Chi siamo




Nel 2011 Alpignano SiCura si presentava alle elezioni comunali con un progetto
politico innovativo, per un paese come Alpignano, abituato da decenni alla storica contesa tra destra e sinistra. Le parole-chiave erano trasversalità, competenze e passione.
Il concetto della trasversalità è oggi diventato patrimonio comune, così che il panorama
politico locale ha dismesso quasi tutti i simboli di partito per orientarsi verso la creazione di liste civiche.
Il concetto di “lista civica” noi lo riteniamo ormai consolidato all’interno del nostro operare, e intendiamo riprendere il progetto di Alpignano SiCura, ampliarlo grazie a tutte le nuove adesioni, che hanno portato alla fondazione di SiAmo Alpignano e presentarlo come l’unico vero progetto civico innovativo per la città, maturato in cinque anni di lavoro di un nutrito gruppo di cittadini e arricchito dalla proficua esperienza in Consiglio Comunale.
La proposta, nata nel 2011, era già allora in linea con lo spirito dei tempi. Si stava
assistendo alla maturazione di un pensiero politico che superava i confini ideologici di
“destra” e “sinistra”: tradizione politica di straordinaria valenza storica, ma non più
aderente alle trasformazioni in atto, del mondo del lavoro, dei rapporti sociali, dei modelli economici, e soprattutto dei bisogni di un ente locale. Già allora è stato raggiunto un ragguardevole risultato (basti pensare che Alpignano SiCura prendeva al primo turno il 13,635 dei voti, ponendosi come secondo partito preferito dagli alpignanesi – cfr. http://www.alpignanosicura.it/index.htm ). Dopo le elezioni tutti i componenti di Alpignano SiCura hanno continuato a lavorare, sia in Consiglio Comunale, dove non hanno mai fatto mancare l’appoggio al consigliere, sia per rafforzare il gruppo e renderlo sempre più coeso e politicamente maturo.
In questi cinque anni, in più, si sono manifestate nuove esternalità: da un lato
l’accettazione dello stato di precarietà diffuso, aggravato da una drastica riduzione del
welfare; la radicalizzazione della forbice sociale, dovuta alla finanziarizzazione
dell’economia; la disaffezione dalla politica e dai partiti di massa, causata dai continui
scandali e dalla mancanza di proposte strutturali; la rassegnazione dei giovani, che non
hanno più diritto a sognare il loro futuro; una grande paura della violenza, causata
dall’aumento di episodi estremi. Ma dall’altro lato scopriamo la tendenza a tracciare nuovi percorsi di cooperazione, favoriti dalla creazione di servizi a costo marginale zero, l’affermazione di forme di impresa innovative sostenibili e una sempre più diffusa coscienza ecologica.
Partiamo dalle piccole cose

LA NOSTRA VISIONE
Compito della politica è quello di comprendere lo spirito dei tempi e segnare un
percorso in sintonia con esso.
Per affrontare la sfida, che un paese in forte declino come Alpignano lancia, occorre
costruire un progetto intorno a una visione di città, che deve riprendere a funzionare in tutti i suoi aspetti, anche quelli marginali, o “interstiziali”.
Gli interstizi sono tutti quegli spazi residuali che la politica trascura, poiché costruisce la macchina del consenso sulla retorica dello sviluppo e sui grandi temi: opere pubbliche e grandi infrastrutture, piani regolatori, piani-casa e piani industriali, e poi la famiglia, la sanità, la pubblica istruzione … Ma questi non possono essere considerati come obiettivi attuali della politica, perché la politica ha oggi il compito di indicare nuovi modi d’uso della città e del territorio, ricostruire le reti sociali, stimolare comportamenti virtuosi, restituire la fiducia nel futuro con azioni concrete.
Partire dalle piccole cose significa superare la visione per cui il cambiamento e
l’evoluzione passano solo attraverso grandi operazioni, che drenano ingenti risorse
pubbliche. Questa visione tendenzialmente si è sempre incarnata nella realizzazione di
opere pubbliche o di grandi operazioni urbanistiche, che richiedono forti investimenti in
poche direzioni. Una moderna amministrazione deve rivoluzionare la centralità, con un
unico obiettivo: cambiare i rapporti di relazione con il bene comune.
Per migliorare la qualità della vita in un centro di piccole-medie dimensioni, come il nostro, bisognerebbe fare lo sforzo di intervenire sulla qualità urbana – l’estetica della città -, di migliorare la qualità dei servizi erogati, lavorare in modo efficiente, dimostrare maggiore attenzione alle difficoltà del vivere quotidiano, che per molti cittadini costituiscono un dramma, svestirsi dai panni dei burocrati e mettersi a lavorare insieme, cittadini, amministratori e dipendenti comunali, e soprattutto, avere il senso di responsabilità sull’uso delle risorse pubbliche e del patrimonio comune.
Occorre trovare il filo conduttore che faccia scaturire in modo naturale ogni scelta da
un’altra, come un sistema che risolta un’incognita porta a trovare tutte le altre. E il
ritornello martellante, in questi ultimi anni di tagli agli enti locali, ripete che l’unica incognita sono i soldi. I soldi che non ci sono più. Ma non è che i soldi “non ci sono”; è vero piuttosto che si spendono sempre allo stesso modo, perché pochi amministratori hanno l’esperienza, la formazione e spesso la volontà, per cambiare strada. Bisogna quindi operare una fondamentale revisione della spesa e trovare nuove fonti di finanziamento (bandi europei, reti di volontariato, reti di assistenza territoriali).
Si possono distribuire le risorse su molti e piccoli aspetti della vita quotidiana, che
richiedono maggiore sforzo di immaginazione, di organizzazione e una conoscenza delle
esperienze in giro per il mondo. 
I grandi cambiamenti possono avvenire, a partire dalle piccole cose.

COME OPERIAMO
Per cambiare obiettivi e relazione con il patrimonio pubblico e i cittadini bisogna modificare il modo di lavorare all’interno della pubblica amministrazione.
Un programma di mandato fissa alcuni elementi di riferimento per identificare le priorità, ma poi è il metodo di lavoro che si adotta, che consente di tradurre le proposte in fatti. Porsi obiettivi ragionevoli, che sono il contenuto di questo programma, ci permette di dire con una buona dose di certezza che, attraverso un processo di pianificazione e controllo, e una programmazione che permetta anche di prevedere eventuali scostamenti in corso d’opera causata da imprevisti, alcuni problemi che pesano da molti anni, e le nuove emergenze, possono essere affrontati e risolti.
Quindi il grosso lavoro iniziale sarà di riordinare, studiare, catalogare, operare revisioni,
modernizzare, per impostare il lavoro futuro.
Dopodiché, sarà possibile anche attuare la parte più propositiva del nostro programma,
dando risalto a idee innovative per risolvere i problemi di sempre, operando sul territorio in maniera diretta e trasparente. Con il contributo di tutti.
Le risorse sono poche ed è necessario un progetto, per come spenderle. Un progetto di
lunga durata. E in questo progetto dovranno essere fatte delle scelte. La politica fa fatica a fare le scelte, perché teme di perdere una parte del consenso. Quindi è fondamentale avere coraggio. Bisogna smettere di depredare il paese continuando una gestione delle risorse pubbliche senza una adeguata pianificazione degli obiettivi e delle azioni da intraprendere. Sono state effettuate operazioni importanti, ad Alpignano, ma non si sa bene per cosa. Si sono tamponate necessità ed emergenze senza un'adeguata pianificazione. La città non reggerà altri shock.
Ma non basta.
Noi vorremmo stringere un fondamentale patto con i cittadini: un progetto civico non
risponde alle segreterie di partito, ma ai cittadini.
Riteniamo che uno dei principali effetti che dovrà avere la nuova amministrazione sarà
quella di far rinascere la fiducia nei confronti di sindaco, giunta e personale comunale.
Il comune avrà le porte aperte per i cittadini, in special modo per coloro che vogliano
intervenire nella vita pubblica, accogliendo, nei limiti concessi dal nostro mandato, le
proposte che trovino nei principi di trasparenza e correttezza l’avallo della legittimità.
Sarà nostra principale cura e interesse istituire nel corso dell’anno incontri aperti alla
cittadinanza, incentivando nel modo più efficace possibile la partecipazione (ad esempio promuovendo incontri di Consiglio Comunale dedicati), per illustrare i programmi e le
iniziative che nel corso del mandato verranno attuate, dando evidenza al fondamentale
principio della valutazione in corso d’opera, tramite il quale i cittadini non rimandano il
giudizio sull’operato degli amministratori di cinque anni in cinque anni.

PERCHÉ
Ci troviamo di fronte a una linea di continuità, che da vent'anni conduce Alpignano verso un'unica direzione: il peggioramento della qualità della vita.
Le fratture avvenute nel tessuto urbano, scelte drastiche non pianificate, mancanza di
soluzioni strutturali a problemi come la viabilità, hanno determinato pesanti conseguenze.
Noi viviamo qui, usciamo nelle strade di questo paese, proviamo a tessere relazioni, ma
sentiamo che manca qualcosa: manca il piacere di vivere questa città fino in fondo. Non ci riescono i bambini, i ragazzi, i lavoratori, gli anziani. Tutti incontrano i loro limiti, che questo paese impone a causa di un declino che la rassegnazione sta portando a considerare irreversibile. Ma non è così.
Da cittadini, che vivono la loro città e ne conoscono la storia, conosciamo anche le sue
potenzialità.
Ma è evidente che per “far rifiorire Alpignano” e farla tornare a essere una città da
vivere, un progetto pensato su una scala temporale di cinque anni non è sufficiente.
Nella tradizione amministrativa di Alpignano sono stati trascurati a lungo temi e aspetti che oggi richiedono grossi sforzi di aggiornamento, recupero, riformulazione: pensiamo agli spazi pubblici, alle politiche giovanili, alla comunicazione con il cittadino, alla mobilità, alla salute, alle barriere architettoniche, all’assistenza domiciliare, al commercio e alle attività produttive. Temi complessi e di lenta maturazione e risoluzione. Per questa ragione bisogna immaginare un progetto che disegni “la città possibile” tra 5, 10 anni.
Crediamo nella democrazia diretta, nella tolleranza, nel rispetto delle idee altrui e
consideriamo l’alternanza un buon rimedio per curare i malanni delle amministrazioni
locali. Ma abbiamo comunque un dovere fondamentale: delineare un percorso, e fare in
modo che ci siano le condizioni affinché anche le amministrazioni future abbiano gli
strumenti e la volontà di seguirlo, perché così vogliono i cittadini.
Bisogna tracciare un sentiero di riferimento per il futuro della nostra città e dei suoi
abitanti. Lo scopo è far rivivere un territorio che nel tempo ha perduto le sue centralità – la tradizione, l’industria, la produttività – attraverso operazioni di recupero che permettano di puntare a diversi fattori di crescita: la cultura, la cura del territorio, la possibilità di instaurare relazioni, la disponibilità e la facilitazione nell’uso dei servizi.
Partiamo in questo confronto con una convinzione: che ci dovremo occupare della cosa
pubblica come bene comune, avendo sempre ben in mente che lo scopo degli
amministratori è il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti, che stanno
diventando sempre più precarie, e la cura del territorio, che sta diventando sempre più
fragile.