venerdì 9 ottobre 2015

LA FINE DEL LAVORO

Può capitare di incappare per caso in un testo dello storico inglese Perry Anderson, e di trovarvi una delle più interessanti analisi della recente storia italiana, vista con il filtro dell'osservatore straniero: “all'inizio del nuovo secolo non c'era nessun fermento […] tra i ceti più bassi. La classe operaia era atomizzata, non esistevano consigli di fabbrica, il Pci era scomparso, le spinte radicali tra gli studenti e i giovani si erano attenuate. Il capitalismo, in Italia come altrove, non era mai parso più al sicuro. […] Da un punto di vista dei programmi, non molto separava il centrodestra dal centrosinistra […] La consueta lista di priorità dei governi occidentali – privatizzazione del patrimonio statale rimasto, deregolamentazione del mercato del lavoro, progressiva riduzione delle pensioni pubbliche, diminuzione delle tasse – apparteneva al repertorio di entrambi gli schieramenti (da Perry Anderson, L'Italia dopo l'Italia. Verso la Terza Repubblica, Castelvecchi, 2014, p. 45). 
Già vent'anni fa Jeremy Rifkin, un altro noto economista contemporaneo, sufficientemente glamour da andare a genio anche al premier, che l'anno scorso gli fece aprire il congresso per l'inaugurazione del semestre Europeo, tracciava la parabola conclusiva della società industriale, ne “La fine del lavoro”. Era il 1995, ancora non era nemmeno iniziata l'era di internet, e Rifkin scriveva che l'era della fabbrica sarebbe tramontata presto, e insiema ad essa tutto il comparto dei lavoratori in attività, a causa dell'avvento delle nuove tecnologie. L'economia post-industriale avrebbe dovuto fronteggiare così la previsione di una enorme massa di disoccupati che, senza una riorganizzazione del lavoro, avrebbero costituito un colossale problema sociale. 
Un arco temporale di venti anni fornisce una prospettiva storica non molto distante, però di sicuro dimostra che questo cammino non è nemmeno stato intrapreso. I problema, che era evidente da tempo e che alla lunga avrebbe condannato la società a impoverirsi, non è mai stato affrontanto in maniera decisiva da nessuna compagine politica. 
Questo in concreto significa che il lungo processo di transizione da una società capitalistica a una post capitalistica è in pieno svolgimento e sta facendo le sue onorate vittime, senza che vi siano ancora delle soluzioni che consentano alle persone una vera e serena mobilità lavorativa. Alle vittime dei conflitti una volta si ergevano lapidi commemorative. 
Oggi che cosa si erge, in memoria di chi ancora rappresenta il motore delle nostre economie, basate sulle leggi di mercato tradizionali? Dobbiamo accettarla come un inevitabile processo storico, la fine del lavoro, oppure dobbiamo difendere il lavoro per come l'abbiamo conosciuto nel secolo scorso, come una certezza che consenta a chiunque di noi, a buon diritto, di fare progetti per la propria vita, riscrivendo il patto tra salariati e padroni?
Perché se questo sistema continuerà a produrre sempre nuovi poveri, quale potrà essere il modello sociale, che a un certo punto presenterà il conto alla sua classe dirigente? 
Domenica 11 ottobre, alle ore 12, si svolgerà un consiglio comunale aperto (finalmente, almeno uno!) davanti ai cancelli di una delle poche realtà produttive rimaste sul nostro territorio, la Dr. Fischer, l'azienda tedesca che ha rilevato lo stabilimento Philips nel 2011. L'azienda intende chiudere presto i battenti, privando i lavoratori del loro sostentamento. 
La prossima settimana i giornali parlerano tutti di questo consiglio comunale aperto, e l'amministrazione e chi avrà voce avrà potuto dire quanto abbiamo a cuore i problemi dei lavoratori che rischiano di perdere una delle cose più importanti della loro vita. 
Speriamo che in concreto, però, si possano raggiungere dei risultati, e che un pochino questa mobilitazione di tutti noi serva a segnare in modo positivo il futuro di chi sul lavoro fonda il proprio progetto di vita. Perché altrimenti resta solo propaganda. 
Per un approfondimento sul tema della chiusura della fabbrica si veda:
la crisi inizia un anno fa

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