mercoledì 27 marzo 2019

In Consiglio le osservazioni dei cittadini al Piano Regolatore

Sono pervenute 31 osservazioni: 15 sono state accolte in toto o parzialmente, 8 respinte e 8 sono state giudicate non ammissibili (nella foto: una slide della presentazione dello studio Sorbo in Consiglio Comunale)

Si è svolto il 26 marzo il Consiglio Comunale conclusivo del lungo iter di approvazione della variante generale del Piano regolatore di Alpignano, che aveva visto il suo primo esordio nel lontano 2003. A più riprese da allora si era tentato di portarlo a termine, prima con l’amministrazione Andreotti, che aveva rinnovato l’incarico fiduciario agli urbanisti nel 2009 e poi a Da Ronco, che ne aveva adottato il progetto definitivo il 10 dicembre 2015, senza però riuscire a vederlo approvato.
Dopo quella data, il piano regolatore viene inviato definitivamente alla Regione Piemonte, che è l’organo che approva i piani regolatori comunali, il 29 aprile 2016, poco prima del cambio di amministrazione.
Il nuovo assessore all’urbanistica, Tamara Del Bel Belluz, ne eredita quindi il complesso e oneroso procedimento burocratico, rallentato peraltro dal fatto che l’amministrazione Da Ronco scelse quella che ormai in regione viene definita la “vecchia procedura”, che manda in coda i piani rispetto a quelli che seguono il nuovo iter amministrativo.
"In poco tempo questa amministrazione ha concretizzato un percorso che durava da oltre 15 anni, essendosi trovata a dover rifare quasi interamente il piano in nemmeno un anno di lavoro e con un investimento pari a circa 50.000 euro, meno di un decimo delle amministrazioni precedenti", ha commentato il sindaco Oliva al termine della seduta consiliare.
I risultati dell’esame del piano Da Ronco da parte della Regione erano arrivati all’assessore Del Bel Belluz il 13 ottobre 2017, tramite un parere che conteneva le osservazioni dei diversi uffici regionali coinvolti: osservazioni urbanistiche, geologiche, ambientali. Sono 64 pagine di richieste di revisioni o integrazioni, che vengono recepite dal nuovo urbanista incaricato, lo studio Sorbo, che subentra a maggio del 2018 ai capifila Roli e Minucci, fiduciari delle amministrazioni precedenti, che avevano terminato il loro incarico con la consegna del progetto definitivo ad aprile 2016. Il parere regionale richiedeva un pesante intervento di revisione delle norme che regolano il dimensionamento del piano, oltre a rilevare carenze e imperfezioni di varia natura, tanto da portare alla necessità di rifare quasi interamente il piano, con la conseguente necessità di ripubblicazione.
Il 29 novembre 2018 viene quindi riadottato in Consiglio comunale il progetto preliminare del piano regolatore, poi ripubblicato, come la norma stabilisce, per 30 giorni.
I cittadini quindi, nel merito dei contenuti oggetto di modifica conseguente al recepimento delle osservazioni regionali, hanno potuto trasmettere al comune le loro osservazioni.
Il lungo lavoro di confronto con la Regione, i numerosi tavoli avviati con la provincia, con le aziende e con i cittadini interessati hanno permesso di contenere il numero di osservazioni pervenute, che sono state 31, di cui 8 “fuori tema”, ovvero non pertinenti al procedimento e 15 tra quelle accolte o parzialmente accolte, che hanno dato un apporto migliorativo al progetto. Con la controdeduzione a queste osservazioni quindi il consiglio comunale del 26 marzo ha concluso quanto di competenza dell’assessorato all’urbanistica di Alpignano e ha stabilito che il piano verrà trasmesso alla regione, che lo approverà presumibilmente entro l’estate.
Ringraziamo i cittadini e i professionisti che con le loro osservazioni hanno permesso di migliorare il piano dal punto di vista urbanistico, e soprattutto l’ufficio tecnico comunale, che ha “messo sotto stress” il piano per vedere che cosa ancora non funzionasse. Il risultato oggi è la disponibilità di uno strumento applicabile, che contiene norme congruenti e una fotografia della città più attuale possibile. Un traguardo importante, non solo perché mette fine a un travagliato iter di approvazione, ma soprattutto perché chiude una fase e ne apre un’altra.
Questo piano, proprio per la lunga gestazione che ha avuto, è un piano superato nei suoi principi, perché utilizza ancora il parametro quantitativo e zonale per il disegno della città, che non funziona più dal momento che si è diffusa una coscienza collettiva sul regime di consumo di suoli; tenta inoltre il rilancio del centro storico con il debolissimo criterio della perequazione urbana, trascurando completamente il fattore gravitazionale offerto dal Castello.
Emerge invece in questo particolare momento storico la necessità di consolidare il patrimonio urbano caratterizzato da monumenti, piazze, parchi e dalla forte presenza paesaggistica del fiume e delle sue sponde.
Inoltre la città post industriale ha lasciato molte aree da riqualificare e dei centri storici su cui immaginare nuove funzioni.
C’è quindi bisogno di strumenti di pianificazione più sofisticati e multidisciplinari, frutto di una visione politica moderna e creativa, in grado di mettere a sistema tutti questi aspetti, per attuare una sorta di rivoluzione culturale per il destino delle città, che in altri contesti hanno saputo trasformarsi in casi-studio per una straordinaria rinascita.
Il nodo cruciale è quello di stimolare l’attenzione di una nuova imprenditoria edile, che trasformi la rendita fondiaria, eredità della speculazione edilizia degli anni del boom industriale, in ricadute economiche generate dalla riqualificazione urbana e da nuovi modi d’uso del territorio.

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