venerdì 24 ottobre 2014

ALPIGNANO METROPOLITANA

Veduta di Torino Antica e del suo territorio


La Città metropolitana è stata istituita da una legge, la n° 56 del 7 aprile 2014, o cosiddetta “legge Delrio”.

Da allora a oggi non è stata praticata nessuna significativa operazione di divulgazione di quali siano le ragioni della sua costituzione e degli obiettivi che si pone il governo, nel trasferire alcune competenze dalla Provincia a questa nuova entità.

La sua imminente entrata in funzione prevede alcuni passaggi che ne determinano l’ambito operativo. Il primo passaggio è stato l’elezione di un Consiglio metropolitano, avvenuta il 12 ottobre scorso, che segue indicativamente la costituzione di una qualsiasi consiglio comunale: formazione di liste dei candidati, raccolta di firme nella misura del 5%, presentazione del simbolo e del nome della lista. La lista dei candidati è composta da soli consiglieri comunali in carica e da Sindaci, deve essere sottoscritta da consiglieri comunali e sindaci e può essere votata solo da consiglieri comunali e sindaci.

Per il nostro territorio si sono presentate tre liste: una composta da una compagine che riflette in questo momento la struttura dei partiti che governano l’Italia, una composta da Movimento 5 Stelle e la terza da partiti che si sono attribuiti il titolo piuttosto fuorviante di “Lista civica per il territorio”, senza esserne reale espressione, essendo rappresentata da Fratelli d’Italia e Lega Nord.

Va da sé che in questo modo è abbastanza facile capire dove si sarebbe andati a finire e difatti per l’area Metropolitana torinese il risultato era scontato.

Davanti a questo scenario, occorre capire quale sarà il ruolo delle vere liste civiche, che nascono ormai numerose nella grande provincia torinese, che pur rinunciando ai rapporti con i partiti hanno una caratterizzazione locale, ma sono portatrici di istanze e di visioni comuni molto forti e omogenee (concretezza dei bilanci, attenzione agli sprechi, visione del territorio come bene comune, partecipazione).

Il nodo su cui occorrerà discutere e confrontarsi è quindi quello della rappresentanza delle istanze civiche dei territori, che non hanno nessuna concreta possibilità di emergere, a meno di riuscire a organizzarsi in una lista ad hoc per la prossima tornata elettorale (che avverrà con le elezioni comunali di Torino).

Ma che funzioni assume questo ente e come si articoleranno le competenze ereditate dalla Provincia che comunque non scompare?

La scarsa informazione – magari non per cattiva fede, ma perché forse nessuno ha ben chiaro dove andare a parare – non permette di avere le idee chiare sui futuri scenari: come si rapporta la Città metropolitana ai comuni che non hanno eletti al suo interno, che ne sarà delle piccole realtà, si va veramente verso l’unione dei comuni?

In questo momento il Consiglio metropolitano sta lavorando allo Statuto, che deve obbligatoriamente entrare in vigore entro il 31 dicembre 2014 attraverso l’approvazione da parte della Conferenza metropolitana (composta da tutti i Sindaci della Provincia di Torino). Ma dato che l’eventuale mancata approvazione non prevede sanzioni, c’è da immaginare che prima di giugno (termine oltre il quale l’ente verremmo commissariati) non vedremo molto.

Con questo documento si stabiliranno le modalità con cui i vari Sindaci dei comuni del torinese dovranno formulare gli indirizzi politici e organizzare i servizi per un territorio più vasto di quello che li ha eletti, trovandosi da un giorno all’altro a dimostrare magari competenze che non ci sono. Immaginate questo scenario per Alpignano, dove non si sa nemmeno ripristinare qualche metro quadro di porfido!

Dall’altra parte, i consiglieri Sindaci eletti nel Consiglio metropolitano, oltre che occuparsi della loro città, dovranno pensare al territorio al di fuori dei confini comunali, come una nuova regione da governare, svolgendo alcune funzioni che propriamente erano in capo alla Provincia di Torino.

Una bella responsabilità, che solo una nuova generazione di amministratori con una visione meno campanilistica e legata al mantenimento del consenso tra i propri elettori può avere, e che dovrà necessariamente essere dimostrata durante la campagna elettorale locale.



E per dimostrare che molti dei nostri principali esponenti politici sono persone semplici, simili a tutti noi, un video “virale” che da ieri rimbalza sul web, sull’autore della legge citata in apertura di questo post:

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