Il 23 febbraio 2015 è stato pubblicato il bando per l’assegnazione degli spazi del Movicentro. Sfruttando il fortissimo impatto mediatico, del risollevare le sorti di un pezzo importante di città, che ci è costato finora circa 7 milioni di euro, non sta producendo utili, ha dei costi altissimi di gestione, con bollette annuali di svariate migliaia di euro, si è cercato di infondere negli alpignanesi un po’ di fiducia, che finalmente, dopo 15 anni, almeno questa infelice parentesi di cattiva gestione delle opere pubbliche si sarebbe chiusa.
Sui media la questione è stata affrontata con uno spavaldo ottimismo, tanto da dare già per assegnati i locali, dato che la manifestazione di interesse effettuata tra gli interessati aveva dimostrato che c’erano le code fuori dell’ufficio del commercio.
Nel nostro comune non c’è segno di crisi, oppure la Sindrome di Polyanna affligge diversi politici contemporanei, che si accorgono sempre con grande stupore che le cose non sono poi così rosee, ma per colpa sempre di qualcun altro.
Il 4 marzo il Sindaco, usando il semplice strumento della propaganda che consiste nel vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato, dichiarava ottimisticamente su Facebook:
“è online, sul sito del Comune, il bando per il Movicentro: nell’edificio accanto alla stazione - dove già sono stati trasferiti gli uffici comunali dell'Area Servizi alla persona - apriranno cinque negozi e un bar. Tutti gli interessati partecipino, gli altri passino parola.”
Si fece notare che sarebbe stato più prudente usare il condizionale, perché date le circostanze poco prospere, la morsa in cui è stretto il commercio e l’aspetto desolante che presenta un edificio in stato di semiabbandono, nulla faceva pensare in una risoluzione del grave problema del Movicentro in un colpo solo. Non era una polemica, era la consapevolezza dei tempi duri, un invito a fare un’analisi molto attenta della realtà, perché bisogna mettere in conto tutto, quando si fanno le scelte, anche con il più sereno ottimismo, dato che i negozi stentano ad aprire e sopravvivere in zone della città con una tradizione commerciale consolidata. Perché da sempre ad Alpignano mancano politiche per il commercio e questa amministrazione non se ne è mai occupata.
Quindi, pur contandoci molto, tutti quanti, compresi noi dell’opposizione, che vorremmo vedere finalmente che qualcosa si risolve, per onestà intellettuale, bisognava avere dei dubbi.
Ma la nostra attuale giunta, al completo, non ha mai dubbi, soprattutto quando, con una faccia tosta da manuale, si devono scaricare le colpe su amministrazioni precedenti.
Ecco cosa scrive il sindaco nella sua newsletter del 23 marzo:
“il Palazzetto dello Sport, come pure il Movicentro, fa parte delle eredità ‘scomode’ della giunta. Progettate prima della crisi, in tempi in cui le finanze non erano così ridotte all’osso, oggi sono edifici da valorizzare ma che non devono diventare delle sanguisughe per le casse pubbliche.
Il palasport e il Movicentro volevano essere abbandonati dalla precedente amministrazione, che pensava addirittura di murare gli ingressi. Siamo riusciti a sbloccare i cantieri, farli ripartire, portare a termine i progetti’. Per il Movicentro si è fatto bando (è stato molto partecipato) e presto verranno assegnati gli spazi al primo piano. Apriranno cinque negozi e un bar.
Per il Palazzetto dello Sport si sta spingendo l’acceleratore ora: già un nutrito numero di associazioni hanno visitato la struttura ‘… e la nostra volontà è una sola: completare e aprire’.
Il bando è scaduto il 24 marzo. Sapete quante sono le offerte presentate?… UNA.
Nonostante che, con un imprevedibile sforzo di realismo, il bando prevedesse che i locali sarebbero stati concessi, per tutto il periodo che va dall’assegnazione fino al completamento delle opere (compreso il sottopasso) con uno sconto del 30% sul canone di locazione, così come da offerta.
E ora? Che succederà?
Vorremmo solo ricordare, prima di chiudere, che il progetto-Movicentro fu partorito durante il primo governo Accalai, quando Da Ronco era già veice-sindaco. Sempre loro, coinvolti in tanti, nelle più strane vicende del paese, dalla piscina al Palasport (e ne vedremo anche altre) continuano a far finta di niente, convinti che la giunta Andreotti abbia smemorato tutti, e che l’inguaribile scaricabarile possa veramente compiere un lavaggio del cervello collettivo.