Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo
Abraham Lincoln
La serata del 25 febbraio, dedicata al tema della viabilità collegata alla chiusura del passaggio a livello in Alpignano, ha riscosso un grande successo. Soprattutto perché il grosso nodo della viabilità passa attraverso la risoluzione di un problema che il Comune di Alpignano ha da decenni, ovvero quello della pesante frattura causata dalla presenza della ferrovia, che ha conseguenze indirette anche sulla qualità della vita di chi risiede in una città.
Esiste da sempre un di qua e un al di là della ferrovia, così come è sempre esistito un al di qua e al di là della Dora. Ma la barriera ferroviaria ha creato una zona a margine dell’abitato, poco autonoma come servizi; non c’è nemmeno una farmacia, per cui i cittadini devono per forza spostarsi. E buona parte di essi, com’è naturale che sia, sceglie Rivoli, per le proprie necessità.
Noi riteniamo che l’attesa per la soluzione del problema sia andata ogni oltre umana possibilità di sopportazione.
E questo disagio viene fuori in ogni occasione possibile, come ad esempio durante le rarissime sedute del Consiglio Comunale, in cui si tocca l’argomento anche solo con le interrogazioni.
L’esasperazione crescente deve trovare dei canali di sfogo, che si pensa possano essere arginati da un dialogo aperto e sincero. Cosa che l’amministrazione in carica ha sempre evitato, ad esempio impedendo lo svolgimento di un CONSIGLIO COMUNALE APERTO.
Noi lo abbiamo chiesto ufficialmente due volte, e ce lo hanno negato. La scusa è sempre stata quella di dire: ma che cosa volete di più, vi abbiamo pagato la progettazione partecipata… un contentino che ha fatto irritare ancora di più gli interessati e l’opposizione, in quanto si è trattato di una vera e propria bufala - e l’abbiamo dimostrato.
E allora è arrivato il momento che ci si faccia sentire.
Ma che cosa si può fare per esprimere il proprio dissenso, in un momento in cui la fragilità delle istituzioni è tale per cui a ogni parola di troppo scatta il rischio querela? Esponenti politici e rappresentanti a vario titolo delle istituzioni, soprattutto quando dimostrano di non essere all’altezza delle situazioni, pensano di poter difendere la propria onorabilità minacciando querele.
Il rispetto lo si conquista con le proprie azioni e il proprio modo di essere, anche con l’umiltà, non con la “forza” e l’arroganza.
La domanda di una politica nuova passa attraverso la consapevolezza che le cose devono cambiare, anche in questo senso: andare alla ricerca delle buone pratiche per governare, ma con umiltà, a volte riconoscendo i propri errori e i propri limiti.
Se i cittadini inizieranno a comprendere che l’abilità del confronto politico non si misura sulla quantità di sangue che scorre, che il desiderio di un paese migliore non deve lasciare il posto alla rassegnazione, che lo spirito critico deve insegnare a saper distinguere, perché “non siamo tutti uguali”… allora magari il nostro progetto, che è un progetto per tutta la città, si potrà allargare a chi ha voglia di lavorare per una città che cambia.
Alpignano SiCura, lo vogliamo ricordare ancora, è un progetto civico proprosto al paese da un’avanguardia di persone, che nel 2011 hanno pensato che fosse ora di mettere uno stop a questo andirivieni dei soliti noti, che hanno gestito la politica sempre nello stesso modo, ovvero non risolvendo problemi ma indirizzando la propria azione a mantenere unicamente il consenso dei propri elettori, e cercando senza sosta un qualsiasi appiglio per passare di legislatura in legislatura, da una parte o dall’altra.
Ce la farà questa città a smettere di amare “chi ci ha sempre tenuti in ostaggio”?
E ora un link utile, per riconoscere ed evitare di ricadere nella trappola della Sindrome di Stoccolma
Esiste da sempre un di qua e un al di là della ferrovia, così come è sempre esistito un al di qua e al di là della Dora. Ma la barriera ferroviaria ha creato una zona a margine dell’abitato, poco autonoma come servizi; non c’è nemmeno una farmacia, per cui i cittadini devono per forza spostarsi. E buona parte di essi, com’è naturale che sia, sceglie Rivoli, per le proprie necessità.
Noi riteniamo che l’attesa per la soluzione del problema sia andata ogni oltre umana possibilità di sopportazione.
E questo disagio viene fuori in ogni occasione possibile, come ad esempio durante le rarissime sedute del Consiglio Comunale, in cui si tocca l’argomento anche solo con le interrogazioni.
L’esasperazione crescente deve trovare dei canali di sfogo, che si pensa possano essere arginati da un dialogo aperto e sincero. Cosa che l’amministrazione in carica ha sempre evitato, ad esempio impedendo lo svolgimento di un CONSIGLIO COMUNALE APERTO.
Noi lo abbiamo chiesto ufficialmente due volte, e ce lo hanno negato. La scusa è sempre stata quella di dire: ma che cosa volete di più, vi abbiamo pagato la progettazione partecipata… un contentino che ha fatto irritare ancora di più gli interessati e l’opposizione, in quanto si è trattato di una vera e propria bufala - e l’abbiamo dimostrato.
E allora è arrivato il momento che ci si faccia sentire.
Ma che cosa si può fare per esprimere il proprio dissenso, in un momento in cui la fragilità delle istituzioni è tale per cui a ogni parola di troppo scatta il rischio querela? Esponenti politici e rappresentanti a vario titolo delle istituzioni, soprattutto quando dimostrano di non essere all’altezza delle situazioni, pensano di poter difendere la propria onorabilità minacciando querele.
Il rispetto lo si conquista con le proprie azioni e il proprio modo di essere, anche con l’umiltà, non con la “forza” e l’arroganza.
La domanda di una politica nuova passa attraverso la consapevolezza che le cose devono cambiare, anche in questo senso: andare alla ricerca delle buone pratiche per governare, ma con umiltà, a volte riconoscendo i propri errori e i propri limiti.
Se i cittadini inizieranno a comprendere che l’abilità del confronto politico non si misura sulla quantità di sangue che scorre, che il desiderio di un paese migliore non deve lasciare il posto alla rassegnazione, che lo spirito critico deve insegnare a saper distinguere, perché “non siamo tutti uguali”… allora magari il nostro progetto, che è un progetto per tutta la città, si potrà allargare a chi ha voglia di lavorare per una città che cambia.
Alpignano SiCura, lo vogliamo ricordare ancora, è un progetto civico proprosto al paese da un’avanguardia di persone, che nel 2011 hanno pensato che fosse ora di mettere uno stop a questo andirivieni dei soliti noti, che hanno gestito la politica sempre nello stesso modo, ovvero non risolvendo problemi ma indirizzando la propria azione a mantenere unicamente il consenso dei propri elettori, e cercando senza sosta un qualsiasi appiglio per passare di legislatura in legislatura, da una parte o dall’altra.
Ce la farà questa città a smettere di amare “chi ci ha sempre tenuti in ostaggio”?
E ora un link utile, per riconoscere ed evitare di ricadere nella trappola della Sindrome di Stoccolma