domenica 23 dicembre 2012

IL MONDO NON E' ANCORA FINITO



Alla fine del 2012 siamo in grado di fare un bilancio, dal nostro punto di vista, dei primi 19 mesi di governo Da Ronco, e ipotizzare la direzione che prenderanno gli eventi politici dei prossimi anni? Dovrebbe già essere possibile; difatti dovrebbero essere già state poste le basi per la realizzazione dei 93 punti del programma di mandato, ogni novità dovrebbe già essere stata impostata e dovremmo poter già intravvedere le ricadute sul medio-lungo periodo.
Ma se il buongiorno si vede dal mattino e il mattino è effettivamente ormai trascorso, si potrebbe dire che, rispetto alle ragioni che ci preoccupavano, e che hanno convinto noi di Alpignano SiCura a metterci in gioco con l'ambizione di governare il paese, è cambiato pochissimo. Il mattino è iniziato, come tutte le mattine, al buio; ma una preoccupante eclissi continua a oscurare l'orizzonte e non vediamo ancora dove stiamo andando. 
Certo chi governa attribuirà, com'è tipico, gran parte delle responabilità dei rallentamenti a una crisi epocale (già peraltro evidentissima durante la campagna elettorale) e alle scelte del governo italiano. Ma non è una giustificazione che noi accettiamo.
Noi continuiamo a non vedere il manifestarsi di segnali di rinnovamento nel linguaggio, nelle attitudini, nelle idee e nelle proposte dei nostri amministratori. Se a questo associamo i problemi economici, che stanno davvero attanagliando la nostra civiltà, perché di questo si tratta per buona parte degli intellettuali contemporanei, del declino di un modello di civiltà (succede, nella storia), allora noi pensiamo che quanto viene propagandato, nel modo in cui viene portato avanti, non darà una risposta ai problemi atavici della nostra città. Perché in quel modo di condurre la cosa pubblica noi continuiamo a riscontrare gli stessi rischi che ancora oggi, dopo mesi e mesi di polemiche e di proclami, ritroviamo anche sulla scena nazionale.
Non è stato fatto altro che riproporre le stesse cose che già c'erano, esattamente nello stesso modo. Dove stanno le novità? La vera svolta politica è stata puntare su una buona tenuta della maggioranza, con una tecnica che noi riteniamo discutibile.
La compresenza dell’immagine di città dormitorio e di preoccupazione per la possibile perdita di garanzie, che per generazioni hanno tutelato le fasce deboli e i lavoratori, sono effettivamente una gravosissima realtà, la cui soluzione non è certamente facile. Però va fatto un tentativo di cambiamento, di rinnovamento del modus operandi, che può trovare spazio solo se si prescinde dalle regole di partito, di coalizione, di premio elettorale, di scambio.
E probabilmente risolto il primo dei problemi si risolverebbe anche l’altro, e a cascata si innescherebbe una serie di micro-processi interdipendenti. Immaginiamo risorse pubbliche non solo più destinate a rotatorie e al mantenimento di un patrimonio già obsoleto sul nascere, ma anche a progetti concreti di risoluzione del problema atavico della mancanza assoluta di sistemi di start-up lavorativo per giovani e categorie a rischio, a reti efficaci di interscambio tra professionisti, aziende, disoccupati. La vocazione naturale di un paese come il nostro non va ricercata nel centro commerciale, nell’industria, o, peggio, nell'edilizia, ma è piuttosto in un sistema diffuso di artigianalità e commercio al dettaglio, di creazione e valorizzazione di eccellenze locali, che devono necessariamente essere incentivati e rivitalizzati, insieme a un centro storico straordinario; invece si assite, pensando ad altro, a questa lenta agonia attribuendo le responsabilità dei propri limiti a enti di ordine superiore.
Noi crediamo inoltre nel valore fondamentale dell'istruzione pubblica e della scuola, che l'ente locale dovrebbe salvaguardare sopra ogni cosa. Non si fa che invocare un radicale cambiamento di mentalità, nel nostro paese, e allora come si può pensare di non iniziare una rivoluzione culturale proprio a partire dall'istruzione primaria? Una scuola assente, che chiede alla propria città solo un sostegno economico, non può operare nessun cambiamento. E qui la volontà politica dovrebbe esercitare la propria funzione principale, ovvero condividere.

Siamo convinti che amministrare oggi un paese in crisi significhi come prima cosa cambiare le regole e le logiche della comunicazione politica; per compiere questo cambiamento occorre intervenire sugli schemi retorici e sul modo di affrontare le discussioni, a partire dal lavoro in Consiglio Comunale.

Noi vorremmo che il Consiglio Comunale si trasformasse dal luogo dello scontro al luogo del confronto aperto e nel merito delle questioni, perché siamo sicuri che le buone idee nascano solo se si abbandona la cultura del sospetto. Ma perché ciò avvenga è necessario prima avere dei segnali, che noi ancora non siamo stati in grado di cogliere.

Continuare a reiterare le stesse procedure, a mantenere gli stessi rapporti, a ripristinare modelli e tentare di recuperare persone-chiave non può essere considerato, per noi, ora, un segnale positivo.
Con questo messaggio rivolgiamo un pensiero a tutti gli alpignanesi, non solo per augurare festività più serene possibili, ma per invitare a riflettere sul vero valore universale del Natale e dei suoi doni: cercare di comprendere dove stia la differenza fondamentale tra la ricerca del benessere individuale e quella del benessere collettivo.

3 commenti:

  1. Sono d'accordo, anche se mi sento di dire che il cambiamento delle regole deve necessariamente essere subordinato al cambiamento delle logiche.
    Solo a titolo indicativo ritengo vantaggioso, per il bene comune, cominciare a ragionare su due "logiche" ormai assodate.

    1: tutti siamo portati a preferire chi, in ambito amministrativo, dice di difendere i nostri DIRITTI. Vero. E' altrettanto importante però che ognuno di noi, e di conseguenza anche chi ci amministra, si proponga di non dimenticare i proprii DOVERI. DIRITTI e DOVERI attingono forza dalla medesima radice, di natura marcatamente etica. Non esistono gli uni senza gli altri. Sono i due aspetti necessari dello stesso modo di essere. Parlare di DIRITTI senza tener conto dei DOVERI, o viceversa, significa valutare l'esistenza in maniera eccessivamente relativa, e quindi in assenza di oggettività.

    2. bisognerebbe scardinare la "logica" per cui tutto debba per forza assumere un valore di carattere economico; del tipo "il tempo è denaro!". Balle. Il tempo è il tempo, il denaro è denaro. Solo se mi interessa unicamente il denaro allora anche il tempo va monetizzato. Così però l'ersistenza si riduce all'accumulo di un tesoro espresso in euro, o simili, soggetto a svalutazione e quant'altro. Rivalutiamo l'idea di vivere almeno qualche momento della giornata "GRATIS", soprattutto se ciò consente di rendere disponibile per altri le ricchezze NON MONETARIE che ciascuno di noi possiede. Ogni minuto (tempo) investito a mettere in comune ricchezze non monetarie con chi ne ha bisogno genera un "arricchimento", una crescita delle potenzialità della collettività. In quest'ottica ogni cittadino partecipa al bene comune, essendone attore in prima persona.

    Proviamo a rifletterci. Buone Feste!

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    1. caro lettore,
      la tua è una posizione molto interessante ed è importante che si doffonda il più possibile.
      Mi fa piacere che il nostro blog sia un mezzo che, a partire dai nostri spunti, dia addirittura la possibilità di esprimere un messaggio più ampio, come emerge dalle tue righe; ed è anche importante che qualcuno si faccia carico della diffusione di principi e posizioni positive per la collettività.
      Io sono la prima a dichiarare che fare politica significhi fare un dono. Chi mette a disposizione se stesso e il proprio tempo fa un dono di immenso valore alla società. Il tempo e la partecipazione sono risorse che per le generazioni a venire saranno imprescindibili dal benessere generale.
      Quindi appoggio il tuo richiamo e sono convinta che saprai, in prima persona, farti portatore di questi principi sia nell'esempio sia nel messaggio.
      Tamara dbb

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  2. Mi paiono due spunti di riflessione che associati a quelli del post ci diamo vermante una dimensione nuova dell'amministrare e che sono stati il tanto anelato cambiamento di mentalità che ci auspicavamo. Mi ritornano in mente due articoli della costituzione che più volte nella campagna elettorale abbiamo citato ma che ogni cittadino dovrebbe avere sempre a mente :
    dall' art.4 della costituzione italiana "....ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propia scelta, un'attività o una funzione che concorra al progressivo materiale o spirituale della società"
    art. 54 costituzione : Tutti i cittadini hanno il dovere si essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il doevere di adempiere con disciplina ed onere, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge."
    Chissà se riusciremo (o se saremo vermante capaci) a far partire la possibilità di avere una politica partecipata dove ogni cittadino possa sentirsi protagonista del cambiamento che vorrebbe.
    Buon anno
    Gianni Brignolo

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