giovedì 10 aprile 2014

CI DOBBIAMO SEMPRE ADEGUARE


Premesso che, nel programma amministrativo del sindaco, la cultura è una risorsa vitale per crescita di ogni individuo, un elemento di sviluppo economico e occupazionale utile alla crescita della città e che, tra gli obiettivi culturali, c’è la valorizzazione e il potenziamento di alcuni appuntamenti tra cui il carnevale [...]

Delibera di Giunta n° 31 del 13-02-14, che stanzia 6.087 euro per il Carnevale di Alpignano

Vale la pena spendere qualche parola sul Carnevale alpignanese, giusto perché ci rendiamo conto di quanto sia lontana dalle premesse sopra riportate e che non ci vengano a dire che l'esito è stato eccezionale nonostante le ristrettezze economiche.
Intanto forse occorre anche fare una riflessione più generale su quale sia la mission di un’amministrazione quando decide il programma delle manifestazioni del proprio territorio. Dove si vuole arrivare, quali sono gli obiettivi? Vogliamo iniziare veramente a fare cultura anche attraverso le manifestazioni, dando un taglio su una certa inclinazione da seguire, un’impronta caratteristica del proprio operato, oppure facciamo tanto per fare, perché non si dica che non abbiamo fatto? Così è poi sufficiente metterlo nell’elenco delle cose fatte, senza mai parlarne in termini qualitativi e senza raccoglierne i feedback sulla popolazione e sulle attività economiche (la delibera citata richiama anche la possibilità di consentire alle “realtà locali, ai commercianti e alle piccole imprese di promuoversi e incrementare il proprio lavoro”).
La sfilata dei carri ha subito negli anni un certo declino, ma quest’anno si è raggiunto un punto veramente basso.
È stata una vera a propria “carnevalata”, piena di contrattempi, ritardi, disorganizzazione, improvvisazione (tra tutti il più eclatante, la signora di Beinasco che sale sul palco e in piena autonomia chiama i suoi a fare un balletto, stravolgendo completamente la scaletta e rendendo poi la premiazione un’escalation di protagonismi).
Del tutto scomparsa la compagine scolastica, che è il momento in cui le famiglie alpignanesi si mettono in moto per la loro città, restano solo coloro che ancora al 30 marzo hanno voglia, mentre già si stanno organizzando le vacanze estive, di ritirare fuori costumi, magari pensati per sopportare 5 gradi e non 20.
Se poi chi vince non viene nemmeno premiato, per ripagarsi almeno le spese, perché dovrebbe restare ancora qualcuno che aspetta il primo aprile per riporre maschere e coriandoli? Forse per divertirsi.
Invece in tutto questo non ci siamo nemmeno divertiti.
Oltre a una sfilata decisamente sottotono, difatti, il vero flop è stato l’intrattenimento, affidato a volti già noti, l’Associazione Puro Stile Italiano.
Perché le gag e il cabaret improvvisato sul palco, da chi è stato pagato per far divertire la gente, era di pessimo gusto, e le poche pregevoli esibizioni (seppur forse troppo lunghe), quali quelle dei bravi ballerini di danze caraibiche, non sono nemmeno stati considerati dal pubblico, che voleva solo che si decretassero i vincitori (tra l’altro al buio, non sapendo da chi fosse composta la giuria e non sapendo che cosa ci fosse in palio).
Perché alla fine, dopo una giornata passata sotto il sole, aspettando 3 ore la partenza della sfilata, partita poi a singhiozzo, tutti avevano solo voglia di assistere alla premiazione e andarsi a riposare. Si può pensare di interpretare con maggiore serietà questo momento, con maggiore responsabilità dell’amministrazione nell’esternalizzare i servizi? Oppure ne possiamo anche fare a meno?
Se Puro Stile Italiano significa battutacce e volgarità, per quanto ritragga lo “stile” di un’Italia vanziniana e incline al tipico humor eterosessuale, forse un’amministrazione se deve investire comunque del denaro pubblico lo faccia puntando più in alto. Oppure guardi se ha qualcuno sul proprio territorio in grado di svolgere in modo più armonioso e consono questo ruolo.
Ci può dire l’Assessore con quali criteri è stata selezionata?
L’Assessore competente ritiene di aver ottemperato alle premesse, tanto da essere indispettito dalle nostre osservazioni e da quelle di alcuni genitori che si sono lamentati sui giornali, dato che è tutto gestito con pochi soldi e sua base volontaristica.
L’Assessore lascia la difesa alla stessa Associazione, la quale replica testualmente: “mi pare che alcuni genitori abbiano confuso la manifestazione del carnevale con una manifestazione religiosa” e “il lessico usato dai presentatori professionisti sul palco è lo stesso usato normalmente nei programmi televisivi” ...
Non so quanti cittadini alpignanesi si possano rispecchiare in questa clamorosa dichiarazione, ma di sicuro non dovrebbe potersi identificare chi ha il dovere di “fare cultura”.
Non dimentichiamo che, se anche il Carnevale è per tutti, i primi e più importanti spettatori sono i bambini.
Noi riteniamo che non sia fondamentale fare le cose per farle male. Per migliorare la cultura, questi stessi stanziamenti allora potremmo destinarli alle scuole a far partire da lì il vero rinnovamento culturale, se no il rischio è che il prossimo anno, magari, insieme alle “Due baldracche” (era veramente uno dei gruppi iscritti alla sfilata, tra l’altro quello che ha maggiormente occupato la scena, pensando di far scompisciare il pubblico) ci siano anche i “Due papponi”: perché se “le baldracche” esistono è perché c’è qualcuno che le sfrutta e, soprattutto, perché pullulano, numerosissimi, i clienti.

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