sabato 18 marzo 2017

La Consulta Migranti incontra le associazioni: "L'integrazione avviene stando insieme"

Un momento dell'incontro, a cui hanno partecipato i rappresentanti di 27 associazioni

Venerdì 10 marzo si è svolto nella sala "Gian Luca Pinzi" del Comune l’incontro organizzato dalla Commissione Consultiva per l’Accoglienza delle Persone Straniere Richiedenti Protezione Internazionale, alla quale (dopo la fuoriuscita di Movimento Cinque Stelle e Alpignano Democratica) partecipano, oltre ai rappresentanti della maggioranza (Alpignano SiCura e SiAmo Alpignano), anche Renato Mazza (gruppo misto di minoranza) e Roberto Tiezzi (in rappresentanza dei residenti).
L’incontro, proposto dalla maggioranza durante l’ultima seduta della consulta nel mese di febbraio, era rivolto ai rappresentanti delle associazioni del territorio alpignanese. “Riteniamo che accoglienza e integrazione si realizzino in primo luogo stando insieme – spiegano Bosio e Bertello, dei gruppi di maggioranza – e per questo abbiamo voluto rivolgersi in primo luogo alle Associazioni, che rappresentano il principale motore di aggregazione sociale del territorio”.
All’appello hanno risposto i rappresentanti di 27 associazioni alpignanesi: dalle associazioni sportive a quelle culturali, passando per la musica e le associazioni di quartiere. La serata è stata aperta dal Sindaco Oliva – in veste di presidente della consulta – e dal viceprefetto Donatella Giunti, che hanno poi lasciato la parola ai gestori dei tre centri di accoglienza presenti sul territorio. Grazie alle testimonianze di chi vive e opera al fianco dei migranti, i presenti hanno potuto fermarsi a riflettere, ad esempio, sul fatto che l’integrazione che normalmente si pensa tra “noi” e “gli altri”, in realtà avviene tutti i giorni all’interno degli stessi centri, dove convivono persone di nazionalità, lingue, religioni e culture anche molto distanti tra loro. L’Associazione Acuarinto del C.A.S. Parlapà snocciola alcuni dati in questo senso: 13 nazionalità diverse, cristiani e musulmani in numero quasi pari, e molte lingue diverse al di là del francese o dell’inglese (ma tutti gli ospiti devono andare a scuola di lingua italiana).
Dalla Cooperativa Pietra Alta di via Arnò rimarcano invece l’aspetto del rapporto personale che nasce tra operatori e ospiti, insistendo sul percorso di responsabilizzazione e autogestione a cui questi ultimi sono chiamati: in questo modo, risparmiando ad esempio sui servizi mensa e pulizie (che sono in capo agli ospiti stessi), la Cooperativa ha potuto reinvestire i famosi “35 euro” (che vengono stanziati giornalmente dallo stato per ogni immigrato) per finanziare tirocini e stage formativi per i propri ospiti – attività che è prevista anche per alcuni ospiti di altre strutture, sulla base degli impegni sottoscritti nei bandi. In tutti i centri, inoltre, è presente personale qualificato, inclusi assistenti sociali e mediatori culturali, ma anche medici e psicologi. “Le nostre attività sono quindi l’occasione per dare lavoro anche agli italiani”, conclude Maddalena Olivero della Dimora Ottocento, che ha ripreso la propria attività con un numero più limitato di ospiti dopo il “reset” voluto dalla prefettura.
Tutti gli operatori insistono sull’importanza della collaborazione tra i centri di accoglienza e il territorio, perché finalmente ci sia uno reale scambio tra ospiti e “autoctoni”: “Dobbiamo diventare un po’ africani e i ragazzi devono diventare un po’ italiani, senza che nessuno rinunci alla propria identità. Se uno dei due passaggi manca, l’integrazione non funziona”, avverte il presidente della Cooperativa Pietra Alta. Ne è convinto anche Tiezzi, rappresentante dei residenti all’interno della Consulta, che sottolinea come erigere barriere equivalga a rifiutare di fare i conti con la realtà, finendo per danneggiare la propria comunità in quanto gli immigrati non integrati diventano facilmente manovalanza per la malavita.
In questi giorni la Consulta sta ricevendo le proposte e le disponibilità delle varie associazioni che si sono rese disponibili. Gli ospiti dei centri sono tutti giovani sotto i 30 anni, che nelle associazioni possono trovare il giusto ambiente per esprimere e condividere le loro passioni: tutti hanno il permesso di soggiorno temporaneo in attesa del verdetto che stabilirà se hanno o meno diritto di permanenza in Italia, e la loro salute è costantemente monitorata, perciò hanno tutte le carte in regola per mettersi in gioco. Ogni progetto sarà inoltrato ai tre centri di accoglienza, dove i ragazzi saranno invitati a partecipare, per diventare finalmente un po’ più alpignanesi, partendo proprio dai luoghi dove la comunità prende vita e si definisce: le Associazioni.

“Siamo venuti a chiedervi se siete disposti a contribuire a facilitare il processo di integrazione”, ha spiegato il Sindaco Oliva venerdì sera. “Non vi chiediamo niente che non facciate già: la vostra attività di aggregazione”. 

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