Che quelli in arrivo fossero tempi di grave crisi per
gli enti locali era noto fin dalle prime battute della scorsa campagna
elettorale: chiunque di noi avesse vinto, sapeva già che si sarebbe scontrato contro
la dura realtà dei tagli. Questa sarebbe dovuta essere la premessa di ogni
programma politico. Non ci sono sorprese, bisognava fare bene i conti già
allora, e farsi venire delle idee.
Volendo sperare che questa amministrazione sia tra
quelle che ha salutato con favore il cambio di governo dello scorso novembre,
non si può certo scaricare sul governo centrale la responsabilità di un bilancio
comunale, che più che la trascrizione in numeri del programma di mandato sembra
una vera e propria manovra fiscale.
Ma, dato che tout
se tient, la percezione collettiva è che la situazione attuale può essere
stata causata non solo da congiunture internazionali sfavorevoli - dagli squali
della finanza ai processi di globalizzazione - di cui siamo innocenti e
impotenti vittime, ma anche dal fatto che tutti quelli che ci hanno governato
non si sono distinti per una grande capacità di gestire le risorse pubbliche - compresi
i partiti di sinistra – nell’interesse esclusivo dei cittadini.
Ad Alpignano è stato da poco approvato il nuovo
bilancio, da una giunta di centro-sinistra; ma siccome anche la precedente
giunta era di centro-sinistra, è ovvio che le differenze riscontrate siano
poche. Troppo poco per chi sta cercando delle differenze.
Ma che cos’è un bilancio, e soprattutto che cos’è
un bilancio di sinistra? Allora un bilancio dovrebbe dirci in che modo le
risorse pubbliche in entrata (le tasse, le tariffe) diventano servizi per la
cittadinanza: trasporti istruzione sanità assistenza energia sicurezza.
In estrema sintesi, il nuovo bilancio del Comune
di Alpignano è stato presentato come un bilancio che sostiene il reddito,
attraverso il controllo della pressione fiscale, allo scopo di favorire i
consumi e far riprendere l’economia. Nessuna novità invece per quanto riguarda
le uscite, se non per un aumento di risorse sul capitolo manifestazioni. Le
solite. Sostanzialmente una fotocopia del bilancio degli anni precedenti.
Per capire il senso della nostra contrarietà a un
tipo di bilancio così impostato occorre ampliare lo scenario. Il mantenimento
del welfare state – lo stato sociale - è sempre stato garantito dal gettito
fiscale. Le tasse servono a questo: un sano principio di redistribuzione delle
risorse, con una pressione fiscale crescente in rapporto ai redditi. Un buon
livello di servizi e un’alta qualità delle politiche di sostegno del reddito
sono garantite solo ed esclusivamente
da un elevato prelievo fiscale. E di questo, ovviamente, si avvantaggia la
fascia di popolazione con i redditi più bassi. Beneficiare di una valida rete
di servizi, in un’ottica di economie di scala, ha infatti un valore enormemente
più grande di qualche euro risparmiato in tasse.
In generale, pagare meno tasse potrebbe significare
avere meno servizi, a tutto svantaggio di chi ha difficoltà a pagare in regime
privatistico tutto ciò che dovrebbe essere il pubblico a offrire: posso
comprare più cose, ma ho meno servizi. Temi e linguaggio che alla tradizione della
sinistra si accostano con qualche forzatura.
E qui subentra la giustificazione. La retorica
della crisi, come espediente entro cui ricondurre scelte politiche scomode e
contraddittorie, in realtà nasconde dunque un’altra crisi, ovvero quella della
rappresentatività.
Quindi che cosa si potrebbe fare?
Lo sforzo da compiere è stabilire come uscire da
questo vicolo cieco, visto che non torneranno più i vecchi tempi. E non si possono
reggere i nuovi tempi con la vecchia politica. La realtà ormai è questa, una
nuova generazione di amministratori è necessaria: idee, innovazione,
cambiamento, per affrontare un futuro da costruire con regole nuove.
Tanto per cominciare, per liberare risorse in
“tempi di crisi”, bisogna iniziare con la spending
review, una revisione della spesa
pubblica, spolpando all’osso i costi della macchina burocratica, che nel
tempo si è ingigantita a dismisura, e attuando politiche di contenimento delle
spese di gestione del patrimonio e dei servizi pubblici. E poi, cercare risorse
nuove, dove non le ha mai cercate nessuno. Questa è la sfida.
Ne “Il bilancio al tempo della crisi”, nel nostro
comune, i veri protagonisti di questa spending
review sono i lavoratori che gestivano i centri estivi. Saranno sostituiti
con volontari.
Poniamo l’attenzione su un tema assai dibattuto in
campo sociologico: il rischio che davvero il welfare state, in futuro, in una società organizzata sui modelli
attuali, debba essere sostituito dal volontariato.
Non è che magari poi, a qualche nostro assessore,
tra qualche tempo - visto che la memoria è corta – verrà in mente di proporre,
per la mense scolastiche, che so io, le “nonne cuoche”?
...sed peiora parantum!
RispondiEliminaSperiamo in un reale cambiamento altrimenti rischiamo veramente l'esasperazione.
non si voleva infierire così tanto, perché è vero che il peggio non è passato.
RispondiEliminaCi sono più piani in cui fare le valutazioni ma una cosa è certa, la risoluzione dei problemi spetta a coloro che rappresentano la classe dirigente che, comprendendo i problemi reali, cerca soluzioni per affrontarli.
Gli amministratori locali in questo hanno il vantaggio di conoscere il territorio in cui operano e i loro cittadini, per cui il compito dovrebbe essere meno arduo.
Però non si tratta più di fare scelte solo ideologiche, si tratta di farsi venire idee nuove, e di utilizzare nuovi strumenti, e questo lo possono fare solo persone con grandi capacità e conoscenze, altrimenti si rischia di ripetere sempre gli stessi errori
Bello: Condivisibile o meno , mi chiedo: è questo il linguaggio funzionale per arrivare alle orecchie (alle menti?) dell'alpignanese che non ha ancora votato Alpignano Sicura? Io temo ( a malincuore) che questo canale sia sterile.
RispondiEliminaLo temo anch'io, ma è un modo come un altro di aprire la discussione. Ma forse occorre essere più propositivi. Perché non fate voi una spending review e poi portate delle proposte concrete di tagli?
RispondiEliminaSolo chi è alla guida può fare queste operazioni: non si può responsabilizzare l'opposizione a essere operativa, l'opposizione può solo mettere in luce gli aspetti irrisolti di tutti i processi decisionali della maggioranza, per evitare conseguenze dannose per il paese, vedi ad esempio il caso della chiusura del passaggio a livello.
RispondiEliminaSe io ad esempio posso operare una revisione del mio budget familiare, per necessità di risparmio, non posso pensare che quanto da me intrapreso sia adatto anche a un'altra famiglia, che magari ha esigenze diverse dalle mie. Posso solo dare indicazioni di metodo, ma non posso certo avere una ricetta universalmente valida.
Questo vale anche per la macchina comunale: chi oggi governa ha questa responsabilità, risponde a un proprio programma, ed è "dentro ai conti".
Noi come opposizione abbiamo il compito di verificare che quanto portato avanti sia fatto con i criteri di correttezza ed equità.