mercoledì 6 febbraio 2013

La Rassegna di Alpignano SiCura - parte III

Continua la nostra rassegna pre-elettorale con il contributo di PAOLO ALPE.
Dato il grande interesse che ha suscitato il precedente intervento di Brignolo, in linea anche con quello che proponiamo questa settimana, sulla responsabilità di ciascuno di noi nel cercare di dare del proprio meglio in una qualsiasi delle forme di partecipazione civile, facciamo in quest'ottica tutti i nostri migliori auguri a Paolo Giacomino, nuovo referente del Partito Democratico alpignanese. Tocca a lui ora raccogliere tutte le istanze, elaborarle e farle confluire in un progetto stabile, che abbia al centro finalmente la nostra città e i suoi bisogni, taghettando un partito in crisi verso la modernità.


Ancora una volta siamo chiamati a decidere…
Ancora una volta, nonostante la delusione, potremmo avallare col nostro voto l’operato di un qualcuno che non ci rispecchia, almeno non per serietà, almeno non per ciò di cui siamo stati testimoni sino ad oggi.
Un detto popolare sostiene che ogni popolo abbia la classe dirigente che si merita, e forse, come sempre accade in relazione ai detti popolari, forse un fondo di verità esiste!
 
Già nel 1886 veniva pronunciata la frase: “fatta l’Italia ora bisogna fare gli Italiani!” (Massimo Taparelli d’Azeglio o Ferdinando Martini?), e dopo oltre 150 anni dalla unificazione dobbiamo prendere atto che di differente da allora c’è solo che è passato un secolo e mezzo senza che ciò abbia prodotto un risultato apprezzabile. Certo abbiamo
scusanti storiche eccellenti: da sempre l’Italia, terra di conquista, è stata terra dai mille campanili e non ha mai potuto permettersi di crescere insieme e comportasi come una nazione al pari di quelle che possono vantare antiche monarchie. Tuttavia, le scuse servono a poco e viene spontaneo domandarsi: che cosa manca? Come evolversi e migliorare?
Una prima indicazione la fornisce nel suo precedente post Giovanni Brignolo citando JFK.
Ecco che allora, improvvisamente una strada è tracciata. Il punto di vista sensibilmente cambia.
Diventa maggiormente chiaro il messaggio e il percorso da intraprendere.
La maggior parte di noi, sino a oggi, ha votato non per il bene del Paese quanto in funzione del favorire la fazione politica, che potesse tutelare e proteggere maggiormente i propri interessi; e come possiamo biasimare e pretendere che i nostri politici agiscano guidati da puro spirito filantropico?
La “rivoluzione”, l’innovazione, deve avvenire dal basso.
No, non è un idea “di sinistra” (ammesso che abbia ancora un senso parlare di ideologie politiche, desuete e anacronistiche), è la crescita, l’evoluzione, di un popolo. è un’idea “esemplare”, nel senso che deve fornire l’esempio, come il “buon padre di famiglia”. Per uno strano paradosso oggi i “figli” sono chiamati, dalla gravità della situazione, a dare loro l’esempio, tentando di redimere un “padre” che non è più in grado di fornirlo. Non è più una guida.
Intrapreso, e mantenuto, il cammino nell’idea di un’Europa unita, le scelte e gli indirizzi politici saranno sempre più di carattere comunitario, si eserciteranno sempre più a Bruxelles, dove la nostra nazione manda i “trombati” di alto lignaggio senza, miopicamente, comprendere che le scelte importanti si sposteranno sempre più fuori da Roma e pertanto sarebbe auspicabile che in tali occasioni fossimo rappresentati dai nostri più autorevoli esponenti e non dagli scarti elettorali.
Demandate all’Europa le linee guida, allora avremo sempre maggior necessità di buoni amministratori; avremo necessità di rappresentanti che possano dare un esempio da seguire; avremo necessità di personalità che sappiano imporre, e anteporre, il bene comune dell’intera nazione sull’interesse privato.
Occorre, a partire dalla gente, cambiare la mentalità! Riconsiderare l’importanza del patrimonio comune nella sua accezione più ampia, svalutato nell’immaginario collettivo dalla mancata identificazione fisica di un proprietario privato.
Occorre trovare il coraggio, ma soprattutto la voglia, di cambiare le cose esprimendo al seggio il proprio pensiero anche “solo” per onorare la memoria di coloro i quali si sacrificarono per regalarci un esercizio democratico della volontà della Nazione (e che è doveroso ricordare non furono solo di sinistra!)
Occorre che l’impegno sia preso in prima persona da ognuno di noi nel nostro piccolo a partire dal condominio, dal quartiere, dal comune in cui viviamo, con lo stesso spirito associazionistico, disinteressato, che ci rende orgogliosi di essere Italiani ogni qual volta una fetta di popolazione necessità di un aiuto particolare e la Nazione risponde compatta.
In sintesi, non possiamo più demandare ad altri scelte che ci riguardano direttamente, senza esercitare un controllo attento sull’operato di chi dovrebbe agire per la comunità. Dobbiamo essere capaci di una ripresa, la “ri-presa” della nostra Nazione e del nostro futuro
In un paese dove si è creduto di poter surrogare il “buon senso” (univoco e adeguato), con la norma (applicabile e interpretabile), occorre venga ritrovato con sollecitudine lo spirito di servizio.
Come ebbe modo di dire Martin Luther King nel suo famoso discorso: “io ho un sogno…”

2 commenti:

  1. Grazie degli auguri ... mi piace pensare che la strada verso la modernità sia il percorso verso la cima della montagna ... alla base della stessa i sentieri sono tanti ma prima o poi si congiungono per arrivare ad una unica e medesima meta.
    Buon lavoro a tutti
    Paolo Giacomino - Segretario del PD di Alpignano

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  2. caro paolo, ma la modernità non chiede che le montagne si traforino per passare dall'altra parte???

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