giovedì 24 dicembre 2015

AUGURI ALPIGNANO


Non dimenticate l'incontro del 22 GENNAIO 2016 alle ore 21 all'Opificio Cruto, per incontrare tutti noi e il nostro candidato Sindaco.
SAVE THE DATE

domenica 13 dicembre 2015

L'APPRODO SICURO

Questa settimana, come avrete visto, è uscito sui giornali il nome del nostro candidato sindaco.
Si tratta di Roberto Salvaia, molto noto agli alpignanesi storici, ma figura nuova come rappresentante politico. Si candida come futuro sindaco “a tempo pieno”, per portare all'interno della macchina comunale la sua lunga esperienza amministrativa e professionale, come responsabile del settore Finanze del Comune di Pinerolo. Figura che da più parti è stata invocata come una vera urgenza.

Dato che già da tempo tutte le forze politiche alpignanesi si stiano avvitando sulla consolidata prassi della configurazione dei vari sistemi di alleanze, noi vogliamo riferirvi che da questo punto di vista almeno noi siamo tranquilli: il nostro è e resta un progetto politico civico indipendente e pluralista.
Possiamo pubblicamente affermare che sembra esserci un notevole interesse intorno al nostro gruppo politico, tanto da costituire una sorta di approdo sicuro per chiunque: pare siano tutti convinti, da destra, da sinistra, da centro, da sopra e sotto, che noi saremmo i giusti alleati.
Vogliamo ricordare che spesso siamo stati oggetto di aspre critiche, perché i cittadini “non sanno fare politica”, perché senza un simbolo di partito le porte delle alte sfere non si aprono, che se non ci alleiamo con nessuno non andremo da nessuna parte.
Allora in questo gran calderone ci teniamo a dire una cosa, importante: non possiamo essere un approdo sicuro per i partiti che stanno cercando di riproporsi utilizzando le liste civiche per rigenerarsi. Noi vorremmo davvero essere un approdo “SiCuro”, ma per la città. Se noi avessimo avuto come mira la scalata al potere, avremmo già fatto una serie di accordi a partire dalle scorse elezioni. O li avremmo fatti strada facendo.
Ma siccome invece noi pensiamo, mutuando il pensiero del buon Einstein, che la soluzione del problema non possa arrivare da chi il problema l'ha creato, allora dobbiamo rivolgerci a quei cittadini che ritengano CHE ALPIGNANO NON ABBIA BISOGNO DEI PARTITI, per rinascere.
Noi ci siamo costituiti come gruppo politico a gennaio del 2011, appena caduto il governo Andreotti. Ci pareva che tutto stesse andando storto. Eravamo mossi allora dallo stesso livello di indignazione, che dopo cinque anni ancora oggi regna sovrano, alimentato dai continui scandali nei maggiori partiti, che occupando praticamente tutte le strutture del sistema, rendono apparentemente impossibile qualsiasi rinnovamento.

Diverso è il nostro linguaggio, la nostra esperienza politica, i modelli a cui guardiamo. Noi guardiamo alle buone pratiche dei paesi più evoluti, che vorremmo saper imitare, alle capacità di risparmio, alla formazione culturale del cittadino, per migliorare i rapporti con la cosa pubblica.

Alla fine forse anche noi siano condizionati dai pregiudizi e purtroppo pensiamo che “i politici di partito” non saranno mai in grado di liberarsi dalla prassi della caccia al voto. E quindi ci viene il sospetto che del nostro progetto e delle nostre facce pulite interessino solo le apparenze.
Voi che ne pensate?
Discutiamone tutti insieme, in piazza, come si faceva una volta.

Ci troverete, dalle 10 alle 13:
mercoledì 16 dicembre, in Piazza Berlinguer
domenica 20 dicembre, in Piazza Caduti
mercoledì 23 dicembre, in Piazza Berlinguer

Cercheremo di capire se gli alpignanesi riterranno che questo nostro modo di vedere le cose sia quello che più assomiglia alla loro idea, faremo insieme l'appello delle cose fatte da questa amministrazione, confrontandole con il programma “vincente”, e vi parleremo invece del nostro progetto, che è un progetto minimale, che deve ricominciare a fare tutto da capo, proprio perché non possiamo pensare di continuare a scrivere programi incentrati su opere faraoniche. Per noi il ragionamento sulle risorse pubbliche non inizia così.
Noi cittadini per primi dobbiamo impegnarci per questo paese, e chiedere alla politica di pensare a ricostruire UN SISTEMA DI BUONE PRATICHE, A PARTIRE DALLE PICCOLE COSE.

domenica 6 dicembre 2015

COSI' VORREMMO ALPIGNANO




I mercatini di Natale del 2015, qui ad Alpignano, si prospettano desolanti. Che sia il frutto di scelte obbligate dalle ristrettezze economiche, che sia il frutto di mancanza di fantasia o lungimiranza, che sia il frutto di una distrazione su altre emergenze locali, sta di fatto che l'atmosfera natalizia, quest'anno, bisognerà cercarla altrove.
Ma almeno arriva una buona notizia.
Con la fine del 2015 ha finalmente preso vita un progetto a cui noi auspicavamo da tempo, ovvero la nascita spontanea di un comitato di commercianti, che si ponesse l'obiettivo di migliorare l'offerta qualitativa ai cittadini, puntando sulla collaborazione tra amministrazione e gestori delle attività commerciali.
Sin dalla nostra lontana campagna elettorale del 2011 avevamo evidenziato la necessità di una struttura di riferimento, ovvero di una associazione che esprimesse i bisogni attuali del commercio e li traducesse in iniziative e proposte, che sarebbero andate a vantaggio, allo stesso tempo, dei cittadini e dei commercianti.
Alpignano, così come altri comuni, ha avuto una gloriosa tradizione commerciale, che sembra esseri arresa all'apparente inarrestabile “evasione commerciale” verso i centri commerciali e verso la metropoli. Ma è chiaro che è il cane che si morde la coda: più si chiudono negozi, più è difficile creare attrattiva, ma meno è attraente il territorio, meno ci sono investitori disposti a fare una scommessa sul nostro paese.
Che fare?
Noi siamo convinti che il commercio di prossimità, oltre che a garantire un servizio al consumatore, sia una sentinella, con una importante funzione di controllo sociale, ovvero di presidio del territorio. Ce lo ricordiamo ancora, che cosa significhi questo: almeno per chi ancora è figlio degli anni Settanta.
Avevamo raccontato questa nostra visione in un incontro che si è svolto lo scorso gennaio, con diversi commercianti del territorio, per spiegare che ci sono casi-studio che dimostrano che si può ricostituire questa importante funzione. Bisogna adottare alcuni strumenti innovativi, che devono far capo a un'amministazione che abbia voglia di destinare risorse a questo scopo.

Siamo dunque molto felici che i commercianti del centro abbiano fatto il primo passo, che serve per iniziare ad avere degli interlocutori; queste iniziative possono essere guidate solo se da entrambe le parti ci sono soggetti interessati a mettersi in rete.
Oramai sono tantissimi i professionisti e le attività che hanno ben compreso che l'unica via per uscire dalla crisi è quella di “fare rete”, e di non stare ciascuno chiuso a coltivare il proprio piccolo orticello, illudendosi che il proprio successo dipenda dal fallimento degli altri.
Per fortuna sono sempre di più i casi di soggetti che, ben comprendendo le opportunità del fare rete, hanno modificato i loro orizzonti e avviato nuove strutturazioni.
Questa è, a oggi, l'unica strada praticabile.

Il Comitato Commercianti del Centro ha una sua rappresentanza:
Denis Mastrorosa di “Mastro ferramenta”, il Presidente
Antonella Menichetti, di “Caffelatte”, il Vice-presidente
Marinella Galfano, di “Cartando”, la Segretaria
Katia Gugliotta, di “Magica festa”, la Tesoriera.
Lo statuto è già stato depositato, chiunque lo desideri ne può chiedere copia al comune.
Si tratta di un gruppo di commercianti che ruota intorno al fulcro di Piazza Caduti, ma che si spera possa trainare anche i commercianti di altre zone a fare rete.
Alpignano non è certo un territorio omogeneo dal punto di vista commerciale e quindi è normale che le esigenze e le centralità siano diverse. Da questa avanguardia noi ci auguriamo che si sviluppi una rete, le cui esigenze andranno armonizzate. E questo sarà il compito dell'Amministrazione.
L'appello è ora rivolto a tutti i commercianti: di provare a valorizzare questa opportunità.
Perché solo una ricaduta positiva di ciscuno dei nodi della rete permetterà, non solo a questo paese, ma a tutto il sistema, di rialzare la testa e di affrontare l'uscita dalla crisi, che metterà a nudo la debolezza di chi non ha avuto il coraggio di cambiare e premierà chi è riuscito a mettersi al passo con i tempi, che chiedono flessibilità, creatività, condivisione. Sono queste le parole chiave su cui si gioca il futuro.
In bocca la lupo a tutti coloro che hanno dato una speranza in più ai commercianti di Alpignano.
Grazie.

p.s.: le immagini non sono di Alpignano.

domenica 29 novembre 2015

CI HANNO SPENTO ALPIGNANO


Nel Comune di Alpignano sono avvenuti due fatti molto gravi, che hanno sensibilmente peggiorato la vita dei cittadini, e hanno gettato questo paese nel buio: la ancora più rigida demarcazione della linea ferroviaria, rendendola pressoché invalicabile, e la chiusura improvvisa e immotivata di una scuola primaria, in una zona molto popolosa. Una scuola per i bambini, una scuola pubblica, un servizio essenziale, una scuola di tutti. La conseguenza è stata una catena di disagi, un penoso adattamento, i cui danni sociali sono a oggi incalcolabili. Su queste due vicende si è misurata l'impotenza dei cittadini a ostacolare scelte che li danneggiano, a far retrocedere chi cinicamente guarda a interessi diversi da quelli del bene comune.
Di fatto, tutto ciò non fa altro che peggiorare la reputazione della politica.
Noi vorremmo avere nuovamente la possibiità di raccontare la nostra storia, far capire come è nato il nostro movimento civico, ma non c'è spazio in queste righe. Lo faremo sul prossimo numero, perché è importante ricordarlo, dato che tra un po' assisterete a una proliferazione di liste civiche, come se cambiare nome servisse anche a cambiare faccia.
Tutti noi auspicavamo un reale cambiamento di direzione. Invece ci siamo trovati di fronte a una linea di continuità, che da vent'anni conduce Alpignano verso un'unica direzione: il peggioramento della qualità della vita. Non c'è una singola persona, in Alpignano, che oggi possa affermare il contrario. E la causa non sono i tagli.
Dinanzi ai continui proclami dell'auto-propaganda, portata avanti da Sindaco e forze politiche che lo sostengono, vorremmo prendessero la parola sia i residenti, che sono rimasti confinati al loro borgo oltre la ferrovia, sia tutto il mondo che ruota intorno alla scuola: bambini, genitori, nonni, insegnanti, personale.
Perché non è possibile pensare di aver bene amministrato questa città e portare a casa come risultato solo una nuova fontana. È inutile scrivere programmi faraonici, quando l'unica cosa che serve in questo paese è riprendere in mano tutto da capo e rimettere in ordine le cose.
Che si prospettassero anni di riduzione di risorse pubblche era chiaro a tutti noi, già dalle scorse elezioni. Era un leitmotiv già allora e non di certo una imprevedibile novità di oggi.
Questa ossessione della mancanza di risorse e delle “eredità” sconvenienti è un tormentone che non convince più nessuno e che non vogliamo più ascoltare. È l'autogol che mette semplicemnte in evidenza la debolezza di chi non possiede gli strumenti giusti per intervenire su un territorio che aveva bisogno di maggiori cure e di nuove idee. Un cambiamento sostanziale di rotta e di mentalità è quello che serve a questo paese, fermo a politiche anni settanta, che basano le scelte sulla conta dei voti e si sostengono con la speculazione edilizia. Non si può più gestire così la pubblica amministrazione.
Sterziamo bruscamente, a occhi bene aperti, tenendoci forte.

sabato 21 novembre 2015

RIAPRIAMO LA SCUOLA GRAMSCI. SI PUO' FARE.

Come annunciato nel post della settimana scorsa, si è svolto ieri sera, venerdì 20 novembre, l'incontro dedicato al tema "Il futuro delle scuole in Alpignano", organizzato per fare luce su molti aspetti dello stato di fatto e delle prospettive delle scuole alpignanesi.
Vorremmo chiarire una volta per tutte CHE LA SCUOLA GRAMSCI NON E' STATA CHIUSA PER L'AMIANTO.
La scuola è stata chiusa perché nel progetto del nuovo piano regolatore i terreni su cui essa è costruita diventeranno edificabili e un nuovo polo scolastico è previsto che nasca intorno alla scuola Tallone.
Pertanto da quando si è insediata, la nuova amminstrazione, ha smesso di programmare manutenzione, perché tanto di quella scuola era prevista la demolizione.
Noi siamo d'accordo con il fatto che nuove scuole vengano consegnate alla nostra città.
Noi non siamo d'accordo sul fatto che si chiuda una scuola tout court senza nemmeno aver imbastito prima della chiusura un nuovo progetto sostitutivo, e senza che questa decisione sia preceduta da un confronto partecipato.
Per tutti i disagi che ne conseguono e che si aggraveranno sempre di più, dato il pessimo stato di manutenzione che caratterizza gli altri plessi, e dato il ridicolo scenario paventato, di smembramento della scuola media, noi vorremmo che l'amministrazione investisse su una rifunzionalizzazione della Gramsci, con i lavori minimi e necessari per la sua riapertura a partire dal prossimo anno scolastico. Il tempo è poco e bisogna impegnarsi affinché ciò avvenga, senza farsi convincere dal fatto che servono così tanti soldi che è meglio lasciare stare. Perché non è così.
I processi di adattamento a cui si sta piegando la popolazione studentesca alpignanese NON SONO A COSTO ZERO. E oltre ai costi economici si aggiungono gli incalcolabili costi sociali che ne scaturiscono, che si misurano nel benessere delle persone e nella qualità della didattica.
Le scuole formano i futuri cittadini e devono essere all'altezza di questo compito.
La serata si è conclusa con la raccolta firme, per fare in modo che la scuola riapra, dal prossimo anno scolastico.
La raccolta firme continua nella giornata di oggi, sabato 21 novembre e il prossimo mercoledì, 25 novembre.
Potete qui di seguito scaricare il documento illustrativo che sintetizza i passaggi amministrativi, i costi sociali prodotti, la attuale situazione delle classi e gli scenari più pessimistici, le soluzioni.

Grazie a tutti coloro che sono intervenuti e che hanno avuto il coraggio di superare i pregiudizi che investono tutti coloro che decidono di muoversi per il bene comune, senza scambiare la nobile arte della politica per la diffusa attitudine a trascurare la cosa pubblica considerandola di proprietà dei partiti.
Aiutateci a divulgare queste informazioni, perché la disinformazione non permetterà mai un reale cambiamento di prospettiva.


Download formato PDF
Download formato Powerpoint

domenica 15 novembre 2015

IN RITARDO, COME SEMPRE

Come sempre, e non ce la faremo mai ad abituraci, le risposte non arrivano.
La nostra mozione è stata rigettata: noi volevamo un impegno preciso, e aggiornamento costante su ciò che succede nelle stanze dei bottoni
Se avete letto i post precedenti, a fine ottobre avrebbero dovuto sciogliere le riserve sul destino della scuola Gramsci per il prossimo anno scolastico e, insieme a quello, quello dei bambini, delle famiglie e della didattica.
Quando poi le risposte arrivano, è già talmente tardi, che i cittadini hanno già trovato il modo di arrangiarsi. Per necessità, per disperazione.
Se la scuola Gramsci non riaprirà, come molti ormai sospettano, si sa, molti studenti andranno via.
Se questo, per una comunità che si riconosce nelle nuove generazioni, rappresenterà un grave problema, per l'amministrazione saranno solo costi in meno: meno mensa, meno trasporti, meno riscaldamento... 
In nome di che cosa? Non possiamo dirlo, per evitare una querela.
Noi la scuola Gramsci vogliamo che torni a vivere, perchè metà città ne ha bisogno; e se anche dovessero davvero esserci i mezzi per far nascere il nuovo polo scolastico, nell'attesa che sia realizzato - molti, molti anni - la città non può rimanere scoperta.
Sappiamo che i costi per sistemare la scuola sono piuttosto elevati, ma non così tanto da impedire che qualcosa si possa fare: noi una soluzione ce l'abbiamo, e la vorremmo illustrare a chi pensa che Alpignano non può restare per sempre senza una terza scuola primaria.
Vi aspettiamo VENERDI' 20 NOVEMBRE alle 20.45 all'Oratorio San Martino.
NON MANCATE. 


domenica 8 novembre 2015

LA SCUOLA A PEZZI

Consiglio Comunale del 24 settembre 2015. Guarda le riprese video

Non commentiamo nemmeno i fatti accaduti la settimana appena conclusasi, alla scuola Matteotti di Alpignano, quando un vetro ha ceduto ed ha interrotto i lavori in una delle classi.
Sarebbe troppo facile prendersela per l'ennesima volta con amministrazione scolastica e comunale per i disagi creati alle famiglie, a causa dell'incapacità di comunicare semplicemente i fatti: c'è stato un incidente, state tutti a casa un giorno che così controlliamo. No, meglio andare a scuola come se nulla fosse, per poi decidere dopo pochi minuti di evacuare le classi, e far uscire i bambini, senza immaginare che così si sarebbe lasciato a facebook e whatspapp il compito di creare l'immediato allarme, per cui tutti si sono sentiti in dovere di lanciarsi al recupero di figli e nipoti, con le conseguenze che possiamo immaginare.

Preferiamo piuttosto tornare indietro di qualche settimana, a quel consiglio Comunale del 24 settembre 2015, quando il Sindaco ha fatto delle dichiarazioni molto importanti, riguardo alla scuola Gramsci.
In una delle interrogazioni presentate, il Sindaco ha ripercorso i soldi investiti dall'amministrazione sulla scuola, in manutenzioni straordinarie:
1990
sostituzione di gronde e pluviali, per 28.500 euro
1996
intervento di recupero e risparmio energetico, fornitura e posa serramenti esterni, 79.000 euro (finanziato da fondi regionali);
1998
lavori di adeguamento alla Legge 626/94, dell'impianto antincendio, con messa a norma delle uscite di sicurezza primo piano, per euro 35.119;
1999
adeguamento Cpi, il certificato di prevenzione incendi, per circa 22.000 euro;
2000
rifacimento impianto elettrico, controsoffittatura e risanamento tetto e faldatura, per euro 252.000;
2006
adeguamento centrale elettrica, più camino e impianto illuminazione di emergenza, per 30.300 euro;
2007
rifacimento completo del tetto della scuola, per 160.000 (finanziato da fondi regionali);
2010
rifacimento servizi igienici, per 19.000 euro:

Complessivamente, con la conversione in euro di lavori di 25 anni fa, abbiamo speso per la Gramsci 625.900 euro. Una media, fino al 2010, di circa 31.300 euro all'anno. Un bel risparmio, per questa amministrazione, che, da quando si è insediata, ha eliminato del tutto questi investimenti, come se fosse già chiaro sin dall'inizio della legislatura che questa scuola sarebbe stata cancellata dalle carte.
Ma quelli che noi chiamiamo investimenti, altri li chiamano costi.
Vediamo allora quali sarebbero questi costi.
Secondo le analisi dell'ufficio tecnico, le opere necessarie per regolare riapertura scuola sarebbero:
  • il rifacimento dei servizi igienici (già rfatti nel 2010!!!)
  • il rifacimento delle pellicole di rivestimento delle pareti interne
  • la verifica e il ripristino degli intonaci di rivestimento dei pannelli eserni
  • la tinteggiatura esterna (si poteva fare con Scuole belle)
  • la verifica delle vetrare
  • il ripristino delle grondaie con fissaggio alla struttura e sostituzione di parti deteriorate
  • il ripassamento e sostituzione dei copripannello in alluminio
  • la verifica delle vetrare con eventuale sostituzione e relativa certificazione


Entro il mese di ottobre – dice sempre il Sindaco, nell'intervento di cui sopra - l'ufficio tecnico redigerà il computo metrico e il preventivo di spesa.
SIAMO A NOVEMBRE: sono pronti questi dati? Esiste un canale informativo ufficiale? L'avevamo chieso noi con la mozione presentata nell'ultimo consiglio (cfr post della settimana scorsa). Ma ce l'hanno bocciata.

Ma il gran finale è quello che conosciamo e che da sempre ci fa temere il peggio, perché la decisione di riaprire la Gramsci potrebbe non dipendere da fattori economici, ma politici.
Dice sempre il Sindaco, che "se i termini economici delle opere di manutenzione sono sufficientemente adeguati alle possibilità concesse dalle fonti interne ed eventuali accensioni di mutui o da particolari fonti di finanziamento esterne derivanti da bandi relativi alla manutenzione delle scuole, la scuola Gramsci riaprirà i battenti per l'anno scolastico 2016-2017".

ALTRIMENTI?

domenica 1 novembre 2015

LA SCUOLA? CONTRO!

Il 29 ottobre scorso, in Consiglio Comunale, alle ore 24, restava tra il pubblico solo più una rappresentanza di Alpignano SiCura e tre tecnici comunali
BOCCIATA DALLA MAGGIORANZA la nostra mozione per il problema della scuola Gramsci.
Giovedì 29 ottobre scorso si è interpretato nelle aule del Consiglio Comunale l'ormai consueto copione, che sin dall'inizio della legislatura mette in scena i rapporti tra maggioranza e opposizione: l'opposizione che fa il controllore sospettoso, con interrogazioni e mozioni, e dall'altra parte mezze risposte e stroncature, da parte di una maggioranza arrogante che nulla mette in discussione della proprie scelte.
Così è successo anche alla nostra mozione, che interessava lo spinoso caso Gramsci, rispetto al quale ci siamo convinti che la maggioranza non sia più intenzionata a riaprire quella scuola.
Riportiamo integralmente il testo della mozione.

PREMESSO CHE:
Con Deliberazione n° 84 del 11/06/2015 la Giunta Comunale, considerando che:
l Nuovo Piano Regolatore prevede la realizzazione di un polo scolastico in area adiacente all'istituto Tallone, dove attualmente sono giacenti i campi tennis e il Bocciodromo.

nè il Ministero, nè la Regione Piemonte prevedono la concessione di contributi ai Comuni per l'edilizia scolastica;
il Comune di Alpignano è rientrato in possesso della struttura sita nel Parco Bellagarda, che negli anni scorsi ha ospitato l'ENAIP; nell'ottica del perseguimento dell'ottimizzazione dei plessi attualmente utilizzati dalla popolazione scolastica, si è presa in esame la chiusura della scuola primaria Gramsci;
deliberava:
 Di fornire ai Direttori dell'Area Tecnica e dell'Area Servizi alla Persona le seguenti linee d'indirizzo per la razionalizzazione e riorganizzazione dei plessi scolastici alpignanesi: 
chiusura, dall'anno scolastico 2015/2016, del plesso attualmente ospitante la scuola primaria Gramsci di Via Cavour 45 demandando alla Dirigente Scolastica la sistemazione degli alunni in altro plesso.
Con propria comunicazione Prot. 17567 del 2/07/2015 il Sindaco informava della chiusura definitiva del plesso il Dirigente scolastico, il Presidente del Consiglio di Istituto, il Comitato Genitori e i genitori dei bambini iscritti alla scuola Gramsci esordendo come segue:
“è con coraggio e determinazione, mia e della Giunta, insieme all'Amministrazione comunale tutta, che dopo lunga analisi e attenta valutazione, nel rispetto dei parametri tecnici e per una funzionalitàottimale dei plessi scolastici, è stata decisa la chiusura della scuola Gramsci, tenendo conto del “tesoro”, rappresentato dai propri figli, che le famiglie ogni giorno depositano nelle aule”.
Con propria comunicazione Prot. 17902 del 6/07/2015 il Sindaco precisava al Dirigente Scolastico la volontà dell’Amministrazione Comunale di chiudere provvisoriamente la scuola primaria Gramsci per l’anno scolastico 2015/2016 al fine di consentire i sopralluoghi e le indagini necessari alla definizione degli interventi da programmare.
Con Deliberazione n° 112 del 16/07/2015 la Giunta Comunale deliberava: 
di rettificare la precedente deliberazione Giunta Comunale n. 84/2015 dando atto che la chiusura del plesso scolastico ospitante la scuola primaria "Gramsci", per l'anno 2015/2016, è da intendersi in via provvisoria;
con Ordinanza n° 56/2015 del 22/07/2015 Prot. 19547, l’Area Tecnica disponeva la chiusura del plesso “Gramsci” per l’anno scolastico 2015/2016.
CONSIDERATO CHE:
nel senso etimologico del termine è condivisibile (ma non condivisa) la previsione, contenuta nella variante generale al PRGC in corso di approvazione, di trasformare a residenziale l’area attualmente occupata dal plesso “Gramsci” (Trt 01), previa realizzazione di nuovo edificio scolastico nella vicina area occupata attualmente da bocciodromo e campi da tennis (Sre 64), sostenuta anche dall’attuale Amministrazione Comunale;
la presenza sul territorio di un plesso scolastico favorisce lo sviluppo delle relazioni sociali;
la disponibilità di spazi consente di ampliare l’offerta formativa della scuola nei confronti del territorio, permettendo di modernizzare e di implementare la didattica;
la rettifica alla Deliberazione della Giunta Comunale 84/2015 prodotta dalla successiva Deliberazione 112/2015 citata esprime inequivocabilmente il carattere di temporaneità della chiusura, limitandola all’anno scolastico 2015/2016 per consentire sopralluoghi e indagini relativi alla definizione degli interventi da programmare, attività che sarà svolta entro detto periodo, in vista della riapertura del plesso per il prossimo anno scolastico;
SI IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA A: 
  • Attivarsi e adoperarsi presso le sedi opportune affinchè sia mantenuto l’attuale codice meccanografico (TOEE07501X) in vista della riapertura del plesso a far data dall’anno scolastico 2016/2017; 
  • recepire le risorse finanziarie necessarie per l'apertura in totale sicurezza della scuola Gramsci nell'esercizio in corso o in sede di approvazione del bilancio previsionale 2016; 
  • informare costantemente e formalmente la cittadinanza, a mezzo del sito internet del Comune, circa lo sviluppo della situazione relativamente alla vicenda della scuola Gramsci.

Questa mozione, DISCUSSA IN PIENA NOTTE DAVANTI A UNA SALA DESERTA E A UN'OPPOSIZIONE RAPPRESENTATA SOLO DA GIANNI BRIGNOLO, è stata BOCCIATA DALLA MAGGIORANZA.

Non ci sono le riprese video a testimoniare quanto avvenuto, né giornalisti, né spettatori. Alle 3.30 del mattino chi può restistere, d'altra parte, seppure la tematica sottesa a noi pare importantissima e fondamentale per la costruzione del futuro dei nosti ragazzi e della società nel suo complesso?
Chi avrà la pazienza potrà richiedere il file audio presso gli Uffici di segreteria. Ma chi la pazienza l'ha persa c'è il rischio che non si presenti nemmeno più alle urne.


La disaffezione della gente alla politica passa da tutto questo. Ma purtroppo lascia indisturbati chi in queste tattiche ci sguazza.

domenica 25 ottobre 2015

PALAZZETTO'S DAY


È ufficiale: il giorno 25 ottobre 2015 il Palasport ha avuto il suo momento inaugurale; per fortuna senza troppa pompa magna, senza troppa enfasi, al cospetto di tante persone che, ancora incredule, hanno potuto finalmente entrare nel ventre di quell'opera che per lunghi anni è stata solo un misteriosa apparizione dal tetto blu.
In un post dello scorso febbraio, http://www.alpignanosicura.blogspot.it/2015/02/scusate-possiamo-usare-il-palasport.html, avevamo avuto modo di parlare, paragonandoli ai tempi di realizzazione dell'Empire State Building, dei lunghi tempi di gestazione e di costruzione di un'opera tutto sommato modesta, sia dal punto di vista del cimento ingegneristico, sia dal punto di vista architettonico-volumetrico: 16 anni, di cui 8 spesi per la sola progettazione e altri 8 per la realizzazione.
Tutti questi anni di cantiere, però, non possono non aver lasciato il segno, su un edificio che ancora prima di entrare in funzione (chissà quando, dato che nessuno fino a oggi se ne è ancora fatto carico), sembra già vecchio. E difatti temiamo che, al momento della sua entrata in funzione - che ancora non si sa quando avverrà - l'opera richiederà già importanti opere di manutenzione ordinaria, se non straordinaria.
Una rapida perizia “a occhio” ha difatti già rilevato le prime magagne, semplicemente passeggiando nell'edificio; non osiamo immaginare che cosa possa venir fuori ispezionando a fondo gli impianti:
  • le controsoffittature di ingresso risultano sporche e obsolete, sia nel disegno architettonico sia come tipologia prevista sul mercato;
  • nella zona della hall di ingresso i blocchetti sono lavorati a vista, con evidenti colature che sono presenti anche nelle parti in cemento armato a vista;
  • il cemento armato a vista è lavorato male e quindi andrebbe trattato con una vernice;
  • i blocchetti in laterizio in corrispondenza degli elementi verticali non sono legati, con evidenti fessurazioni per dilatazione;
  • le piastrelle dei bagni sono in alcuni punti direttamente incollate sui pilastri in cemento armato. Le dilatazioni termiche in relazione alla mancata coibentazione e ai ponti termici porteranno con molta probabilità al distacco dei rivestimenti;
  • in molte parti le piastrelle a parete non risultano stuccate, così come anche quelle a pavimento;
  • nella zona del corridoio parallelo alla parete inclinata il cedimento del cordolo porta-muro ha portato a una fessurazione dei blocchetti a partire dai voltini delle porte fino a terra. Così anche in molti altri punti del palazzetto;
  • i rattoppi di intonaco sulle lastre predalles risultano antiestetici e inaccettabili;
  • i termosifoni risultano da verniciare, non dotati di detentori, coi i tubi di mandata piegati e spesso con coprigiunto mobile;
  • le piastrelle in prossimità delle tubazioni di mandata e ritorno dei radiatori sono scheggiate e non sostituite;
  • i blocchetti sono lavorati in modo tale da non seguire la linea di fuga, con numerose asimmetrie visibili a occhio nudo;
  • i rosoni dei locali docce risultano spesso fissati con un gioco anche fino a oltre un centimetro. I copri placca spesso non sono fissati;
  • gli elementi delle docce, essendo fissati sui blocchetti in calcestruzzo, in molti casi risultano non ancorati al supporto;
  • del tutto inaccettabili sono i giunti nei serramenti;
  • forti dubbi si hanno sulla qualità e la capacità di isolamento termico dei serramenti;
  • il corridoio parallelo alla parete inclinata risulta scaldato, ma la parete è costituita da pannelli in metacrilato o comunque materiale simile, del tutto inadatto alla coibentazione termica;
  • i serramenti porta risultano insufficienti dal punto di vista dell’isolamento termico;
  • le griglie in plastica a pavimento sono fissate malamente, con evidenti dislivelli e stuccature, che risultano esteticamente inadatte;
  • le faldalerie intorno ai serramenti risultano mal tagliate e mal giuntate;
  • evidenti sono i segni di risalita dell’umidità sullo zoccolo esterno;
  • le soglie in serizzo risultano troppo strette e non essendo - molto probabilmente - isolate è possibile il distacco o la fessurazione delle prime piastrelle vicine al serramento;
  • i profili delle balconate al primo piano risultano grezzi e i telai fermavetro mal tagliati negli angoli;
  • due delle tre gradinate con i posti a sedere sono mal disposte in quanto poste sull’asse di gioco e quindi con visibilità del tutto ridotta;
  • il pavimento esterno in autobloccanti presenta evidenti segni di cedimento e quindi gli autobloccanti andrebbero rialzati e ricollocati in opera;
  • fra cordolo in cls e pavimento in autobloccanti vi sono radici tagliate, che la prossima primavera tenderanno nuovamente a spingere sulla pavimentazione;
  • i pozzetti al piede, in alcuni casi, sono privi di coperchi in plastica e i relativi pozzetti, come anche le caditoie, risultano già essere completamente intasati;
  • la scala di accesso al piano dalla balconata al piano primo non risulta finita;
  • i locali del piano primo sono privi di servizi igienici;
  • i parcheggi sono insufficienti rispetto alla capienza possibile del palazzetto;
  • qualora il palazzetto fosse utilizzato per altre manifestazioni, le opere di protezione del manto del campo sportivo risultano sicuramente molto dispendiose e onerose;
  • non è stata prevista la possibilità di un utilizzo parziale dei campi;
  • sul terrazzo del piano primo le guaine sono risvoltate in modo provvisorio, con evidenti giunte;
  • il legname esterno prospiciente al terrazzo è completamente da trattare;
  • i pannelli preverniciati del terrazzo sono bollati e in alcuni punti la ruggine ha già intaccato i pannelli.
Questa è la struttura che, dopo 16 anni di attesa, progettisti e costruttori hanno consegnato alla città, ed è la struttura che l'amministrazione è costretta a mettere a gara, nella speranza che qualche società sportiva trovi conveniente accollarsi costi assurdi di manutenzione e di gestione (non si ipotizzano meno di 300 euro al giorno di costi vivi). 
Nessuno sa quale sarà il miracolo che renderà veramente usufruibile la struttura a noi cittadini, a meno che non si pensi di festeggiare, ogni anno, la ricorrenza del 25 ottobre come il Palazzetto's day.

domenica 18 ottobre 2015

L'ALLEGORIA DEGLI ALBERI

 
Nel cerchietto: Abbattimento piante - ordinanza n° 70 del 5/10/15

Nel post del 17 aprile scorso si era trattato in questa rubrica un argomento leggero, ma che permetteva di gettare un occhio di simpatia su questo nostro paese particolarmente martoriato da incuria e vittimismo.
Si parlava di alberi e fioriture e di quanto sia bello, il viale di Piazza Caduti, in primavera.
All'inizio dell'anno scolastico, che quest'anno è stato piuttosto travagliato, tutti i marcipiedi intorno alla scuola Matteotti sono stati transennati, a causa delle insidie che le radici degli alberi possono provocare ai pedoni (che poi camminano in mezzo alla strada!), per i marcipiedi da cui affiorano grosse radici. Le persone si inciampano e se poi si fanno male, va a finire con una denuncia nei confronti dell'amministrazione.
Dopo qualche giorno l'amara sentenza: tutti gli aberi devono essere abbattuti.
Sulle modalità di ripristino dei marciapiedi, e sulla risoluzione dei problemi della abitazioni, però, nessuna indicazione chiara.
Ma non era forse prevedibile che queste piante metessero radici?
Un'altra domanda è sorta spontanea: ma si devono per forza tagliere, e tagliare tutte, le piante, o si può intervenire con qualche tecnica di contenimento?
Chiaramente togliere un dente costa meno che curarlo, e così la semplificazione: togliamo tutti gli alberi. Se poi togli il dente e non fai nemeno la dentiera, allora spendi ancora meno.
Perché per ripiantumare, per ora, non ci sarebbero le risorse.
Alla luce di queste osservazioni, i lavori sono stati poi sospesi, per una miglior definizione dello stato delle cose.
Ma com'è che i soldi non ci sono mai?
Possibile che la cronica mancanza di denaro ormai non faccia altro che portare a un malsano inteventismo? SI chiudono scuole e passaggi a livello, si abbattono viali alberati che ormai costituiscono la memoria del paesaggio, “perché non ci stanno i soldi”, ma allo stesso tepo non si verificano gli sprechi (ad esempio riscaldare per anni palazzi vuoti), si realizzano discutibili fontane, si nutre il bisogno di entertainment popolare con feste a go-go e vedrai che in primaversa sarà un fiorire di operazioni-maquillage in vista delle elezioni.
SI tagliano gli alberi, perchè tagliare è la metafora della politica attuale: tagliare sarà sempre di più la pratica adottataper contenere la spesa pubblica.
E per le amministrazioni la colpa è sempre di qualcun altro: qualcuno prima di noi e qualcuno che sta più in alto, come se noi non facessimo parte integrante di quell'unico corpo che è il corpo della cosa pubblica. Una cosa pubblica che nella migliore tradizione della politica italiana è sempre stata presa d'assalto dalle forze divoratrici di risorse pubbliche, in un susseguirsi di scandali e tragedie.

Perché i rimedi ci sono, ma se non si è capaci a dominare la spesa pubblica, i soldi non si trovano e non si troveranno mai.
Eppure i bilanci di Alpignano viaggiano sui 14 milioni di euro: ma dove finiscono tutti questi soldi?
Dovremmo iniziare a fare qualche conto...

E intanto arriva almeno una buona notizia:
Erri De Luca assolto perché il fatto non sussiste 

venerdì 9 ottobre 2015

LA FINE DEL LAVORO

Può capitare di incappare per caso in un testo dello storico inglese Perry Anderson, e di trovarvi una delle più interessanti analisi della recente storia italiana, vista con il filtro dell'osservatore straniero: “all'inizio del nuovo secolo non c'era nessun fermento […] tra i ceti più bassi. La classe operaia era atomizzata, non esistevano consigli di fabbrica, il Pci era scomparso, le spinte radicali tra gli studenti e i giovani si erano attenuate. Il capitalismo, in Italia come altrove, non era mai parso più al sicuro. […] Da un punto di vista dei programmi, non molto separava il centrodestra dal centrosinistra […] La consueta lista di priorità dei governi occidentali – privatizzazione del patrimonio statale rimasto, deregolamentazione del mercato del lavoro, progressiva riduzione delle pensioni pubbliche, diminuzione delle tasse – apparteneva al repertorio di entrambi gli schieramenti (da Perry Anderson, L'Italia dopo l'Italia. Verso la Terza Repubblica, Castelvecchi, 2014, p. 45). 
Già vent'anni fa Jeremy Rifkin, un altro noto economista contemporaneo, sufficientemente glamour da andare a genio anche al premier, che l'anno scorso gli fece aprire il congresso per l'inaugurazione del semestre Europeo, tracciava la parabola conclusiva della società industriale, ne “La fine del lavoro”. Era il 1995, ancora non era nemmeno iniziata l'era di internet, e Rifkin scriveva che l'era della fabbrica sarebbe tramontata presto, e insiema ad essa tutto il comparto dei lavoratori in attività, a causa dell'avvento delle nuove tecnologie. L'economia post-industriale avrebbe dovuto fronteggiare così la previsione di una enorme massa di disoccupati che, senza una riorganizzazione del lavoro, avrebbero costituito un colossale problema sociale. 
Un arco temporale di venti anni fornisce una prospettiva storica non molto distante, però di sicuro dimostra che questo cammino non è nemmeno stato intrapreso. I problema, che era evidente da tempo e che alla lunga avrebbe condannato la società a impoverirsi, non è mai stato affrontanto in maniera decisiva da nessuna compagine politica. 
Questo in concreto significa che il lungo processo di transizione da una società capitalistica a una post capitalistica è in pieno svolgimento e sta facendo le sue onorate vittime, senza che vi siano ancora delle soluzioni che consentano alle persone una vera e serena mobilità lavorativa. Alle vittime dei conflitti una volta si ergevano lapidi commemorative. 
Oggi che cosa si erge, in memoria di chi ancora rappresenta il motore delle nostre economie, basate sulle leggi di mercato tradizionali? Dobbiamo accettarla come un inevitabile processo storico, la fine del lavoro, oppure dobbiamo difendere il lavoro per come l'abbiamo conosciuto nel secolo scorso, come una certezza che consenta a chiunque di noi, a buon diritto, di fare progetti per la propria vita, riscrivendo il patto tra salariati e padroni?
Perché se questo sistema continuerà a produrre sempre nuovi poveri, quale potrà essere il modello sociale, che a un certo punto presenterà il conto alla sua classe dirigente? 
Domenica 11 ottobre, alle ore 12, si svolgerà un consiglio comunale aperto (finalmente, almeno uno!) davanti ai cancelli di una delle poche realtà produttive rimaste sul nostro territorio, la Dr. Fischer, l'azienda tedesca che ha rilevato lo stabilimento Philips nel 2011. L'azienda intende chiudere presto i battenti, privando i lavoratori del loro sostentamento. 
La prossima settimana i giornali parlerano tutti di questo consiglio comunale aperto, e l'amministrazione e chi avrà voce avrà potuto dire quanto abbiamo a cuore i problemi dei lavoratori che rischiano di perdere una delle cose più importanti della loro vita. 
Speriamo che in concreto, però, si possano raggiungere dei risultati, e che un pochino questa mobilitazione di tutti noi serva a segnare in modo positivo il futuro di chi sul lavoro fonda il proprio progetto di vita. Perché altrimenti resta solo propaganda. 
Per un approfondimento sul tema della chiusura della fabbrica si veda:
la crisi inizia un anno fa