mercoledì 7 agosto 2013

“NOI CHE FACCIAMO LE COSE…”

Fa un certo effetto sentire i nostri amministratori definirsi come “quelli che fanno le cose”: le cose che gli altri non hanno mai fatto. Se su quest’ultimo rilievo non v’è nulla da eccepire, sulla prima parte della dichiarazione si potrebbe dire che è perfettamente in linea con lo spirito dei tempi, ovvero della politica che ha messo in ginocchio l’Italia negli anni, e che ora si appresta finalmente al varo del primo “decreto del fare”. Evidente quanto ingenua defaillance, di chi sta ammettendo che i governi finora non hanno mai fatto nulla, in special modo dal momento dell’avvento, cinque anni fa, di una delle più profonde crisi economiche dell’ultimo secolo.
Intanto iniziamo a vedere qui da noi quali sarebbero queste “cose”.
Una di queste, lo sappiamo ormai da tempo, è la fontana. Ne sentivamo tutti la necessità, e ora con questo gran caldo se ne colgono a pieno le potenzialità.
Peccato che però il decoro e l’arredo urbano non fossero il primo punto del programma elettorale. Di punti ce ne sono 93, nel programma di mandato, ma questo proprio no.
Diamo anche atto che finalmente si è chiuso (difficile che si sia chiuso del tutto, inizieranno magari i ricorsi) il capitolo dell’affidamento della piscina, anche se ci sono voluti più di due anni per pubblicare il bando. Tutto il resto rimane questione aperta: i lavori da fare, i debiti di gestione, il mutuo pesantissimo, la causa di risarcimento.
Resta tutto uguale sul fronte dei servizi a domanda individuale: stessi soggetti, stesse modalità, nessuna novità, nessun risparmio. Ogni volta viene ribadito che non ci sono stati aumenti. Ricordiamo qui, una volta per tutte, che gli aumenti sono stati bloccati grazie a un intervento personale della sottoscritta, ai tempi della giunta Andreotti (dicembre 2010), ma il cavallo di battaglia è stato poi cavalcato fino a oggi dalla giunta attuale, come fosse un suo merito.
Bisogna dare atto che c’è anche un po’ di sfortuna e quello che poteva essere il grande vanto di un politico, ovvero la chiusura del passaggio a livello, non solo non la si riesce a ottenere pur avendo riempito pagine di giornali, ma si prospetta come un percorso pieno di insidie, che forse procurerà più guai che vantaggi, se veramente si realizzerà un sottopasso in via Verdi. E del destino dei 2.800.000 euro, con cui di cose effettivamente se ne fanno, ancora non ci è dato sapere.
Altra sfortuna, non essere riusciti in un mese e mezzo a far pervenire i bollettini per il pagamento della nuova Tares. E dire che avevamo fatto un consiglio comunale apposta, il 12 giugno, urgentissimo, perché le casse del comune sono vuote (per modo di dire). Ma non è che non sia stato fatto, è solo questione di tempismo: ricevere il bollettino il 30 luglio, per pagare il 31, mette a dura prova qualsiasi cittadino ben intenzionato, oltre che ovviamente tutti gli sportelli postali e bancari. Tutto in tilt, perché probabilmente dal 12 giugno al 25 luglio c’è stato troppo palio a cui pensare. Quello non manca mai nell’elenco delle cose fatte.
Al rientro ci accoglierà un’altra novità - ma forse qui non c’entra il Comune: una sorta di portale che assomiglia tanto a quelli per il rilevamento della velocità. Io mi preoccuperei di avvertire i miei cittadini, qualsiasi cosa esso sia, per non allarmare. Difatti si stanno tutti allarmando. Ma anche qui, l’informazione, se non è propaganda, non c’è bisogno di fornirla. I giornalisti si contattano solo quando bisogna parlare male di Alpignano SiCura.
Andando avanti con le cose fatte, nascono come funghi gli sportelli gratis per tutti, dal notaio a - guarda caso - il commercialista. Due professioni molto importanti nel mondo degli affari, dato che chi non ha soldi e proprietà o beni da gestire non ha bisogno di nessuno dei due (esistono già i caf, al limite). E meno male che ci governano quelli che fanno le cose di sinistra che solo loro sanno fare. Ci piacerebbe sapere quante consulenze ci sono state, da parte di chi e che cosa hanno prodotto. Certo per il comune non ci sono costi, ma già solo il fatto di essersene occupati, è tempo dedicato, spazi e idee, che fanno sicuramente bene al cittadino, se utilizzati, ma fanno anche molto bene alle professioni. Ora tutti gli ordini professionali si sfregano le mani e si chiedono a quando lo sportello dell’avvocato, dell’architetto, del farmacista, del chirurgo estetico. Di questo passo si potrebbe far rinascere il centro storico: ogni locale sfitto uno sportello pubblico.
Forse un servizio veramente utile sarebbe potuto essere una sorta di sportello europeo, utilizzando voucher e tirocini con personale qualificato (magari neolaureati in scienze politiche, economia, lingue) e costituendo un pool di esperti per la consultazione e la partecipazione ai bandi europei, con cui molti comuni hanno finanziato di tutto e di più. Così non ci sarebbe bisogno di adescare la buona fede dei consiglieri invitandoli a elargire al comune il gettone di presenza, di 19 euro lordi, che rischiano di finire nel calderone delle “cose da fare”.
E vale ancora la pena di richiamare ancora una volta l’operazione demagogica dell’Imu prima casa, abbassato al 0,38%, (riduzione dello 0,02 %), dato che è ormai evidente chi avvantaggia.
Per trovare le risorse per abbassare l’Imu alle ville si sono fatte scelte “di sinistra”, come ridurre gli interventi sulla cultura, proprio ora che finalmente qualcuno ha iniziato a capire che è il vero investimento su cui puntare, tanto da rivoluzionare i parametri con cui si misurerà il Pil nel futuro. Proprio ora che ormai tutte le campane ci dicono che sarebbe meglio invece potenziare, perché la cultura, quella vera, rende tutti più liberi e consapevoli.
Forse anziché tagliare sulla cultura, bisogna trasformarla.

1 commento:

  1. Beh, cari signori, questi qui si adeguano ai politici nazionali che hanno appena varato il decreto del fare... finta!. Pur non appoggiando il governo a livello nazionale, nel locale si comportano come gli altri... A questo proposito mi sia permessa una citazione di un sonetto del genio dei geni, Leonardo da Vinci:

    "Chi non può quel che vuol, quel che può voglia; che quel che non si può, folle è volere: adunque saggio è l'uomo da tenere, che da quel che non può, suo voler toglia:

    Però ch'ogni diletto nostro e doglia sta in sì e no saper voler potere: adunque quel sol può, che col dovere ne trae la ragion fuor di sua soglia.

    Nè sempre è da voler quel che l'uom puote; spesso par dolce quel che torna amaro; piansi già quel ch'io volsi, poi ch'io l'ebbi.

    Adunque, tu lettor di queste note, se a te vuoi esser buono, agli altri caro, vogli sempre poter quel che tu debbi."

    Se vuoi, puoi, e se puoi devi... FARE!.

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