giovedì 6 giugno 2013

RICOMINCIARE DALLA SCUOLA PUBBLICA?

 "Il mio dovere è di avvertirti che se quello che tu dici 
adesso non è vero, la mia assoluzione non ha alcun valore
 ... sai che cosa ti aspetta se tu mi inganni?
"Che cosa?"
"La dannazione."


Alberto MORAVIA, Il conformista, 1951, p. 108 ed. Bompiani

Ci sono certi temi che non devono spaventare, e soprattutto non devono dividere.
Ci siamo resi conto che il post della settimana scorsa ha dato luogo a diversi fraintendimenti e molte strumentalizzazioni, perché quando si infrangono i tabù non tutti sono preparati e si preferisce stravolgere il senso che chi scrive vorrebbe dare al proprio contributo, piuttosto che aggiornare le proprie riflessioni.
E quindi c'è chi strumentalizza l'occasione per mettere in evidenza inesistenti attacchi alla religione cattolica (e poi siamo noi i fomentatori...), c'è chi si preoccupa solo di attriti all'interno di partiti che devono misurare la coerenza dei propri manifesti con le persone che li compongono, e c'è chi invece confonde la riflessione con una presa di posizione personale contro qualcuno o contro qualcosa.

In realtà il vero movente dell'articolo della settimana scorsa sta nella domanda finale: stiamo ancora rispettando i principi per cui nascono le scuole parificate (che siano laiche o confessionali non fa differenza), oppure sono un rifugio per famiglie che pensano di salvaguardare i propri figli dalle differenze, che sono la caratteristica della scuola pubblica?

Un pubblico amministratore che continui a reiterare le stesse procedure, senza sottoporle continuamente a verifica, rischia di far perdere identità al proprio operato e ci sono alcune questioni troppo importanti per non essere ridiscusse nella loro essenza. La scuola è una di queste.

Desidero pubblicare per questa settimana la lettera che Gianni Brignolo, coordinatore di Alpignano SiCura, ha scritto, in sintonia con alcune discussioni condivise sullo stato di fatto e il destino della scuola pubblica non solo locale, ma "ministeriale". Siccome la scuola dell'obbligo dovrebbe essere il luogo in cui si formano la cultura individuale e la vita di relazione, solo se arricchita dalla straordinaria articolazione sociale che caratterizza l'istituzione pubblica, si recupera il giusto valore di questa esperienza. Se vogliamo migliorare la società dobbiamo porci il problema se ridare centralità alla scuola pubblica.

"Il post [...] offre ampi spazi alla discussione.
Lasciamo da parte le facili polemiche del tipo scuola privata = scuola confessionale. Oggi non è nemmeno più così e spesso chi sceglie la scuola privata non lo fa nemmeno più per scegliere una sorta di modello educativo. Basterebbe guardare quanti asili privati sono nati nelle nostre città. La maggior parte di questi non sono tenuti da enti religiosi o confessionali.
Il problema sollevato è giusto, condivisibile e se vogliamo una Italia (o Alpignano) migliore da lì dobbiamo partire, senza paure, senza preconcetti, senza divisioni ideologiche.
La provocazione è giusta!
Un'amministrazione (ma qualsiasi cittadino) per sua scelta deve credere e fare di tutto per rispettare la costituzione, perchè crede che l'istruzione sia un valore aggiunto, perchè crede che educare alla "pluralità" e all'inclusione sia l'unica via per dare alle nuove generazioni grandi e grosse prospettive.
Noi dobbiamo finanziare ed esigere una scuola laica, pluralista e liberale, indipendentemente da chi la dirigerà, meglio se un ente pubblico.
Dobbiamo quindi chiederci, prima ancora di come destinare delle somme, se la scuola e l'istruzione sono per noi fondamentali. Poi allora ci chiediamo quale scuola vogliamo sostenere, quali obiettivi vogliamo raggiungere, quali priorità dare alla scuola e allora quali risorse siamo disponibili ad assegnare.
Il problema è però ancora più profondo, perchè per fare questo tipo di scelta ci vogliono amministratori con le idee chiare su quelli che sono i propri obiettivi e con la ferma convinzione che una nuova visione della nostra società parta dalla scuola, prima ancora che luogo in cui fornisco delle nozioni, luogo dove educo a un modo di essere, a un modo di affrontare la vita di domani.
Parlare solo di somme da destinare alle strutture, seppur importante, è riduttivo.
Una somma può essere tanto, poco o troppo, bisogna vedere a che cosa si riferisce, che cosa si vuole ottenere con i soldi stanziati.
Vi inviterei a riflettere su una frase sentita a un convegno da parte di una responsabile del Provveditorato della zona di Mondovì, ove si asserisce che spesso le somme stanziate per le scuole dalle amministrazioni sono persino abbondanti, il problema è che vengono sprecate in situazioni che non hanno nessuna valenza per la scuola stessa. Mi piacerebbe riportarvi anche altro, ma sarebbe troppo lungo.
Spesso invece si danno delle risorse senza aver chiaro l'obiettivo che si vuole raggiungere.
Sarebbe opportuno che un'amministrazione avesse la forza e la capacità di far sedere intorno allo stesso tavolo dirigenti scolastici, rappresentanti degli insegnanti, dei genitori con un patto che sia chiaro: io investo, ma voi investite (non necessariamente in denaro) insieme a me! Mettere soldi nelle strutture è importante ma non basta. Ci vuole coraggio, voglia di rischiare per una causa giusta! Ci vuole una scuola che metta al centro gli studenti.
Ci vogliono strutture adeguate, ma ci vogliono docenti preparati, appassionati, attenti, progetti scolastici coinvolgenti, obiettivi e situazioni adeguati ai bambini e ai ragazzi di oggi, che parlino al territorio, al mondo del lavoro, contestualizzate, capaci di interpretare i segni e i sogni dei ragazzi. La sola buona volontà dell'amministrazione non basta anche se è fondamentale. Si direbbe in gergo matematico CONDIZIONE NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE. Qui ad Alpignano, siamo ancora un passo indietro. Ci preoccupiamo solamente di fare investimenti per non avere responsabilità o perchè si è sempre fatto così. Una amministrazione DEVE sostenere la scuola pubblica, ma deve avere il coraggio di imporre in forza della costituzione un patto che è molto semplice: io investo perchè credo nella scuola pubblica, ma esigo che ai miei investimenti ci sia una risposta altrettanto forte da tutte le componenti che compongono la scuola. Ognuno deve mettere al primo posto i bambini perchè solo così costruiremo una società migliore: qui invece abbiamo un'amministrazione che cerca di spendere il minimo indispensabile per non avere denunce, una dirigenza che si preoccupa anch'essa di non avere denunce, ingabbiata in formalismi, regole, burocrazia  un corpo insegnanti che non vuole essere giudicato e per tanto impegnato a rispettare le formalità imposte dal ministero in modo da non accollarsi nessuna responsabilità, il personale ATA a cui interessa mantenere il proprio ruolo indipendentemenete che sia necessario oppure no, i genitori a cui preme che i propri figli stiano a scuola il più possibile, senza chiedersi in che modo venga impegnato il loro tempo, che spesso si preoccupano solamente che si abbia un risultato scolastico possibilmente migliore di quello dei propri parenti più stretti o che si sia svolto sulla carta un programma più corposo rispetto a quello dei figli dei propri colleghi di lavoro, indipendentemete sull'efficacia di quanto appreso. 
E I BAMBINI? LE LORO ESIGENZE, LA SCUOLA CHE IMPLEMENTA, CHE INTEGRA, CHE INTERESSA, CHE INTERAGISCE, CHE SCOPRE, CHE ESCE DAL SUO GUSCIO ... UNA SCUOLA A COLORI, CHE VIVE I CORTILI ANCHE FUORI ORARIO SCOLASTICO, CHE INTERAGISCE CON IL TERRITORIO, CON I LABORATORI, CON LA TECNOLOGIA, CON IL MONDO DEL LAVORO ... CHE SI INCURIOSISCE, CHE FA CRESCERE LE DIVERSITA'?
In questo vorrei l'impegno di una Amministrazione Pubblica. Non è una questione di finanziamento. Mi piacerebbe che un genitore di fronte a una scuola privata che magari gode anche di maggiori finanziamenti (non necessariamente dall'ente Pubblico) sceglie per il proprio figlio una scuola pubblica perchè migliore, non tanto (o non solo) nei mezzi, ma nelle idee, nei metodi, negli obiettivi. Ecco dove ritrovo i concetti di "laico" e "liberale". Una scuola pubblica che goda delle migliore risorse: ma le migliori risorse non sono solo le somme in denaro, ma anche preparazione degli insegnanti, interesse, efficacia, efficienza, sinergia, diversità, interesse, curisosità, e anche nozioni e regole di vita. Se la mettiamo solo in una sorta di ridistribuzione di risorse affrontiamo solo una parte del problema. La competitività della Scuola Pubblica deve partire direttamente dalla capacità, dalla passione e dal coraggio degli attori e solo dopo dalle risorse.
Io ho le netta sensazione che questa amministrazione non abbia assolutamente i "numeri" per concepire e affrontare una battaglia di questo tipo. [...] Magari il tema del finanziamento alla scuola privata potrebbe essere il presupposto per incominciare a credere (ma anche a esigere) in una scuola pubblica migliore, anche a partire dal suo finanziamento, dove forse si può intervenire politicamente in modo più immediato. Un punto da cui partire bisognerà pure trovarlo, anche se non è il più importante!"

3 commenti:

  1. In questa lettera c'è tutto quello che avrei sempre voluto dire ma non ho mai avuto occasione di farlo, ne sarei stato capace con tanta chiarezza e autorevolezza. Dovrebbero leggerla politici, dirigenti insegnanti, operatori scolastici ma soprattutto noi genitori per amore dei nostri figli.

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  2. ..in questa lettera c'è molto di "quello" in cui ho sempre creduto e cercato di realizzare in una RELAZIONE EDUCATIVA.
    L'"appello" cosi' forte ad occuparsi del problema cosi' grave DEVE COINVOLGERE tutti gli"attori" dei processi educativi e le Istituzioni preposte. Al centro di ogni discussione :IL PIANETA BAMBINO !
    Avete notato quanto poco si "parli" di EDUCAZIONE, FORMAZIONE, PROGETTI EDUCATIVI , ISTRUZIONE ?
    Chi ha voglia di mettersi attorno ad un tavolo ed iniziare una chiacchierata ?Claudia

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  3. secondo me c'è troppa attenzione al bambino come individuo, una attenzione persino ossessiva di tutela, mentre è del tutto trascurato nella scuola l'aspetto della socialità, della collettività, senza parlare delle questioni di "genere" e delle differenze. Il bambino non è un soggetto avulso da difendere dal mondo e dalle esperienze, ma è da integrare e informare, perché solo come soggetto inserito in un contesto potrà formarsi una propria coscienza critica.
    I bambini hanno il dovere, come gli adulti, di conoscere la complessità del mondo e devono avere la percezione di una loro responsabilità seppure nel loro piccolo.
    L'insistenza sul piano delle prestazioni da parte delle famiglie e della sicurezza da parte degli insegnanti ci sta consegnando soggetti deboli e poco indipendenti, incapaci di formulare un pensiero autonomo e connesso con la realtà che li circonda.
    Su questo secondo me bisogna lavorare maggiormente, ovvero sulla necessità di stimolare la capacità di giudizio e l'autonomia, il rispetto verso le differenze e le minoranze, a partire dalla scuola dell'infanzia, anche se ritengo che in realtà sia la scuola elementare che ha le maggiori difficoltà, al momento.

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