giovedì 26 marzo 2015

L'ERA DELL'OTTIMISMO


Il 23 febbraio 2015 è stato pubblicato il bando per l’assegnazione degli spazi del Movicentro. Sfruttando il fortissimo impatto mediatico, del risollevare le sorti di un pezzo importante di città, che ci è costato finora circa 7 milioni di euro, non sta producendo utili, ha dei costi altissimi di gestione, con bollette annuali di svariate migliaia di euro, si è cercato di infondere negli alpignanesi un po’ di fiducia, che finalmente, dopo 15 anni, almeno questa infelice parentesi di cattiva gestione delle opere pubbliche si sarebbe chiusa.
Sui media la questione è stata affrontata con uno spavaldo ottimismo, tanto da dare già per assegnati i locali, dato che la manifestazione di interesse effettuata tra gli interessati aveva dimostrato che c’erano le code fuori dell’ufficio del commercio.
Nel nostro comune non c’è segno di crisi, oppure la Sindrome di Polyanna affligge diversi politici contemporanei, che si accorgono sempre con grande stupore che le cose non sono poi così rosee, ma per colpa sempre di qualcun altro.
Il 4 marzo il Sindaco, usando il semplice strumento della propaganda che consiste nel vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato, dichiarava ottimisticamente su Facebook:
“è online, sul sito del Comune, il bando per il Movicentro: nell’edificio accanto alla stazione - dove già sono stati trasferiti gli uffici comunali dell'Area Servizi alla persona - apriranno cinque negozi e un bar. Tutti gli interessati partecipino, gli altri passino parola.”
Si fece notare che sarebbe stato più prudente usare il condizionale, perché date le circostanze poco prospere, la morsa in cui è stretto il commercio e l’aspetto desolante che presenta un edificio in stato di semiabbandono, nulla faceva pensare in una risoluzione del grave problema del Movicentro in un colpo solo. Non era una polemica, era la consapevolezza dei tempi duri, un invito a fare un’analisi molto attenta della realtà, perché bisogna mettere in conto tutto, quando si fanno le scelte, anche con il più sereno ottimismo, dato che i negozi stentano ad aprire e sopravvivere in zone della città con una tradizione commerciale consolidata. Perché da sempre ad Alpignano mancano politiche per il commercio e questa amministrazione non se ne è mai occupata.

Quindi, pur contandoci molto, tutti quanti, compresi noi dell’opposizione, che vorremmo vedere finalmente che qualcosa si risolve, per onestà intellettuale, bisognava avere dei dubbi.
Ma la nostra attuale giunta, al completo, non ha mai dubbi, soprattutto quando, con una faccia tosta da manuale, si devono scaricare le colpe su amministrazioni precedenti.
Ecco cosa scrive il sindaco nella sua newsletter del 23 marzo:
“il Palazzetto dello Sport, come pure il Movicentro, fa parte delle eredità ‘scomode’ della giunta. Progettate prima della crisi, in tempi in cui le finanze non erano così ridotte all’osso, oggi sono edifici da valorizzare ma che non devono diventare delle sanguisughe per le casse pubbliche.
Il palasport e il Movicentro volevano essere abbandonati dalla precedente amministrazione, che pensava addirittura di murare gli ingressi. Siamo riusciti a sbloccare i cantieri, farli ripartire, portare a termine i progetti’. Per il Movicentro si è fatto bando (è stato molto partecipato) e presto verranno assegnati gli spazi al primo piano. Apriranno cinque negozi e un bar.
Per il Palazzetto dello Sport si sta spingendo l’acceleratore ora: già un nutrito numero di associazioni hanno visitato la struttura ‘… e la nostra volontà è una sola: completare e aprire’.

Il bando è scaduto il 24 marzo. Sapete quante sono le offerte presentate?… UNA.

Nonostante che, con un imprevedibile sforzo di realismo, il bando prevedesse che i locali sarebbero stati concessi, per tutto il periodo che va dall’assegnazione fino al completamento delle opere (compreso il sottopasso) con uno sconto del 30% sul canone di locazione, così come da offerta.
E ora? Che succederà?
Vorremmo solo ricordare, prima di chiudere, che il progetto-Movicentro fu partorito durante il primo governo Accalai, quando Da Ronco era già veice-sindaco. Sempre loro, coinvolti in tanti, nelle più strane vicende del paese, dalla piscina al Palasport (e ne vedremo anche altre) continuano a far finta di niente, convinti che la giunta Andreotti abbia smemorato tutti, e che l’inguaribile scaricabarile possa veramente compiere un lavaggio del cervello collettivo.

Staremo a vedere come andrà a finire, ricordando che questa eredità “scomoda” non pesa solo sulle spalle del sindaco e della sua giunta, che non sapranno più che pesci pigliare, ma sulle spalle di tutti noi cittadini.

giovedì 19 marzo 2015

MI FAN GIRARE LE GIROLINE!


 
piazza Vittorio Veneto, detta "la Girolina", prima dei lavori


Inizia una rubrica, che pubblicheremo a puntate, di tanto in tanto, e che potremmo denominare “l'archivio di Alpignano SiCura”, che porta in luce "fatti e misfatti" delle passate amministrazioni, passati sotto silenzio.
Iniziamo la rassegna con una storia, che assomiglia tristemente a tante altre, di risorse a fondo perduto, già stanziate, che sono andate veramente perdute, perché a volte la pubblica amministrazione ama giocare al gioco delle tre carte. Senza rendersi conto che, quando si sfidano le regole ferree che vigono nel regno della burocrazia, quasi sempre si perde, buttando via l’acqua e pure il bambino.

Forse non tutti gli alpignanesi sanno che la rotonda di piazza Vittorio Veneto (piazza Girolina) avrebbe potuto essere parzialmente finanziata da un consistente contributo della Provincia di Torino.
Per la realizzazione della rotonda di piazza Vittorio Veneto, la Provincia di Torino aveva stanziato 240.000 euro; l’amministrazione comunale, però, non è stata in grado di incassare il finanziamento, e a rimetterci sono state le tasche della comunità.
All’epoca dei fatti era Sindaco Sergio Andreotti.
Il 28 dicembre 2007 la Provincia concede un finanziamento di 240.000 euro a titolo di parziale copertura dei circa 500.000 euro necessari per la rotatoria di Piazza Vittorio Veneto (Piazza Girolina); la convenzione tra il Comune di Alpignano e la Provincia di Torino per l’assegnazione di tale contributo viene firmata il 10 settembre 2008. Tuttavia nel novembre dello stesso anno la giunta decide di finanziare interamente l’opera con soldi propri (delibera n. 221 dell’11 novembre 2008). Ma perché?
Un mese dopo viene impegnato il contributo per finanziare un altro progetto, cioè la sistemazione delle rotatorie di via Mussino, via Migliarone e via San Gillio (delibera n. 258 del 23 dicembre 2008).

I lavori in Piazza Vittorio Veneto, assegnati all’Impresa Godino scavi S.r.l., hanno inizio nel gennaio 2009 e vengono ultimati nell’ottobre 2010; quando però il Comune richiede la rendicontazione dello stanziamento alla Provincia, questa comunica l’impossibilità di riconoscere l’erogazione della somma concessa, dal momento che l’amministrazione comunale non ha istituito apposito capitolo di spesa destinandola su altra opera. In sostanza, il Comune ha finanziato i lavori in Piazza Vittorio Veneto con fondi propri, pensando poi di impiegare i 240.000 euro in un altro progetto, senza fare i conti con la Provincia e con le regole della contabilità. Andreotti, oltre a essere Sindaco, era anche Assessore al Bilancio.
Negli anni successivi, il Comune ha nuovamente cercato di recuperare il finanziamento perduto dirottandolo sulla realizzazione della rotatoria di via Grange Palmero-SS24; tentativo risultato però vano.
In conclusione, a distanza di otto anni il Comune non è ancora riuscito a recuperare il contributo di 240.000 euro che era stato concesso nel dicembre del 2007. Sostenere, come hanno fatto gli amministratori, che i lavori della rotatoria di Piazza Vittorio Veneto sono stati finanziati con soldi del Comune, per motivi di urgenza, non è a nostro avviso una valida giustificazione, dal momento che sono passati otto mesi dall’approvazione del progetto esecutivo e l’apertura del cantiere.

Cronologia:
In data 28/12/2007 la Provincia di Torino concede un finanziamento di € 240.000,00.
In data 10/06/2008 viene approvata la bozza di Convenzione tra il Comune e la Provincia di Torino
In data 10/09/2008 viene firmata la Convenzione tra la Provincia di Torino ed il Comune di Alpignano.
In data 11/11/2008 viene approvato il Progetto Esecutivo, finanziandolo con fondi propri
In data 23/12/2008 vengono impegnati i € 240.000,00 per finanziare un altro progetto
In data 12/01/2009 viene aggiudicato in via definitiva l’appalto a Impresa Godino scavi S.r.l.
In data 13/07/2009 iniziano lavori
In data 21/10/2010 vengono ultimati i lavori
In data 17/02/2011 viene approvato lo Stato Finale e il Certificato di Regolare Esecuzione dei lavori.

Che sia per leggerezza, negligenza o irresponsabilità, la perdita di un così prezioso contributo è indice di un comportamento inaccettabile dell’amministrazione comunale.

Per chiudere, invece del link alle belle iniziative, facciamo GLI AUGURI A TUTTI I PAPA', che in pochi anni hanno dovuto rielaborare l'identità che la tradizione ha sempre loro attribuito, affinché questo augurio sia di essere sempre e comunque, per i figli e per tutti, un riferimento positivo.

giovedì 12 marzo 2015

SUP-POST

Giovanni Agrimano per rispondere alle interrogazioni legge sempre attentamente quanto scrivono gli uffici...dopo tale lettura alcuni cittadini hanno civilmente protestato; per connetterti clicca sul link qui sotto,


Le sedute del Consiglio Comunale sono sempre più una farsa: risposte banali alle interrogazioni, mancanza di prospettiva politica, silenzio dei consiglieri di maggioranza, assessori-fantasma, mezze verità, vendette e ripicche.
Quello che i nostri amministratori sembrano non comprendere è che ciò che non può essere tollerato non è la possibilità di sbagliare, ma la menzogna e la sua reiterazione.
A noi pare impensabile che nessuno dei “politici” con cui parli sia sincero e sappia dire le cose come stanno. Che cosa ha di così destabilizzante la VERITà?
“Quando venni ad abitare ad Apignano avevo due bambini molto piccoli e usavo un passeggino di quelli a due posti, intrasportabile, per me da sola, in un sottopasso fatto di scale. Di fatto rimasi relegata ai giardinetti di Via XXV Aprile per circa un anno e mezzo, se volevo muovermi a piedi. Per fortuna allora c’era una gelateria molto carina di fianco al tabaccaio di Via Chiri, e, accontentandomi di quello che c’era, quando proprio non avevo voglia di muovermi in auto per andare nei più numerosi, attrezzati e vivaci giardinetti di Rivoli, restavo in questi desolato angolo verde, quasi sempre da sola.
Arrivavo da Torino centro, dove ero solita muovermi con la bicicletta e i due seggiolini per i bambini. Cosa impensabile, una volta arrivata ad Alpignano, anche se immaginavo che in un paese della cintura, invece, questo tipo di abitudine si sarebbe potuta consolidare.
Chiesi all’allora Sindaco Andreotti di dirmi perché Alpignano non aveva ancora risolto il problema delle barriere architettoniche e lui rispose – rendendosi addirittura credibile – che stavano - combinazione - facendo giusto il progetto di quello che, tempo un anno, ci sarebbe stato: il collegamento sotterraneo a norma al Movicentro. Era il 2007.
Oggi la mia bicicletta è abbandonata; anche il passeggino e, nonostante una piccola parentesi di sedia a rotelle, riusciamo a salire le scale.
Il nostro percorso scolastico è stato intrapreso a Rivoli. A Rivoli si fa la spesa grossa, si va a mangiare una pizza, si fanno due passi in mezzo alla gente, si va a pattinare, si partecipa alle iniziative culturali”.

Ci devono essere dei clichè consolidati nella comunicazione politica, perché anche nel Consiglio del 26 febbraio 2015, come a ogni consiglio, ogni volta che chiediamo conto di una cosa - combinazione - se ne stanno occupando proprio in quel momento. Ma che tempismo.
Così combinazione proprio in questa data (ma a certe coincidenze siamo abituati) arriva dal Genio militare l’ok per continuare le opere di realizzazione del sottopasso di Via Pietre, che l’Assessore ai LL. PP dichiara verranno terminate entro la fine di maggio … (2015?)
Stesso destino per una nostra richiesta di accesso agli atti, che noi abbiamo fatto per alcune visite dei Nas nei locali adibiti a mensa scolastica. Le nostre richieste sono andate “smarrite”, e solo adesso viene ritrovato il nostro documento, proprio dopo che - combinazione - in Consiglio Comunale trionfalmente il Sindaco ha potuto dichiarare (magari dopo aver sistemato le cose nel frattempo), che per la mensa è tutto a posto e funziona a meraviglia.

Ma torniamo, per concludere, all'isolamento. Nell’ultimo Consiglio Comunale (26 febbraio 2015) campeggiava uno striscione, al fondo della Sala Consiglio, per una protesta silenziosa dei residenti “al di là della ferrovia”: "siamo orfani di questo paese, dobbiamo essere adottati dal Comune di Rivoli?”
Un protesta di indignazione per lo spettacolo a cui abbiamo assistito, in cui continuano a non arrivare le risposte, mentre la giunta si trincera dietro le forze dell’ordine per farsi rispettare, avendo ormai perso completamente la fiducia di gran parte dei cittadini. Al di qua e al di là.
Lo spettacolo non ci piace per niente, ma il teatrino della politica continua a trasmettere sempre lo stesso show, da mesi. Silenzio, assurdo, sui fatti e le ragioni delle scelte, in una sfilza di banalità senza fine.
E le soluzioni, sbandierate su tutti i giornali con la trita retorica dei salvatori dell’ultima ora, ci sembrano un suppostone troppo grosso per pensare che la cura sia meglio del malanno.

E ora, qualche informazione in più su...
class action contro la pubblica amministrazione

giovedì 5 marzo 2015

CRONACHE DAL CC



“Tranquilli, il titolo non v’inganni: cronache dal CC vuole dire dal consiglio comunale, non dalla Caserma dei Carabinieri. Anche se questa volta il Sindaco ha disposto il riconoscimento in aula di un “pericoloso “ dissenziente, chiedendo al malcapitato vigile di turno di eseguire l’atto formale e al contempo intimidatorio, di fornire le proprie generalità mediante la consegna della carta di identità.
L’atto formale ha, giustamente, provocato l’ira della minoranza, che lo ha definito gravissimo e senza precedenti. In effetti che io mi ricordi in un consiglio comunale non si è mai visto che per qualche parola pronunciata ad alta voce, anche se fuori luogo, si dovesse mobilitare l’autorità costituita. Ma tant’è.
Il Presidente del CC, al bisbiglio di un pubblico fin troppo educato, scandalizzato da alcune trombette silenziate per l’occasione, ha tuonato dall’alto della sua autorità chiedendo RISPETTO o avrebbe fatto sgomberare l’aula. NESSUNO SI E’ MOSSO. Tutti si sono immediatamente sentiti come Gandhi, detto il Mahatma, pronti a intraprendere una resistenza passiva inchiodandosi alle sedie. Da quel momento in poi è calato un silenzio imbarazzante; i vigili (due) hanno cominciato a chiedersi quanto ci avrebbero impiegato a portare fuori dall’aula tutti i presenti; ma soprattutto come? A cavacecio? (termine romanesco "trasportare a cavececio" una persona, ossia trasportare una persona appoggiata sul tuo dorso con la sua pancia).
I consiglieri di maggioranza, sentito il trambusto, hanno dovuto ricomporsi immediatamente e, asciugatisi il rigolo di bavetta che immancabilmente scorre a lato del labbro inferiore quando ti sorprende la cecagna, in un fremito di orgoglio hanno ripreso di li a poco a dormire. Poco male, direte, se dormono almeno non fanno guai. Invece no vi sbagliate. Questi strani umanoidi (io credo replicanti) hanno la capacità di svegliarsi sempre al momento opportuno. Quando si vota, indipendentemente da cosa si vota (non gl’importa), riemergono dalla fase REM e pronunciano il monosillabo appropriato alla circostanza ("si" oppure "no"), non prima di aver abilmente dato uno sguardo furtivo al “gobbo” che suggerisce la parte.
La tensione in aula era palpabile, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire.
Ma finalmente … Gooal!!!
Quando il nostro consigliere ha fatto notare come in fondo il bisbiglio del pubblico era sicuramente meno fastidioso dei commenti dei goal della partita di Europa League, il Sindaco, colto come i bambini con le mani nella marmellata si apprestava (molto probabilmente dopo un CTRL-F4) a far visionare lo schermo del suo portatile a pubblica discolpa.
Alle volte il calcio riesce a essere davvero una espressione superiore di civiltà. Da quel momento tutto sembra più facile. Le decine di fogli di carta intonsa, appallottolati nervosamente e depositati con cura maniacale sul tavolo, trovano pace nella loro innaturale collocazione in un cestino di indifferenziato. Le foreste sentitamente ringraziano. E anche Sel!
Anche noi ringraziamo. Chi la provvidenza, chi l’Altissimo e chi, più laicamente, l’educazione impartita dai genitori per averci infuso o insegnato l’arte della pazienza e della temperanza. Per tutti e a tutto c’è un limite: c’è un limite alla indecenza, che dimostra il potere quando non è in grado di accogliere il dissenso senza perdere la dignità, esercitando impropriamente il dovere di governare; c’è un limite all’arroganza dei consiglieri della maggioranza, che non riescono ad argomentare il perché delle scelte che compiono, pur votandole; c’è un limite all’ignoranza e alla incompetenza degli assessori che, interrogati, leggono stentatamente e in un italiano approssimativo le note tecniche preparate dagli uffici senza capirne il senso e conseguentemente senza dare un senso alla risposta; c’è un limite alla manifesta incapacità a governare un’aula di un consiglio comunale e a non conoscere il regolamento comunale.
E infine, fortunatamente, c’è un limite al vostro mandato elettorale. Aprile 2016.
Se non prima, lì finisce la vostra e la nostra disavventura.”

Firmato: Uno dei presenti