mercoledì 3 aprile 2013

CUSTODIAMO "IL CREATO"




Vorrei chiedere, per favore, 
a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità
in ambito economico, politico o sociale, 
a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: 
siamo “custodi” della creazione
Papa Francesco I, 19 marzo 2013


"Quello che l'uomo non comprende 
è che ciò che infligge alla terra 
alla fine lo infligge a se stesso"
da Animals United, Germania, 2010

di Roberto Canola
Non vorrei apparire blasfemo mettendo insieme il sacro (per la parte di coloro che lo considera diretta emanazione di una volontà suprema) con il profano (per la parte di coloro che lo considera la madre di tutti i peccati), tuttavia mi sembra necessario, anzi indispensabile, che la Politica oggi si assuma la responsabilità di salvare "il creato", almeno per la parte direttamente gestibile: il pianeta Terra e tutti i suoi abitanti.
Negli ultimi 30 anni sono stato testimone e in piccola parte anche promotore, di un’evoluzione delle coscienze in tema di salvaguardia dell’ambiente. I primi anni ’80 hanno dato il via a questa progressiva sensibilizzazione sulla necessità di preservare l’ambiente naturale, le sue risorse e la biodiversità; anche per merito del movimento ambientalista, che in Europa ha mosso i primi passi e portato al Parlamento Europeo l’istanza ecologista.
In quel decennio abbiamo scoperto la paura per il nucleare, venduto, fino all’incidente di Cernobyl, come una fonte di energia inesauribile e pulita.
Sempre negli anni ’80 abbiamo assistito alla devastazione dell’intera valle Bormida da parte dell’ACNA di Cengio (dal 1882 produzione di dinamite; dal 1925 di coloranti per l’industria), portata all’interesse nazionale da alcune inchieste giornalistiche a seguito di una serie ripetuta di incidenti e di inquinamenti delle acque superficiali e profonde. Scrive Fenoglio in Un giorno di fuoco: "Hai mai visto Bormida? Ha l'acqua color del sangue raggrumato, perché porta via i rifiuti delle fabbriche di Cengio e sulle rive non cresce più un filo d'erba. Un'acqua più porca e avvelenata, che ti mette freddo nel midollo, specie a vederla di notte sotto la luna." Cito questa vicenda perché emblematica del rapporto tra lavoro e ambiente; Fenoglio descrive uno dei più rilevanti disastri ambientali sostenuto dalle ragioni della politica e dalle ragioni dei sindacati per salvaguardare i posti di lavoro a scapito della vita di tutti (donne, uomini, bambini, animali, piante, acqua, aria, ovvero del "creato").
Non bastano questa vicenda (e altre) a riconvertire il pensiero culturale e politico e non basta a evitare il disastro dell’ILVA di Taranto.
Dal Blog del Comitato per Taranto: "a Taranto ormai viene chiuso tutto. Anche la Centrale del Latte, oltre all’allevamento di bestiame, all’agricoltura ecc, ecc. Come una piccola, grande Cernobyl. Là tutto inquinato da radioattività, qui da inquinanti chimici e industriali. Là la centrale di Cernoby e la città di Pryp’jat’, qui l’ILVA e la città di Taranto. Come a Pryp’jat’, le istituzioni farebbero meglio a dichiarare l’inagibilità del luogo, chiudere le porte di accesso alla città e ai paesi limitrofi e portare la popolazione in altri lidi. Sarebbe un'assunzione di responsabilità più coerente rispetto al balletto a cui si sta assistendo."
Attenzione! Più andiamo avanti e più non possiamo dire di non sapere. Non possiamo più tollerare che ci siano politiche e politici che parlano liberamente di lavoro e di crescita del PIL senza considerare che la crescita esponenziale del prodotto interno lordo (nazionale e mondiale) si è scontrata, da tempo, con i limiti fisici imposti dal Pianeta. Le conseguenze di questa logica perversa (crescita quantitativa di prodotti/merci indipendentemente dal reale utilizzo/domanda), ci ha portato verso scelte politiche ed economiche sbagliate. Ci hanno fatto credere e abbiamo creduto che all’aumento del PIL corrispondesse un aumento dei posti di lavoro e di conseguenza un aumento del benessere.
Siamo a tutt’oggi convinti ci sia un rapporto diretto tra la crescita della ricchezza e la crescita del benessere; ma così non è. A una crescita quantitativa non corrisponde una diffusa crescita della qualità della vita. La crisi che stiamo vivendo è qui a dimostrarlo. La forbice tra la parte più ricca del paese e quella più povera è sempre più ampia. L’industria automobilistica punta sulle auto di lusso (minori produzioni e maggiore margine di profitto). Ciò che servirebbe, se ci fosse una politica industriale degna di questo nome, sarebbe incentivare la ricerca e la produzione di auto a basse emissioni o a emissioni zero e contemporaneamente puntare su una mobilità pubblica efficiente, che consenta ai cittadini di spostarsi a basso costo.
Quello che servirebbe, se ci fosse una politica energetica, sarebbe incentivare la riduzione dei consumi di energia per scaldare le nostre case mediante una riqualificazione energetica degli edifici. Ma siamo ancora lontani e continuiamo ad avere case che costano molto e sono molto energivore; abbiamo ancora edifici pubblici (scuole, ospedali, municipi) che usano/sprecano molta più energia di quanto serva, alimentando il PIL e l’effetto serra.
Quello che servirebbe, se ci fosse una politica ambientale degna di questo nome, sarebbe ridurre i rifiuti alla fonte, evitando ad esempio di produrre tonnellate di imballaggi che hanno funzioni molto limitate in termini di tempo di utilizzo (servono per un tempo breve o brevissimo) e una vita potenziale estremamente lunga, se non vengono recuperati o distrutti.
Dal Sito del Corriere della Sera: "Anche l'Atlantico — come l'oceano Pacifico — ha la sua discarica flottante, in cui la plastica regna sovrana". Lo ha annunciato Kara Lavender Law, oceanografa di Sea Education Association, nel corso del recente «Ocean Science Meeting» organizzato dall'American Geophysical Union. "L'isola dei rifiuti si trova in un'area che corrisponde all'incirca al Mar dei Sargassi— ha raccontato la Lavender —, dove sono presenti correnti superficiali con una velocità di meno di due centimetri al secondo."
Quale la risposta della politica a questo problema? Una raccolta differenziata che ( in provincia di Torino Bacino del CIDIU per fare un esempio ) da anni non supera, in media, il 55%. La ragione è semplice; perché l’indifferenziato (il restante 45% + lo scarto della raccolta differenziata ) deve alimentare l’inceneritore. Alla faccia della riduzione dei gas serra.
Ci sono di contro esempi virtuosi. A Novara La raccolta differenziata supera il 70% e si assiste al fenomeno della riduzione dei rifiuti pro capite. L’esperienza di Vedelago (Treviso) insegna che si può fare economia, creando posti di lavoro, partendo dal recupero di rifiuti che diventano materia prima utilizzabile in diverse applicazioni.
Tutto ciò richiede una nuova volontà politica e una nuova classe politica che voglia rappresentare non solo il proprio elettorato, ma abbia la presunzione di voler rappresentare "il creato".
Queste sono le risposte che chiede questa crisi, queste sono le risposte che chiede il pianeta.

 

Nel ringraziare Roberto Canola per il suo contributo, Alpignano SiCura invita i lettori a condividere il proprio punto di vista in riferimento a uno dei temi di attualità più scottanti, quello della salvaguardia dell'ambiente in relazione alle attività umane.
Stando alla base del nostro programma politico la "cura" in tutte le sue forme, dalla città alle persone, dalle istituzioni alla cultura, iniziamo ad affrontare alcuni argomenti di interesse collettivo, su cui sarà fondamentale che la Politica inizi a esprimere la propria visione.

2 commenti:

  1. Il post è bello, articolato ed il tema interessante. I grandi temi (ambiente, libertà, diritti umani e sociali, giustizia, pace.....) si prestano molto a creare grandi consensi. Difficile trovare qualcuno contro a priori! La difficoltà sta poi nel riuscire a far si che si riesca a sensibilizzare concretamente i singoli individui "convincendoli" che anche sui grandi temi glii individui possono dare il loro contributo. Spesso succede che i singoli si sentano estranei ai grandi temi (un po' perchè pensano che siano problemi che riguardano solo chi li vive....del tipo........ Taranto è un problema di quella città ed io ad Alpignano che cosa posso fare.....senza pensare che noi abbiamo magari il sito della ex borgo piuttosto che la possibilità di avere vicino ai nostri pozzi le cave di smarino del materiale della Tav) un po' perchè non credono (a volte con cognizione di causa a volte un po' per pigrizia mentale) che anche i piccoli gesti di una comunità possano aiutare a cambiare (del tipo........... ma il mio sacrificio a cosa serve se poi tutti vanno a lavorare in macchina, si muovono su suv inquinanti, non isolano casa propria, se utilizziamo sempre più prodotti derivati dal petrolio che ci impongono le normative......, se......e quindi chi me lo fa fare di essere lo scemo del villaggio o peggio di educare i miei figli ad un comportamento che non porterà loro benefici immediati in termini economici?), Da qui nasce sempre il rischio che su questi grandi temisiano sensibili solo da una sorta di "elite" che è vista dai più come una sorta di "banda sognatrice" che porta avanti una battaglia troppo grande per potere esser vinta. Questo a mio avviso è la grande sfida ovvero che ogni singolo individuo riesca concretamente a metabolizzare che il proprio comportamento e quello dei propri figli è effettivamente un tassello fondamentale del progetto.
    Concludo il mio intervento, un po' lungo e logorroico con una frase che mi è sempre stata in mente e che era il motto di un grande amico che ci ha lasciato troppo presto.
    PER CONCRETIZZARE PICCOLI RISULTATI, BISOGNA AVERE GRANDI SOGNI!
    Grazie per lo spazio
    Garibuia

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    1. gentile lettore,
      come dice Canola, "non si può più far finta di non sapere"...e non si può comprendere il problema a scala locale se non si ha una visione globale di ciò che sta accadendo: il depauperamento delle risorse idriche, la cementificazione delle coste e delle terre permeabili, il disboscamento, gli sversamenti degli inquinanti, l'abnorme produzione di rifiuti e di cibo (che non va a sfamare chi non ne ha), le emissioni in forte crescita, le sperimentazioni militari stanno travolgendo il pianeta. Alpignano ne fa parte come una qualsiasi altro pezzo di mondo e ne subirà più o meno le conseguenze. Un conto è risolvere problemi concreti che indichi, un conto è COMPRENDERE LA PORTATA DEL FENOMENO.
      Questi sono problemi di scala che solo una politica che imponga un'altra visione dei modelli economici può risolvere. La scelta personale di andare in bicicletta, o di mangiare ogm free, o di riciclare anche le finestre di plastica delle buste delle lettere significa semplicemente aver capito e accettato la realtà. Se tutti facessimo questo passaggio mentale, e fossimo almeno PREOCCUPATI dei rischi che corriamo, anziché confidare nella capacità autorigenerativa del pianeta, sarebbe compito più facile, per chi detta le regole del gioco, cambiarle, perché parte dello stesso ecosistema.

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