giovedì 12 febbraio 2015

VOLTARSI DALL’ALTRA PARTE



 Lo Stato non dedica più le sue attenzioni alla povertà con lo scopo primario e fondamentale di tenere in buone condizioni i poveri, ma con quello di sorvegliarli e di evitare che facciano danni o che creino problemi, controllandoli, osservandoli e disciplinandoli.
(Zygmunt Bauman)



 Vi sarà capitato sicuramente talvolta di dovervi giustificare, nel dare l’elemosina a una persona di colore, davanti a chi cinicamente si esprime senza pudori, e con grande solidarietà dei più, dicendo che “quelli guadagnano più di me che lavoro tutto il giorno”. Non stiamo qui a discutere se poi i più meritati guadagni se ne vanno in laccature unghie o gratta e vinci, perché ognuno è libero di spendere i suoi guadagni come meglio crede, ma probabilmente se decidessimo di indossare anche noi i panni del mendicante certi privilegi - seppur ricchi sfondati - non li avremmo mai.

Questo punto di vista, parecchio condiviso, ha un lato paradossale: perché se così è, come mai non lo facciamo tutti?

Ma dato che nessuno è in grado di dimostrare i guadagni di un mendicante, si usa far riferimento solitamente ai più eclatanti casi di cronaca di barboni milionari, che pur costituendo una straordinaria eccezione, diventano l’alibi per voltarsi sempre dall’altra parte.

Così come paiono voltarsi dall’altra parte in molti, di fronte alle tragedie del mare Mediterraneo, negando la realtà in nome di facili qualunquismi che costituiscono, nelle nostre menti incapaci di fare le opportune distinzioni, il terreno fertile su cui povertà e miseria, di chi ha trovato nella fuga l’unica via per restare in vita, si mischiano alla lombrosiana supposizione di una innata tendenza a delinquere degli apolidi.

Ora l’Italia si può permettere di alzare le mani dinanzi a queste tragedie, essendo l’Europa intervenuta con l’operazione Triton? Se lo chiedono tutti coloro che ne hanno oggi titolo, dando risposte diverse, quasi prevalentemente dettate dalla conta dei consensi.

Triton ha soppiantato di fatto l’operazione Mare Nostrum, investendo 3 milioni di euro al mese, cifra inferiore a quella spese per l’operazione Mare Nostrum (e pare anche meno efficace), che è costava 9,5 milioni di euro al mese.

Se pensiamo che le spese del Quirinale annuali sono dell’ordine di 228 milioni di euro, capiamo quali siano da sempre le priorità degli “investimenti” dei nostri bilanci pubblici. Senza mai mettere in discussione nulla di quanto tradizionalmente a beneficio di monoliti intoccabili, continuiamo a mantenere senza batter ciglio i moloch che affliggono le nostre casse: pensiamo anche agli stipendi dei manager pubblici, con il clamoroso recente caso del segretario generale di Coldiretti, che non fa che sommarsi agli altri ben noti. Ma noi sembriamo totalmente refrattari a queste informazioni, e ci sdegniamo per gli immigrati che ci rubano il lavoro e non per chi sfrutta la loro condizione per arricchirsi.

Le organizzazioni umanitarie che fanno capo all’Onu pongono all’Europa un problema che ha numericamente le dimensioni di una catastrofe umanitaria.

Dinanzi a queste tragedie e ad altri gravissimi problemi non sarebbe ora di iniziare a invertire l’ordine delle priorità e stabilire un diverso corso della spesa pubblica?

Adesso nel nostro piccolo ombelico del mondo non siamo certo noi alpignanesi a doverci porre il problema di come intervenire strategicamente nelle azioni diplomatiche della politica estera, o nei bilanci dello stato, però se vogliamo noi cittadini iniziare a dare il buon esempio alla classe politica, certe dichiarazioni, come quelle in apertura del post, potremmo almeno iniziare a risparmiarcele. 

E anche in questo caso, c'è spazio per qualche bella notizia:

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