giovedì 23 luglio 2015

DOVE SI TROVANO I SOLDI



Da quando si sono insediati i nostri amministratori, che evidentemente cadevano dalle nuvole non avendo mai messo piede in comune prima d’allora, ripetono senza nessuna tema di smentita che loro faranno questo questo e quest’altro; ma ogni volta che poi si chiede conto del perché non abbiano fatto questo questo e quest’altro la giustificazione è sempre la stessa: non ci sono i soldi.
Noi aggiungiamo: e quando ci sono se li fanno scappare. Il caso dei 2.400.000 di euro persi, da parte delle ferrovie, è il caso più eclatante. Ma non è finita qui: ovviamente tutti di bandi di finanziamento mancati, dalle energie alternative (guarda il caso del rifacimento dei tetti dell’asilo Rodari e dei campi sportivi senza nemmeno un pannello solare), i numerosi bandi regionali per il commercio e il clamoroso caso della scuola Gramsci, per cui non si sono sprecati a chiedere un soldo. Tanto si sa, lo dice un atto pubblico quale il preliminare del Piano regolatore in corso di approvazione, nei piani dell’amministrazione quella scuola era destinata a sparire, per essere sostituita – il caso volendo - da un più avveniristico edificio. Tipo Palasport, per intenderci.
Comunque i soldi, è vero, non ci sono, perché ci sono stati i tagli dei trasferimenti e i comuni devono trovare il modo per integrare i comodi e indolori finanziamenti, ottenuti senza sacrifici, facendosi venire delle idee e amministrando il pubblico patrimonio con la stessa oculatezza con cui amministrano le finanze di casa propria.
Uno dei questi modi potrebbe essere, tanto per cominciare, andare ad analizzare come sono strutturate le grandi fonti di uscita, e comprenderne i meccanismi di rendicontazione.
Nel nostro bilancio le voci più consistenti sono due: il personale e i rifiuti.
La questione del personale è assai complessa e deve essere oggetto di un altro genere di riflessioni, ma sui rifiuti si possono iniziare a condividere le nostre analisi, che sono state espresse con molta precisione nell’ultimo consiglio comunale del 16 luglio scorso (vi invitiamo pertanto a vedere le riprese, su http://www.comune.alpignano.to.it/Home/Menu?IDDettaglioPagina=45889).
Il Comune di Alpignano, per la raccolta rifiuti, spende ogni anno una cifra assai consistente, pari a circa due milioni e mezzo di euro. Un costo rilevante, per una comunità come la nostra, che ha un bilancio complessivo di circa 16-17 milioni di euro.
All’interno del bilancio del Cidiu (l’ente che gestisce il servizio) però troviamo alcuni dati che ci fanno capire che, da anni, nessuno va a vedere che succede. Andiamo a fare qualche esempio: abbiamo scoperto che da otto anni il comune di Alpignano paga indebitamente un canone istat del 3,2%; ce ne siamo accorti e abbiamo chiesto conto al comune in diverse occasioni. Anche perché questa piccola svista ha fatto sì che si accumulasse la straordinaria cifra di € 335.726,00, che probabilmente il comune di Alpignano non avrebbe mai recuperato se non ci fossimo accorti di questo piccolo ma significativo dettaglio all’interno del Disciplinare che regola i rapporti tra noi e il Cidiu.
Abbiamo anche scoperto che nel 2012, per un errore materiale, abbiamo pagato le spese generali al 12%, anziché al 10%. Un piccolo numerino, che ha significato per noi un maggior esborso di 25.000 euro. Mai chiesti indietro, forse perché anche di questo nessuno, prima di noi, se ne è accorto.
Altra chicca: sapete che siamo il comune che in assoluto paga di più il recupero dei rifiuti ingombranti? Circa 2,42 euro pro-capite, contro 1,62 euro di Rivoli, 1,71 di Collegno, 1,63 di Grugliasco, 0,75 di Pianezza, 0,39 di Venaria. Ma non perché passino più spesso, anzi. Con meno passaggi.
Se ci adeguassimo anche solo al canone di Rivoli risparmieremmo 13.000 euro all’anno.
Inoltre abbiamo anche un problema con il personale dell’Ecocentro. Siete mai stati all’ecocentro? Lì possono essere impiegati addetti che prendono una paga oraria che varia dai 15,92 euro dei II livelli ai 24,13 euro dei IV livelli. I nostri impiegati sono tutti di IV livello. Se usassimo anche noi le II fasce risparmieremmo circa 15.000 euro all’anno.
Avete provato a fare una somma?
Perché le cose vanno così?
Perché mai nessuno è andato ad analizzare queste cose? Eppure il Sindaco è anche assessore alle finanze, un esperto in materia, alcuni dati ci dovrebbero “parlare”. Certi costi esorbitanti andrebbero analizzati, almeno quando si insedia una nuova giunta.
Se questo criterio analitico fosse adottato per tutti i servizi potremmo stare tranquilli che forse il Comune di Alpignano tanti dei suoi problemi li risolverebbe, a cominciare dalle piccole cose.
Un’attenta politica di razionalizzazione in materia di energia, l’analisi dei servizi, e qualche investimento in più grazie ai numerosi bandi permetterebbero a questo comune di risollevarsi, affinché non venga mai più in mente a nessuno di chiudere una scuola perché “non ci stanno soldi”.
Noi, questo lavoro, lo stiamo facendo.

venerdì 17 luglio 2015

STIAMO ADDIVENENDO...

(dalla diretta streaming del consiglio comunale di stanotte)
Dopo il ritornello dello "stiamo valutando", adesso siamo a quello dello "stiamo addivenendo" ... questa può essere considerata la sintesi di ogni consiglio Comunale, nel quale non si riesce ad avere una risposta che chiuda il dibattito (quello che loro sempre liquidano come "polemiche", per privare di validità tutte le giuste osservazioni del caso).
In particolare stavolta avremmo voluto proprio saperne di più, e una volta per tutte, sulle ragioni della chiusura della Gramsci e su quanto questo abbia ricadute, in termini economici, sulle pubbliche finanze. Siamo nella più alta sede ufficiale di un'amministrazione locale, ovvero il Consiglio Comunale, e qui non si scherza. Sono tutti atti e procedimenti pubblici.
Per una volta volevamo sentire le parole di un Sindaco davvero dispiaciuto di averci mandati tutti in crisi, che si sarebbe scusato con i cittadini, per averli destabilizzati con una sequenza di notizie non attendibili, dando stasera finalmente prova della propria personaità politica e che dire, magari della propria sensibilità
Invece, come sempre capita da quando sediamo un questo consiglio, le risposte ai nostri questiti son sempre lì lì ad arrivare, quasi come se per straordinaria coincidenza, anticipiamo - sempre di poco - una cosa che sta andando in porto in modo fluido e naturale grazie alle lungimiranti doti amministrative dei nostri "governanti". E allora dobbiamo aspettare ancora e accontentarci di quanto segue.

In pratica dalla risposta del Sindaco alla interrogazione portata in Consiglio Comunale (quella pubblicata sul post della scorsa settimana) emerge che la scuola Gramsci, essendo del 1971, è accusata di vetustà e quindi costa troppo tenerla in vita. Per cui va chiusa.
Quante dimore ed edifici pubbici sono in queste condizioni?
Che le tecniche costruttive utilizzate per la Gramsci fossero superate si sa almeno da 20 anni: la gestazione di una tale decisione è stata molto lunga, ma le cose sono avvenute all'improvviso, come se in gioco ci fosse la pubblica incolumità. Ma sappiamo ora che non è così. La scuola non crolla, ma bisogna chiuderla provvisoriamente. il Sindaco dice per fare i sopralluoghi, ma in realtà sta dicendo ancora una cosa diversa: che il passo indietro, rispetto alla chiusura definitiva, è stata fatta per SALVAGUARDARE I POSTI DI LAVORO. Si sono infatti mobilitati i sindacati e solo a quel punto si è cominciato a ragionare? Possibile? Questo è stato detto dal Sindaco in persona


Ancora una volta nella scuola pubblica, forse come retaggio di decenni passati in cui la scuola pubblica - come ogni ente pubblico - ha sopperito a una mancanza cronica di politiche del lavoro, gli allievi - i diritti dei bambini, dei cittadini, il diritto all'educazione a all'istruzione - vengono dopo. 
Non è la mancanza di sicurezza, non l'amianto, né la razionalizzazine, non c'è il disagio logistico, niente di tutto ciò: sono i posti di lavoro. Non ci aspettavamo questa, come giustificazione della retromarcia. Ma sono le parole del Sindaco. Guardate le riprese video per credere.

Dobbiamo notare, in questa circostanza, l'assenza di una voce autorevole nel merito, quella dell'Assossore più titolato ad affrontare la questione: quello all'istruzione.

Il risvolto drammatico, tuttavia, per gli alpignanesi, è che a settembre, alla scuola Matteotti, arriveranno 7 classi in più
Tenendo conto che ora sono 10, provate a immaginare l'impatto.
Già ora i bimbi fanno due turni per mangiare, non ci sono abbastanza parcheggi per tutti (nemmeno per i docenti), il pulmino arriva facendosi largo tra i genitori in sosta davanti al cancello; ma ricordiamo che l'uscita dei bambini avviene CONSEGNANDOLI UNO PER UNO: per recuperarli ci vorrà almeno mezz'ora. 
Allora bisogna intervenire anche su questo, almeno scaglionare le uscite, oppure dividerle e recuperare anche il retro, far arrivare il pulmino a un ingresso secondario, perché se no ci sarà un macello che non sarà sufficiente aver cambiato i turni ai vigili, come annunciato dal Sindaco (peratro solo per la Turati).
E tutti i bimbi che alle 17 sono attesi alle consuete lezioni pomeridiane, forse dovranno dirvi addio.

P.s. quando farete i conti per capire quanti quattrini tutto ciò costerà, per favore aggiungete per tutti una bella merenda!!!

E IL PULMINO DEVE ESSERE GRATIS PER TUTTI

venerdì 10 luglio 2015

“TIFOSO DELLA MIA ALPIGNANO”



Ci occupiamo ancora questa settimana dei fatti accaduti intorno alla questione Gramsci, poiché per due settimane si sono susseguite le innumerevoli versioni sulle ragioni della chiusura: tra rischio asbestosi e potenziali crolli, tra eroici annunci di portare in salvo una generazione di fanciulli, con testimonial d’eccezione e difensori d’ufficio, e l’immediata prosaica smentita che purtroppo si tratta solo di quattrini che mancano, tra “stiamo valutando” e “tra una settimana decidiamo”, tra una millantata vetustà dell’edificio (la scuola è del 1973 e non del 1961) ed entità economiche sparate a caso (lavori che vanno dai 40.000 euro ai 2 milioni di euro), e poi lettere ufficiali, i social, articoli e dichiarazioni di partito, le proteste di genitori, le raccolte firme, le lettere di insegnanti e sindacati, è impossibile non solo capire come stanno veramente le cose, ma anche non perdere il filo.

E ancora ci stiamo domandando quale sia la ragione per cui un’amministrazione di sinistra decida di chiudere all’improvviso una scuola pubblica, privando mezza città di uno dei più importanti servizi della collettività.

Riprendiamo lo slogan che ha caratterizzato la campagna elettorale del Sindaco e ci chiediamo come suonerebbe oggi, a quattro anni dall’avvio delle attività della giunta. A noi oggi questo slogan suona particolarmente stonato, visto che molte delle scelte effettuate sono andate a danno dei cittadini.

Questa della scuola è l’ultima sequenza di uno sceneggiato che si è svolto a puntate settimanali e che potete ripercorrere sfogliando il nostro blog, che testimonia 4 anni di attività e di conflitti.



Nel post della scorsa settimana abbiamo, tra le tante, posto una domanda che riteniamo molto importante: se la Gramsci chiude per qualsivoglia problema, le altre scuole sono certificate per accogliere il 50% degli studenti in più, al di là degli aspetti logistici?

Una delle questioni ancora controverse, su cui ovviamente non c’è chiarezza, riguarda la dotazione dei plessi del Certificato di prevenzione incendi (CPI), un documento obbligatorio che dimostra la regolarità dell’edificio rispetto alla normativa antincendio.

A noi risulta che dal 2009 sono sati spesi circa 77.500 euro in disamine e progetti e sono stati impegnati fondi per 307.000 euro, per gli adeguamenti, ma non è purtroppo chiaro se questi certificati a oggi esistano. Questo dato è emerso dalle nostre ultimissime verifiche e quindi occorrerà fare richiesta anche di questo, oltre a tutto il resto che riguarda la questione Gramsci.

Ci siamo anche chiesti quanta copertura economica straordinaria serva per far fronte sia all’adattamento degli edifici, sia alla navetta scolastica che, se gratis deve essere, deve esserlo però per tutti e non solo per gli ex allievi Gramsci, in quanto i disagi ci saranno per tutti.

Tutti questi costi sono a fondo perduto: ma non sarebbe stato meglio impegnarli direttamente sulle scuole, facendo investimenti duraturi, oppure per fare magari le opere di manutenzione più urgenti sulla Gramsci, durante l’estate, in modo da essere pronta per settembre?

Perché ormai è chiaro che i problemi non sono così gravi come sembrava quando tutta la faccenda si è innescata, quasi che il procurato allarme scatenatosi nei primi interventi del Sindaco potesse far meglio digerire la scelta: la scuola non ci crolla sulla testa, né l’aria è avvelenata dall’amianto, altrimenti non si spiegherebbe l’autorizzazione all’uso delle palestre. Accentuare mediaticamente i rischi è servito solo a creare confusione e diffidenza e, alla luce dei fatti, forse è stato un grande autogol per il “tifoso di Alpignano”.

Il problema è un altro, l’hanno capito tutti, ed è politico. Una scelta meditata da tempo, ma mai preannunciata e discussa.



Intanto la settimana trascorsa ha registrato nuove e significative vicende della scuola, a partire dal Consiglio di Istituto, al quale invitato, il Sindaco e l’Assessore, non hanno partecipato. Alla faccia del Sindaco che “ci mette la faccia”.

La vicenda è delicata a ha già fatto emergere delle fratture all’interno del partito di sinistra che sostiene il sindaco, perché non è pensabile che per politici di sinistra digerire una scelta del genere possa essere indolore e non creare qualche problema di coscienza.

Abbiamo chiesto un consiglio comunale aperto, ma sono state messe in mezzo le solite complicazioni “burocratiche” per cui alla fine se ci sarà non sarà prima di settembre. Ammesso che la maggioranza non faccia comunque mancare il numero legale.

Delle innumerevoli contraddizioni che hanno caratterizzato dichiarazioni su social, giornali e lettere ufficiali abbiamo già detto nei due post precedenti: dibattito tutto avvenuto senza mai incontrare dal vivo le persone che chiedevano spiegazioni. Per due settimane le persone, i cittadini i genitori sono stati tenuti fuori della porta. Ma pare che il sindaco abbia accettato di incontrare una delegazione di genitori. Che cosa ne scaturisce sarà oggetto del nostro prossimo intervento.



Alla fine le proteste dei genitori, degli insegnanti e di tutto il mondo dei sindacati locali in subbuglio, i problemi interni al partito e magari alla giunta hanno evidentemente portato a ripensamenti, e il Sindaco ha fatto pervenire alla dirigenza scolastica una lettera in cui ribadisce la necessità di chiudere la scuola provvisoriamente solo per un anno, per fare tutti gli approfondimenti e le stime. Che cosa significa questo atto? Che finora si è parlato senza aver mai fatto un vero sopralluogo, senza aver mai esaminato davvero l’edificio? Allora bisogna sempre “mettere a ferro e fuoco” per far ragionare questi politici che prendono le decisioni nelle stanze del potere? Non sempre “il popolo” ha queste energie ed è per questo che poi quasi tutto succede senza che i cittadini ci facciano troppo caso.



C’è solo una considerazione che si può fare concludendo: ma hanno fatto i conti con il fatto che quasi certamente tra un anno alla guida della città ci sarà un’altra maggioranza, speriamo frutto della consapevolezza dei cittadini, frustrati in quasi tutti i desideri di una città migliore, che è arrivato il momento di voltare pagina e di “licenziare” chi da venticinque anni - gira e rigira - gestisce il patrimonio pubblico di tutti noi?

Chissà se poi proprio in questo anno si presenterà il benefattore che comprerà l’area per costruirci amene palazzine e regalerà ad Alpignano una nuova scuola fiammante!!!



E ora la bella iniziativa:

giovedì prossimo, 16 luglio, si svolgerà il Consiglio Comunale. Intervenite numerosi poiché si chiederà conto in quella sede, attraverso una nostra interrogazione, di tutte le domande che potevamo porre all’amministrazione rispetto alle contraddittorie dichiarazioni fatte finora. Vi alleghiamo qui di seguito il testo



In considerazione dell’argomentazione citata in oggetto, della rilevanza della stessa, del limitato tempo a disposizione per la sua trattazione nelle sedi istituzionali, dell’apprensione e dello smarrimento che molta parte della cittadinanza sta vivendo, la forza politica Alpignano SiCura ritiene urgente e doveroso comunicare ed esigere quanto segue.

  • Considerato che le informazioni alla cittadinanza ed in particolar modo ai fruitori delle scuola Gramsci (genitori e parenti degli studenti, personale ATA, personale docente e non) risultano arrivare da più fonti non istituzionali e non ultimo dai social network, ingenerando confusione ed apprensione fra la popolazione, si chiede che l’Amministrazione proceda immediatamente con l’istituzione di un canale di informazione alla cittadinanza unico, aggiornato ed ufficiale;
  • Considerato che le informazione alla cittadinanza provengono da più parti e non è chiaro quali siano ad oggi gli interlocutori a cui far riferimento per portare le proprie istanze, si chiede che l’Amministrazione proceda immediatamente con ufficializzare le convocazioni delle riunioni, dei tavoli tecnici e amministrativi in atto e di ufficializzare quali siano gli interlocutori di rappresentanza partecipanti a cui far riferimento;
  • Considerato che le informazioni alla cittadinanza derivanti dai social network (ivi compreso quello ufficiale del Ill.mo Signor Sindaco di cui riporta al seguito, fra l’altro, un breve stralcio di un post recente “[…] dovremmo chiudere la scuola Gramsci perché non esistono più le condizioni di sicurezza e dobbiamo pensare in primis ai nostri bambini. Non possiamo mandare i bambini in una scuola che gli ingegneri ci dicono essere NON SICURA. Servono 2 milioni di euro (che non abbiamo) per metterla a posto: […] parlano di chiusura del plesso scolastico delle scuole Gramsci per non meglio identificati problemi strutturali e/o di sicurezza. Allo stesso tempo invece la Delibera di Giunta n.84/2015 (che è organo di indirizzo politico) cita la razionalizzazione e riorganizzazione funzionale dei plessi scolastici ma non riporta nessuna problematica specifica legata ad una causa di pubblica incolumità tale da portare alla chiusura dall’anno scolastico 2015/2016 del plesso ospitante la scuola primaria. Considerato che la causa di pubblica incolumità prevede percorsi e atti amministrativi di urgenza ben definiti dalla normativa vigente, mentre le linee di indirizzo politico permettono un più razionale e lungimirante percorso, senza per forza sottoporre la cittadinanza a disagi e apprensioni, si chiede che l’Amministrazione Comunale ufficializzi immediatamente se la chiusura del plesso scolastico è dovuta a qualsiasi problema di sicurezza e/o strutturale. Nel qual caso pubblichi e/o ufficializzi nello specifico gli atti da cui emerge la problematica e la sua gravità, nonché l’ENTE o il funzionario pubblico che l’abbia accertata (asl, arpa, VVFF, direttore d’area) con la richiesta di procedere alla chiusura del plesso.

Come mai l’Amministrazione Comunale non ha emesso un Decreto Sindacale o un provvedimento di inagibilità della scrittura?

Considerato che un progetto di razionalizzazione e riorganizzazione funzionale dei plessi deliberata da un Organo Politico normalmente prevede tempi di attuazioni tali da risultare di minimo impatto sul disservizio alla cittadinanza, primo fra tutti il reperimento delle risorse economiche finanziare per attuare le misure alternative o viceversa la chiusura di un plesso per motivi legati alla pubblica incolumità prevede normalmente un iter di urgenza con l’emissione di ordinanze di inagibilità e di interdizioni, non è chiaro alla popolazione quali delle due condizioni si sta venendo a creare.

Alla luce della considerazione sopra espresse ed in relazione alle risposte richieste, Alpignano Sicura, chiede a questa spettabile Amministrazione di indire nell’immediatezza un Consiglio Comunale aperto su tale problematica al fine di esplicare in modo chiaro ed inequivocabile, quali siano le cause che hanno portato questa Amministrazione alla proposta di chiusura del plesso scolastico, se queste siano imprescindibili ed irrevocabili ed in caso di assoluta necessità legata alla pubblica incolumità, quali siano le proposte alternative per i fruitori, per quanto tempo dovranno essere messe in atto in modo tale da permetterà alla cittadinanza di poter limitare al massimo il disagio a cui dovrà  essere sottoposta.