martedì 8 gennaio 2013

LA PIU' GRAVE DELLE PIAGHE...




Nel Consiglio Comunale del 17 dicembre 2012 è stato approvato un progetto, proposto in prima battuta dal Partito Democratico durante il Consiglio Comunale del 27 settembre scorso, per l'adesione all'Associazione Avviso Pubblico, una realtà impegnata a diffondere, attraverso la collaborazione tra gli enti italiani aderenti, la cultura della legalità, in particolare la lotta alle mafie.
In quella circostanza noi di Alpignano SiCura, data l'importanza di un tema come quello della fondamentale protezione delle istituzioni dalle infiltrazioni mafiose, avevamo chiesto il rinvio della discussione in I e IV commissione congiunte, suggeriemento che non è stato accolto. Parole nel vuoto.
Anche se è necessario, per certi temi, dare la propria condivisione a priori, è anche

importante che certe scelte vadano approfondite e prese sul serio dal punto di vista del contributo concreto di cui il Comune di Alpignano intende farsi promotore. E dato che l'associazione prevede che l'adesione non sia solo formale, ma che si condivida con i cittadini esperienze e progetti, tutti i comuni iscritti dovrebbero promuovere iniziative sul proprio territorio, attraverso manifestazioni pubbliche e scuola.
Ci sembrava quindi importante conoscere che tipo di impegno andavamo a sottoscrivere, in termini di progettualità; aspetto che a settembre non era ancora così chiaro. Ci sarebbe piaciuto sapere in che modo il nostro Comune intendesse portare a termine questo impegno, con che tipo di iniziative reali e tangibili e quale cifra avesse intenzione di stanziare, oltre alla quota annuale di adesione di 700 euro, per svolgere queste complesse attività.
Infatti in quella seduta di Consiglio la proposta venne ritirata, per un successivo aggiornamento.
Nell'ultimo Consiglio, al quale noi eravamo purtroppo assenti, il progetto è stato poi ripresentato, sottoscritto a sorpresa da tutti i consiglieri di Alpignano Democratica, Sel e Partito Democratico. Essendo assenti, non abbiamo potuto replicare direttamente alle critiche della maggioranza, che si riteneva "rammaricata" per il fatto che anche noi non avessimo sottoscritto il documento.
Questo è l'aspetto che ci interessa qui commentare.
Siamo sicuri che nessuno intendesse insinuare che non abbiamo firmato perché noi, come qualcuno tempo fa ebbe il coraggio di dire, intendiamo convivere con la cultura mafiosa.
Il fatto è che la cattiva fede dovrebbe far tacere chi sa benissimo che noi non abbiamo potuto firmare PERCHE' NON SIAMO STATI COINVOLTI in nessuna delle occasioni in cui evidentemente maggiornaza e parte della minoranza hanno discusso insieme del progetto. C'è da chiedersi se si tratti di una svista dei promotori dell'iniziativa, o di una nostra imperdonabile distrazione. 
Noi riteniamo, che in un comune come il nostro, la salvaguardia dall’infiltrazione mafiosa sia totalmente in capo alle responsabilità degli amministratori, perché si tratta di entità modeste, dove le storie personali di chi decide di entrare in politica o di avviare della attività economiche può essere facilmente monitorata. Per quanto riguarda la gestione degli appalti e dei lavori edili, poi, il corpo normativo è sufficientemente strutturato per difendere, oltre ai principio di concorrenza, la trasparenza e la legalità, e quindi non ci dovrebbero essere timori per il futuro del piano regolatore. Se c'è la volontà politica!
Ciò che è fondamentale, e che è l'obiettivo di questo progetto, è la necessità di continuare a mantenere viva l'attenzione e di dotarsi di strumenti, seppure ridondanti, sempre nuovi, per richiamare l'attenzione sul potere tentacolare della criminalità organizzata, stimolando nelle società civile la rinnovata repulsione per tutti gli atteggiamenti di tipo mafioso. Pertanto ci aspettiamo che l'attività di sensibilizzazione si avvii a partire da una proficua collaborazione tra scuola e amministratori.
Noi avremmo certamente firmato il documento, a patto che ci fosse stata data la possibilità di ricevere risposte ad alcune richieste di chiarimenti, già espressi nella seduta del 27 settembre, che qui richiamiamo:
  1. qual è l’impegno concreto che si è prefissato l’amministrazione (stanziamenti e iniziative) per le attività previste, e poi per le trasferte in occasione delle riunioni dei soci;
  2. quali sono state le azioni più rilevanti compiute dall'Associazione da quando è nata, ovvero 17 anni fa, durante una delle stagioni più pesanti che la nostra democrazia ha dovuto affrontare nella storia recente;
  3. quali sono i comuni che vi hanno aderito;
  4. quanto costa il mantenimento della struttura e se tutti i collaboratori (compreso il direttivo) lavorano in regime volontaristico;
  5. la nostra amministrazione non ha fatto ancora abbastanza per la prevenzione e la sensibilizzazione della cultura della legalità nel nostro comune? In fondo il Sindaco ha anche dichiarato che "siamo arrivati a un livello tale di democrazia che possiamo essere orgogliosi di essere cittadini europei", avendo l'Europa vinto il Nobel per la Pace. Dovremmo già essere a un punto di arrivo.
Al di là degli aspetti retorici e politically correct di questa scelta, che approviamo certamente dal punto di vista formale, ci chiediamo però, com'è nostra abitudine, di analizzare l'argomeno da tutti i punti di vista, anche quelli apparentemente scomodi, e di completare le informazioni. 
Alla domanda 4 ci siamo risposti da soli, consultando i bilanci dell''Associazione:
dove emerge che alle attività vere e proprie viene dedicato poco più del 10% del bilancio, da ripartire tra tutti gli associati italiani (circa 22.000 euro). Il resto (circa 156.000 euro) se ne va tra spese di personale e gestione, nonostante fosse stato dichiarato in Consiglio che questi costi non ci sono.
Facciamo una banale osservazione: non è che i 700 euro annuali di quota associativa potrebbero essere spesi direttamente dal nostro Comune per fare lo stesso tipo di attività in autonomia?

A questa, e alle altre domande, avrà occasione di rispondere la nostra maggioranza.

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