Trasversalità, competenza e
passione sono le tre parole-chiave con cui abbiamo raccontato il nostro
progetto civico, nel tentativo di sintetizzarne le principali caratteristiche
che ci accomunano.
La trasversalità è un’idea molto
attuale, per affrontare questioni politiche, in quanto evidenzia il
superamento, ormai dimostrato dalla prova dei fatti, di ideologie novecentesche,
storicamente incarnate da “destra” e “sinistra”.
La competenza è una dote
fondamentale, ovvero la capacità di individuare il filo rosso che lega il
riconoscimento dei problemi all’utilizzo degli strumenti più idonei per
risolverli.
Sul termine “passione”, in rapporto
alla politica, si accavallano invece secoli di riflessioni filosofiche, che
vanno da Platone, passando da Sant’Agostino, Machiavelli, il Romanticismo e
giungono ai giorni nostri filtrate da un secolo in cui passioni nefaste, che
sono riuscite a diventare collettive, hanno sconvolto il mondo e decimato
generazioni ed etnie.
Il rapporto tra le passioni
individuali e le passioni collettive, con le adeguate ricadute politiche, è ben
analizzato in un recente pamphlet
intitolato Passioni e politica, i cui
autori, Paul Ginsborg e Sergio Labate, uno storico e un filosofo contemporanei,
percorrono questo excursus storico nel tentativo di trovare una sintesi, per la
politica attuale, affinché le passioni forti non mandino in crisi la democrazia
e riescano a trasformarsi in percorsi collettivi positivi.
Affinché il pluralismo
naturalmente insito nel concetto di trasversalità non venga mandato in crisi,
occorre mettere in equilibrio le diverse passioni individuali ed esprimere
questo bisogno in forma collettiva.
Scrivono a tal proposito i due
autori:
“la vera differenza tra un uso
critico e un uso ideologico delle passioni non sta tanto nella distinzione fra
passioni positive o negative, tristi o gioiose, ma in quella fra passioni che
spingono a una soddisfazione puramente individuale e passioni che hanno come
fine il desiderio di costruire connessioni. Tra passioni senza legami e
passioni comuni”.
“La politica è il luogo in cui
possiamo vivere una strana specie di passioni, le ‘passioni comuni’. […] La
politica si definisce in funzione della sua capacità di rafforzare le nostre
passioni rendendole ancora più forti, ancora più liberanti, ancora più
autentiche. Un vero e proprio governo politico delle passioni […] che si allargano, si legano, si
comprendono attraverso il lavoro intellettuale.”
Ma “le passioni producono
conflitti e non sono facilmente controllabili o comandabili. Non producono unanimità
né consenso facile. Richiedono una deliberazione comune circa il loro governo.
La sensazione più ricorrente è che la politica maschile, ancora prevalente, ci
abbia costretto a contesti in cui non sappiamo più distinguere tra ‘fare una
guerra’ e ‘attraversare un conflitto’. L’etica del conflitto richiede un
riconoscimento che le differenze non possono mai annientarsi e che l’unanimismo
delle passioni produce una società pietrifica […]. Stare dentro il conflitto
vuol dire cercare insieme un governo costruttivo delle passioni, connettendo
differenti passioni, stati d’animo e attitudini – come la mitezza e la fermezza
– e trovando un modo per gestire il disaccordo in forma virtuosa. Un’ecologia
politica delle passioni, è questo ciò di cui abbiamo urgente bisogno.”
“L’insieme delle passioni
politiche positive al giorno d’oggi dovrebbe differenziarsi fortemente rispetto
a quello tradizionale […]. In una lista contemporanea
accanto all’amore dovrebbero rientrare anche l’amore per la pace, la compassione,
la generosità, la simpatia, la cura […].
“Che vi sia anche nella vita
politica una legittima esigenza di riconoscimento è cosa del tutto pacifica.
Una persona che nel suo impegno politico accede a un giusto riconoscimento è
sicuramente una persona più equilibrata. È una discussione molto di moda nella
politica contemporanea. Si potrebbe dire che solo l’esperienza di essere
riconosciuti – anche nella propria natura passionale – permette a ciascuno di
partecipare pienamente alla vita pubblica. Dunque il riconoscimento anche
emotivo sarebbe una precondizione necessaria all’esperienza di una buona
partecipazione politica. Ma l’esigenza di un giusto riconoscimento non ha molto a che fare con la pretesa implacabile del riconoscimento di sé.
Mentre nel primo caso si produce un sentimento di fiducia, nel secondo si
produce una rivalità, un’impazienza e un risentimento perenni. Il
riconoscimento non è più la condizione sentimentale che permette la
partecipazione ma ne diventa l’unico obiettivo pulsionale. La politica sembra
essere diventata un luogo dove s’incontrano persone che fanno della propria
autorealizzazione il fine ultimo del loro impegno, sacrificando ogni
costruzione paziente di passioni comuni […].”
“Vi è […] una regola d’oro sul modo
in cui usare le passioni nella politica: esse possono essere passioni di molti o
di pochi, ma non dovrebbero mai coincidere con le passioni di uno contro tutti.
Vi è una saggezza affettiva, nella vulnerabile e nobile idea di rappresentanza,
che suggerisce di costruire l’accordo (e il disaccordo) su passioni capaci di
mobilitarci insieme […]. Richiede passioni
inclusive, non esclusive […] gruppi bridging
(o inclusivi) [pittosto che] gruppi bonding
(o esclusivi). Nel primo caso siamo prossimi alle passioni comuni e ai gruppi che tendono a promuovere identità e
reciprocità più ampie; all’interno dei gruppi bonding, invece, si supportano interessi e passioni specifiche, con
il rischio latente di affermare l’identità di un gruppo a spese di altri.”
“Basta poco perché l’egoismo, l’ambizione
sfrenata, la disorganizzazione delle riunioni, i cosiddetti flamer, che sputano malignità sui forum,
distruggano un’iniziativa nel giro di pochi mesi o al massimo di qualche anno.
L’autodisciplina, la capacità di ascolto, l’uso rispettoso del tempo (soprattutto
quello altrui), la mitezza associata alla fermezza, la grande attenzione alla
forma oltre che al contenuto delle riunioni, soprattutto la messa in campo di
passioni comuni, hanno la straordinaria capacità di smuovere le acque.”
Con queste riflessioni i membri del progetto di civico Alpignano SiCura
e SiAmo Alpignano augurano a tutti buone vacanze; vorremmo ritrovarci a settembre e
iniziare tutti insieme un proficua attività di programmazione dei vari
interventi di cui ha bisogno la nostra città.