giovedì 26 settembre 2013

SIAMO TUTTI POLITICI

Questa settimana interviene Gianni Brignolo, coordinatore di Alpignano SiCura, per richiamare l'attenzione sul senso civico della partecipazione, partendo proprio dall'episodio che ha coinvolto i residenti della zona del passaggio a livello, che si sono mobilitati per avere delle risposte chiare sulle scelte dell'amministrazione.


Alcune vicende, che stanno interessando la nostra cittadina in questi mesi, e alcuni avvenimenti, che hanno riguardato Alpignano SiCura, mi hanno fatto tornare all’atmosfera della campagna pre-elettorale di due anni fa, facendomi rivivere la piacevole sensazione del contatto con la gente, la discussione dei problemi, la possibilità di cercare una soluzione insieme, il bello della condivisione delle opinioni diverse, anche della critica. Ho ritrovato la politica sana, quella del quotidiano, fatta di problemi da risolvere e di sfide da affrontare.

Ho anche provato orgoglio e un piccolo senso di autogratificazione (sono peccati di presunzione) quando qualcuno ha riconosciuto la passione e la competenza (oltre che la correttezza politica) con cui una piccola lista civica sta mantenendo il patto, non solo con il suo elettorato, ma con l’intera città, indipendentemente dal sostegno che ne ha avuto. 

Già, ma quale era in fondo questo “patto”?

Noi abbiamo provato a metterci in gioco e a rappresentare un nuovo modo di far politica, impegnandoci per un mandato con passione e competenza (per quanto possibile), chiedendo in cambio non tanto un mandato in bianco, ma di partecipare a un nuovo progetto civico.

Se non pensiamo che la politica e il governo di una città debbano essere necessariamente partecipati (non solo il bilancio, ma tutto il progetto), non cambieremo mai le regole del gioco e non potremo che essere delusi e vivere un senso di disprezzo e di nausea nei confronti della politica.

Partecipare al governo della città vuol dire sperare di non sentirsi più dire che i cittadini non si occupano di politica perché la cosa non gli interessa, perché non hanno tempo, perché hanno altri problemi più importanti, perché “tanto non cambia mai nulla”. La stessa parola “politica” – polis - ci invita a occuparci della città in cui viviamo.

La politica spero e credo che sia qualcosa di diverso da una delega in bianco per la quale, assolto il mio dovere di cittadino votante, per un’intera legislatura mi dimentico della mia città e dell’operato di chi la rappresenta, salvo poi indignarmi o alzare la voce quando qualcosa non funziona fuori dalla porta di casa mia, dando la colpa alla politica che non ha fatto nulla.

In questo modo si instaura, anzi, si foraggia un meccanismo perverso, che è proprio l’antipolitica che tutti condanniamo, una sorta di favoritismo, un mix fra collusione e corruzione psicologica (parole che tanto ci indignano ma che inconsciamente sosteniamo) per il quale dietro la promessa della risoluzione di un problema c’è il riconoscimento del voto alle prossime elezioni, o viceversa dietro la risoluzione c’è la richiesta di un voto alle prossime elezioni. Un meccanismo che tutti siamo pronti a mettere all’indice, salvo poi utilizzarlo quando ci troviamo in una situazione che ci riguarda in prima persona. Nessuno escluso.

Per noi la politica funziona in un altro modo: i cittadini “partecipano” attivamente alla vita del proprio paese. Chiedono conto ai loro rappresentanti dell’andamento del progetto che hanno sostenuto, partecipano ai consigli comunali, si informano dai giornali, dai siti delle forze politiche locali, interrogano con le mail, leggono le comunicazioni che arrivano a casa,  se è del caso telefonano o fermano per strada i loro rappresentanti, vanno alle riunioni dei partiti, insomma si informano, domandano, propongono e al contempo si indignano e chiedono conto. Una politica sana è quella dove i cittadini esigono in prima persona e sono desiderosi di essere protagonisti e partecipi della propria città, senza aspettare di essere chiamati al voto. E non è un tifo incondizionato, qualsiasi cosa accada.

Ma chi di noi si farebbe costruire casa da un’impresa secondo la promessa di un progetto sulla carta senza in alcun modo interessarsi di cosa sta succedendo durante il corso dei lavori e con la pretesa di venir informati dal costruttore o dal progettista dall’andamento dei lavori e rimandando la valutazione complessiva solo al fine del contratto? Spesso sono i proprietari i primi controllori dell’operato, che esigono di prendere parte all’opera, vigilando e informandosi sul rispetto dei tempi di consegna, sulla sicurezza, sulle decisioni di fondo.

Volendo esagerare un po’, perché per la casa nostra sì e per la nostra città no? In fondo la città non è casa nostra?

I politici possiamo essere noi, se lo vogliamo.

Quest’andazzo, per il quale un qualcosa che è di tutti non è di nessuno - e quindi si è autorizzati a rimanerne fuori – sta mostrando i suoi danni. è illogico il pensiero per il quale delegando qualcuno posso non interessarmi più della mia città, chiedendone solamente conto. è illogico pensare che, pagando le tasse (e anche non pagandole), in modo automatico posso esigere dei servizi senza impegnarmi, affinché gli stessi siano efficienti. Dirò di più: è anticostituzionale. Certo, spesso scomodiamo la costituzione solo quando sono messi a rischio i nostri diritti. E i nostri doveri? Perché non scendiamo in piazza a protestare perché i cittadini (ognuno di noi) non rispetta i propri doveri? Leggo fra i Principi Fondamentali della costituzione, all’art.4

“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Pensiamo allora di smetterla di delegare in bianco, perché spesso quando i cittadini tendono a non occupare i ruoli sociali, questi vengono carpiti dal primo che passa, indipendentemente dalle sue competenze, quando a volte addirittura da chi intravvede degli interessi personali.

Noi non vorremmo risolvere i singoli problemi che i cittadini ci offrono, per poi richiederne a ricompensa il loro voto. Vorremmo invece risolvere i problemi e costruire delle opportunità insieme a loro, dove proprio i singoli cittadini sono promotori, suggeritori, critici; senza doverli “stanare” dalla loro case.

Non possiamo pensare che i cittadini vivano la propria città come semplici utenti o fruitori di servizi creati ad hoc dai rappresentanti eletti; non possiamo pensare a cittadini, che sono solo consumatori della città e giudicano “una buona politica” quando i politici sono stati in grado di risolvere problemi individuali.

Se vogliamo cambiare la politica che tutti rigettano, quella dei favori, se vogliamo cercare di cambiare qualcosa nella nostra città, che non cambia mai, dobbiamo partire da noi stessi, mettendoci in gioco con coraggio! Noi ci siamo, mantenendo fede alle promesse che avevamo fatto.

In fondo noi di Alpignano SiCura, che abbiamo scelto di metterci in gioco, dedicando tempo ed energie, non abbiamo scelto i partiti, siamo usciti dalla logica delle tifoserie e abbiamo deciso di andare fino in fondo, per verificare se “la politica dei marpioni” abbia davvero occupato ogni spazio della vita pubblica.

3 commenti:

  1. Condivido questo articolo SIAMO TUTTI POLITICI. Metterei come sottotitolo
    La politica dei marpioni .Le segreterie politiche di sinistra hanno un solo obbiettivo,accaparrare voti,con tutti i mezzi.Se devono scontentare gli abitanti una zona residenziale ,lo fanno, perchè in termini di voti non sono rilevanti ,e magari sono pure alpignanesi. Non mi dliungo oltre.
    Andate avanti cosi'. Saluti alla prossima

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  2. ecco a proposito di "tifo incondizionato"!!! Sig Tarulli non sono solo obiettivi/mali delle segreterii di sinistra ma anche della destra e di tutti i partiti che sono ormai traviati dall'accaparramento dei voti e sono di conseguenza strutturati per agire in questo modo senza alcuna sensibilità al bene comune e alla buona amministrazione. Apriamo gli occhi! speriamo solo che il virus non abbia ormai contagiato l'intera società

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  3. è la storia dell'uovo e della gallina: i politici sono marpioni perché in fondo noi elettori pretendiamo favori dalla politica, oppure i politici, per allettarci, hanno approfittato delle nostre debolezze, insinuandosi nelle pieghe dei bisogni individuali? Chissà... per capire se ci sono delle differenze, l'unica possibilità è vedere da vicino chi lavora e come lavora. Però bisogna farlo con costanza, partecipare, essere presenti, confrontarsi di persona e a quel punto, anche agli occhi meno attenti, non saranno impercettibili le differenze

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