prima ci sarà l’adeguamento del sottopasso di Via Pietre, poi la soppressione del passaggio a livello di Via Verdi”.
Ma siccome di questi lavori di via Pietre non si vedeva l’avvio e nessuno ne chiedeva conto, iniziai a riprendere l’argomento attraverso il nostro blog, il 29 agosto 2012 (Non è un paese per biciclette) e il 5 settembre 2012 (Sottopassi e sottintesi).
Il colpo di scena avviene nel Consiglio Comunale del 27 novembre 2012: la Convenzione è da riapprovare. Sei mesi e mezzo buttati, per una questione burocratica, insieme ai 3000 euro di spesa (certo, ben poca cosa di fronte ai 2.800.000) per il Consiglio di maggio, convocato ad hoc per la Convenzione.
Però nel frattempo qualcosa cambia nella compagine dell’opposizione, che esprime unanimemente il voto contrario (unico assente, nei banchi dell’opposizione, il Consigliere Mazza).
Un aspetto importante viene fuori da questo Consiglio: che si svolga un consiglio comunale aperto per discutere con i residenti della zona, che nel frattempo hanno iniziato a chiedersi che cosa stesse combinando l’Amministrazione. Ma anche di questa iniziativa, ovviamente, non se ne è più fatto nulla.
La vicenda della Convenzione con R.F.I. inizia a diventare talmente piena di implicazioni, di contraddizioni, di goffaggine, da suggerire la fortunata satira politica de L’Armata Brancaleone, pubblicata sul nostro blog il 28 novembre 2012.
Successivamente, in data 8 dicembre 2012, Alpignano SiCura scende in piazza per informare la popolazione di alcuni fatti, tra cui proprio la chiusura annunciata del passaggio a livello, con un volantino dal titolo Lo sapevate?, anticipato sul blog in data 6 dicembre.
Per mesi intanto chiediamo agli uffici comunali la data di firma della Convenzione, perché da quella data sarebbe iniziato il conto alla rovescia, per la chiusura del passaggio a livello e per la consegna del sottopasso di Via Pietre rimesso a nuovo. Nel Consiglio Comunale del 28 febbraio 2013 chiediamo spiegazioni sul perché non ci vengano consegnati gli atti, ma ancora la fatidica data non ci viene comunicata.
A quel punto, il 29 aprile 2013 presentiamo un’interrogazione per conoscere esplicitamente la data della firma della convenzione, che scopriamo avvenuta il 25 gennaio 2013: da qui sappiamo che il 25 luglio sarebbe stato chiuso il passaggio a livello. L’assessore assicura anche che il sottopasso sarebbe stato pronto per quella data.
Immediatamente, il 4 maggio 2013, distribuiamo in piazza un nuovo volantino, intitolato Stiamo ancora aspettando…, con cui informiamo i cittadini che il sottopasso di Via Pietre è in ritardo e la promessa assemblea pubblica non si è svolta (lo travate sul blog in data 7 maggio 2013).
Ma le cose non finiscono qui: dato che la nostra attività divulgativa nel frattempo ha dato non pochi grattacapi all’amministrazione, arriva il più fastidioso degli attacchi personali ricevuti. L’Assessore, che non ha mai voluto metterlo a verbale, mi ha accusata di essere una “fomentatrice”, tanto che in un clima così surriscaldato - nemmeno si parlasse di TAV - qualcuno avrebbe potuto anche commettere azioni violente nei suoi confronti. Ma a me pare che la nostra attività di opposizione sia sempre stato equilibrata, corretta e documentata, e ho voluto precisarlo nel post del 23 maggio 2013, intitolato proprio I fomentatori.
Di questo i giornali non hanno voluto occuparsi, nessun consigliere è intervenuto e il Presidente del Consiglio, presente durante i fatti, non ha minimamente pensato di prendere le distanze da queste affermazioni.
Ma, chiusa questa parentesi personale, andiamo avanti con la cronologia dei fatti: dato che la scadenza del 25 luglio si avvicina e non vediamo movimenti intorno al sottopasso di Via Pietre, presentiamo una mozione per il Consiglio del 12 giugno 2013, che viene rifiutata, complice anche il diniego del Consigliere Mazza, che non si prende la responsabilità di dare un dispiacere alla maggioranza. Da qualche giorno (diciamo un po’ dopo il nostro volantino) però il Pd ha preso ufficialmente posizione sulla vicenda, distribuendo volantini, affiggendo locandine, anche tramite Facebook, per esprimere la contrarietà alla realizzazione di un sottopasso viario su Via Verdi (vedi post dell’11 giugno 2013, Un consiglio monopunto).
Il 4 luglio 2013 riproponiamo la stessa mozione al Consiglio Comunale, che ritiriamo nel momento in cui chiare azioni di disturbo (12 interrogazioni della maggioranza e la bocciatura della richiesta di anticipo della discussione, in quanto non si può affrontare un tema così importante alle due di notte davanti a una sala vuota) ci fanno indignare e scegliere di non stare a questi giochetti. Perché in quello stesso Consiglio la maggioranza aveva presentato una contro-mozione. Con questo passaggio l’amministrazione rimette nelle mani di un professionista esterno le decisioni e rinuncia a confrontarsi con la popolazione.
Spero sia chiaro a tutti che è una debolezza della politica, il fatto che anziché affrontare direttamente i cittadini, come detto, per fare le scelte, si ricorra alla figura del mediatore (un tecnico) per trovare una soluzione, illudendosi che questa debolezza venga scambiata per virtù. La progettazione partecipata è un modo fantastico per trovare soluzioni, ma richiede altri presupposti e un altro approccio.
E intanto arriva la data fatidica: il 24 luglio 2013 pubblichiamo il post 25 luglio 2013: chiude il passaggio a livello di Via Verdi?, il 31 luglio il post Chiuso per sempre.
Da qui in avanti i cittadini iniziano a comprendere sulla loro pelle che cosa significa aver firmato quella Convenzione, e che cosa significa avere un’amministrazione che pensa di fare scelte utili alla cittadinanza (vedi post Noi che facciamo le cose).
I giornali seguono con interesse la vicenda, ma nessuno ha posto la fatidica domanda ai nostri amministratori: MA AVETE FINALMENTE DECISO CHE COSA FARE?
Come ho scritto nel post Con l’acqua alla gola del 28 agosto 2013, “noi su questi aspetti abbiamo cercato in più occasioni di sensibilizzare l’opinione pubblica. è ora però che anche i cittadini facciano sentire la loro voce”. E siamo quindi felici e orgogliosi che sia partita la campagna di raccolta firme, perché abbiamo lavorato tanto su questo tema e siamo veramente onorati di essere di conforto e di riferimento per chi ci ha seguito da sempre o per chi ci conosce da poco.
Ora vedremo che cosa succederà nel prossimo Consiglio Comunale di fine settembre: noi ripresenteremo nuovamente la mozione e vedremo se la maggioranza avrà il coraggio di affrontare la discussione, dando finalmente delle risposte chiare, definitive e accettabili o se, per spirito di ripicca, dimostrerà, come in altre occasioni, di non essere minimamente interessata a ciò che Alpignano SiCura ha da dire. Perché tanto, a dispetto della proficua dialettica e del costruttivo confronto politico, ciò che conta alla fine veramente sono soltanto i numeri.
Le conclusioni di questa storia sono due: che a più di un anno di distanza dal Consiglio del 17 maggio 2012, il Pd si accorge dell’opportunità di sfruttare politicamente la vicenda, per occupare la scena. E la grandinata di questa estate è la ciliegina sulla torta.
L’altra è che la maggioranza farà di tutto per attribuire la responsabilità politica di questi ritardi e indecisioni all'opposizione. E allora forse è un bene che non siamo più soli.
Anche se però ci pare importante che si ricordi sempre come sono andare veramente le cose.

giovedì 12 settembre 2013

CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE



Le previsioni effettuate dai burocrati tendono a essere utilizzate per alleviare l’ansia piuttosto che per mettere in atto politiche adeguate […] Si dice spesso che “il saggio è colui che vede arrivare le cose”. Forse il saggio è colui che sa di non poter vedere le cose molto distanti.
Nassim Nicolas Taleb, Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, 2008, Il Saggiatore, p. 177.

Lo stato di assuefazione alla politica, che però seguiamo con interesse per vedere fino a che punto si riesce ad arrivare, è dovuto anche allo stato di sospensione che i politici possono permettersi rispetto alle cose da fare, che incidono sulla qualità della vita di tutti.
Non ci rendiamo nemmeno più rendere conto che noi tutti viviamo ormai da anni in uno stato di assedio da campagna elettorale permanente. E quando poi le campagne elettorali arrivano realmente, ci appassioniamo come tifosi senza giudicare più di tanto ciò che è stato fatto.
Responsabilità dei media, dell’audience, della “liquidità” dei partiti politici, per cui tutto si confonde nella stessa acqua, non c’è più nessuno che parla di fatti. Si sparla tantissimo, si parla di intenzioni, di grandi concetti, di bisogni da soddisfare, ma nella prospettiva di un futuro continuamente spostato in avanti e per questo mai raggiungibile. Non sono mai stati utilizzati strumenti di misurazione efficaci, per dare un voto al politico efficiente. Basterebbero dei semplici grafici.
Ma le cose? Chi si prende la responsabilità di fare le cose?
A livello locale è ancora più facile rendersi conto degli scarsissimi progressi che fa la politica, che non è più in grado di prendere le decisioni. Perché le decisioni non si prendono rispetto agli obiettivi, ma si prendono rispetto a un corpo elettorale che ovviamente non può avere né forma né consistenza, e quindi sarebbe del tutto inutile prendere (o non prendere) le decisioni in base a improbabili e sempre in progress proiezioni a spanne.
Tutto questo comporta poi che si dia eccessiva enfasi a quel poco che è stato fatto e a tacere ciò che non è stato fatto.
Meritano gli alpignanesi, che hanno dato fiducia a questa maggioranza, perché si distinguesse dall’immobilità della precedente e “facesse le cose”, di essere continuamente illusi?
Ma perché il politico non è capace di riconoscere i propri errori? Perché il politico non può dire che una cosa non è possibile farla?
Anche da parte nostra c’è stata l’intenzione di dare fiducia affinché si lavorasse bene e meglio, ma oggi non possiamo fare altro che constatare che, essendo arrivato il momento per cui il lavoro del gruppo dirigente del paese dovrebbe già essere totalmente impostato per essere concluso entro la fine della legislatura, non c’è razionalità, organizzazione e organicità nel lavoro avviato.
Non si può certo pensare che gli alpignesi possano essere soddisfatti perché è stato aperto lo sportello del commercialista, ed è stata realizzata una fontana!
Una volta saldati i giusti debiti elettorali, una cosa a cui la politica italiana “storica” non sarà mai capace di rinunciare, però si deve iniziare a lavorare.
La cosa che ci continua a stupire è che ci sarebbero così tante cose da fare, da persuadere anche gli elettori più scettici e perplessi, senza il bisogno di essere condizionati dall’ossessione della riunificazione del centro sinistra. Se questa maggioranza si desse da fare, anche solo a chiudere alcune questioni aperte, stravincerebbe alle prossime lezioni senza il bisogno di chiedere niente a nessuno. Se questa maggioranza sta lavorando bene, ne è convinta e potrà dimostrarlo, non avrà bisogno di null’altro per essere riconfermata. Noi stessi daremmo il nostro contributo.
Ma da ciò che vediamo, come si fa a non chiedersi quali siano i reali obiettivi di questa maggioranza, se le “voci di corridoio”, ammesso che abbiano un valore, comunque portano a fare tutta una serie di riflessioni?
Per concludere, vorremmo che prima o poi chi gestisce un’amministrazione, anziché iniziare dal primo giorno di legislatura a impostare la successiva campagna elettorale, si mettesse a testa bassa a lavorare, con la matura convinzione che solo con i risultati concreti si conquista la stima dei cittadini, che solo in seconda battuta sono da considerarsi elettori.

giovedì 5 settembre 2013

IL DILEMMA DELLA MAGGIORANZA

Quando ci fu il giorno di insediamento della nuova giunta, nel giugno 2011, dopo una breve analisi del voto che mise in luce la disparità delle percentuali politiche tra il primo e il secondo turno, pensai di puntualizzare due argomenti in particolare. Uno riguardava una sorta di “dilemma della maggioranza”, ovvero in che modo il Sindaco avrebbe scelto di consolidare il proprio modesto elettorato, e l’altro le presunte competenze della giunta insediata, che, tolto l’architetto Malacrino, non rispettava altro che la tipica assegnazione degli assessorati e delle altre cariche secondo la conta dei voti.
Raccomandai che la maggioranza si concentrasse sull’esecuzione puntuale dell’impegnativo ma interessante programma elettorale e chiesi di conoscere in che cosa gli assessori si fossero particolarmente distinti, per meritare tale prestigioso e importante incarico. Dato che l'enfasi sulle competenze sembrava mutuata dalla nostra campagna elettorale, che aveva come carattere di assoluta novità l'anteprima della giunta al completo, ci pareva che il tema delle "competenze" meritasse un adeguato approfondimento.
Richiamo oggi questi due aspetti perché si sono avverate quelle premesse e non è stato possibile percepire un reale salto qualitativo nell'amministrazione della città e nell'esercizio delle deleghe, rispetto alla giunta precedente, dalla quale la giunta Da Ronco voleva prendere le distanze.
Il problema è sempre scegliere tra un sistema vecchio – e noto – e uno nuovo, che è una scommessa.
Alle scorse elezioni ci siamo trovati solo apparentemente di fronte a questo scenario: il “vecchio”, rappresentato dal Pd, contro il “nuovo”, un sindaco con un progetto politico civico appoggiato da Sel poteva essere la novità, ma l'apparato no.
D’altra parte il modesto risultato del partito del sindaco al primo turno, che ha raccolto solo 344 voti, non poteva non manifestare l’inconsistenza del progetto “civico” e la necessità di trovare il sostegno nei simboli di partito per rafforzarsi in itinere.
A tutti queste difficoltà si sommano poi quelle interne, che sono il grande rischio delle coalizioni. Questa è la cosa che ci ha preoccupato di più quando decidemmo di partecipare alle elezioni da soli, con un progetto unitario.
La nostra era una convinzione sostenuta dal fatto che spesso la tenuta di una maggioranza è messa in crisi proprio dai conflitti tra i partiti in coalizione (e dalle correnti di uno stesso partito).
Anche se non ci fossero tensioni in atto, però l’attuale maggioranza sa benissimo che, avendo scelto di non investire sulla città e sui suoi abitanti, perché ormai non c’è più tempo, per essere riconfermata dovrà cercare di rafforzarsi. Avendo perso molto tempo a sciogliere il dilemma (ammesso che si sia finalmente sciolto) e ancora dovendone molto dedicare alla ricerca di nuovi equilibri, non c’è più il tempo per dimostrare di essere all’altezza di avviare un reale processo di rinnovamento.
E intanto ad Alpignano chi ci pensa? Noi diciamo che ci devono pensare i cittadini: quando la politica è troppo autoreferenziale, non fa più gli interessi collettivi, i cittadini devono riprendere la parola a rimettere in ordine le cose.
Noi siamo forse incapaci di comprendere la necessità di tutta questa realpolitik, quando ci sarebbero così tante cose interessanti da fare. 
Ma prima di ammirare l’orizzonte delle elezioni politiche successive è sempre bene mettersi a testa bassa a lavorare.
Forse i politici “navigati” sono più bravi a fare le campagne elettorali che a distinguersi per le azioni, però non si può far subire ai cittadini questo fastidioso clima da campagna elettorale permanente. 
Il consenso della popolazione si deve ottenere facendo vedere i risultati e non con le operazioni tattiche di chi sta governando con l’ossessione di riunificare il centro sinistra (e diventarne magari il leader). L’unica vera ossessione che dovremmo avere, tutti, anche noi dell’opposizione, è di tirare fuori questo paese dall’ombra in cui riposa da anni.